19 Distraimi

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Revisionato

Hunter

Apro con un calcio la porta dello chalet con Rylee in braccio.

Continua a mugolare cose incomprensibili e a singhiozzare sul mio petto, il quale indumento ormai fradicio.

Adagio Rylee sul divano e vado a prendere una coperta e un bicchiere d'acqua per calmarla un po'.

Torno in salotto con l'acqua e gliela porgo. Afferra l'oggetto di vetro tremando mentre si rannicchia ancora di più sul divano, tenendo le coperte nelle mani strette a pugno.

Mi siedo accanto a lei fissando il camino spento. Qualche fiaccola catturata tra le ceneri nere e i rami tagliati accuratamente si scorge ancora, illuminando con luce fioca l'ambiente.

Ci sono minuti di silenzio nei quali Rylee continua a singhiozzare e parlare da sola, dicendo cose totalmente a caso.

"Rylee, dobbiamo fare qualcosa. Denunciare, parlarne con qualcuno."
Poso la mia mano sulla sua fredda e morbida, le prendo dall'altro palmo il bicchiere, ponendolo sul piccolo tavolo posto davanti a noi.

"Rylee, guardami, per favore", le ordino con dolcezza.

Lei volta il viso verso di me e incatena i suoi occhi castani nei miei. "Ti prego, dimmi qualcosa."

Notando che non apre bocca le accarezzo la guancia per rassicurarla.

"Ho avuto paura, Hunter",parla finalmente, sguardo basso, la voce rotta.

"Ti ha... Ti ha toccata?" chiedo con timore. Non voglio farla sentire peggio di quello che si sente adesso.

Lei annuisce, e una rabbia insormontabile si fa spazio in me. Chiunque sia stato, lo verrò a sapere, e quando sarà così non avrò pietà. E non mi importa cosa succederà, quali conseguenze verranno a cercarmi. Non mi importa neanche se lo ucciderò. L'importante è che paghi per tutto quello che ha fatto.

"Dove?"

Mi si incrina la voce.

"Il... il petto... la schiena e... e le gagambe", risponde balbettando.

Strizzo gli occhi e inspiro di scatto. "Ti prego... dimmi... dimmi che..."

"No, c'era... vicino. Molto... Ma sei arrivato ttu ed è sscappato."

Un immenso sollievo mi travolge. Non è riuscito a stuprarla, ma questo non significa che la cosa sia meno grave.

"Mi dispiace. Dovevo restare con te", bisbiglio, schiacciato pesantemente e visibilmente dal senso di colpa.

"Non è colpa tua", tenta di rasserenarmi.

Non ci riesce.

"Dobbiamo dirlo a tua madre, devono saperlo. Non puoi stare in silenzio. Non quando si parla di te."

"Io non... Lo farò, ma non ora", mormora.

L'unica cosa da fare è annuire per me, adesso, perché in verità non c'è nulla che possa inventarmi per farla stare meglio, non c'è un corso di preparazione per questo, per il semplice fatto che non bisognerebbe essere preparati per questo.

Non so dove toccarla, se posso toccarla, se stare in silenzio o parlare, se andare dalla polizia o restare con lei perché ha bisogno di sostegno.

E non so che sostegno darle. Non so se sto facendo abbastanza.

"Hunter..." dice dopo poco.

"Si?"

Lo Spettacolo Di Fine AnnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora