24 Credo di sapere chi sia stato

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Revisionato ✅

Quando esco dal camerino c'è ancora Hunter di fronte a me.

Porto il vestito su un braccio. "Tu non dovresti essere in custodia?"

Lui fa spallucce e sorride in maniera adorabile, un piccolo luccichio negli occhi che tira gli angoli delle mie labbra in alto.

"Beh... Una chiamata lì... Una banconota là... Un minuscolo flirt... Che ti posso dire, sono nato per essere libero."

"Beh, porta la tua libertà da qualche altra parte", sbuffo divertita, cercando di mostrarmi irritata con un ammonimento poco deciso. "Sono qui con mia madre. Giornata donne."

Hunter sembra non aver sentito e afferra l'abito dalle mie mani, alzandolo sopra la sua testa e guardandoci dentro.

"Ma che fai?"

"Le cuciture sono fatte male."

"E secondo te guardo le cuciture, Grande Sarto?"

"Ehi!" esclama, "ti evito una figuraccia! Potresti rimanere nuda e non sarebbe molto bello. Cioè, non per te, magari per..."

"Oh, Dio, cosa c'è? Sei qui per un motivo preciso o solo perché ti piace seguirmi e volevi un consiglio su un abito da sposa?"

Hunter sistema il vestito nella gruccia e lo appende al suo posto, togliendosi dalla faccia il sorriso rilassato e contento. Si avvicina un po', abbassando il tono di voce e la testa quando comincia a parlare.

"Credo di sapere chi sia stato."

"A... A fare cosa?" mormoro.

"Non fare finta di non saperlo, Rylee. E non mentire a me, perché c'ero anch'io e il fatto che tu voglia ignorarlo mi ferisce."

Quindi, deglutisco. "Dimmi chi è, allora."

Si fa ancora più vicino e porta la mano vicino la bocca, sporgendosi sul mio orecchio sinistro. "All'inizio sembrava strano, ma poi ho capito che non lo era così tanto, perché lui lo farebbe, è esattamente quel tipo di persona. Non lo conosco e nemmeno tu. È stato-"

È l'arrivo di mia madre che gli impedisce di completare il suo discorso formato da parole confuse di agitazione, intrise d'ansia e tinte di realizzazione e paura e consapevolezza.

"Ciao, Hunter! Che ci fai qua?" domanda.

"Buongiorno, signora Black. Vede... dovevo parlare un attimo con sua figlia, ma credo che potremmo rimandare."

Mi rivolge una rapida occhiata piena di intesa, ed è qualcosa che mi colpisce in pieno, perché non è uno scherzo. C'è un possibile assassino dietro questo e noi siamo solo ragazzi che si fidano delle proprie inutili capacità poliziesche o intuitive per risolvere qualcosa più grande dei loro stupidi problemi adolescenziali.

"Che bel ragazzo. Non trovi, tesoro?"

Quando mia madre mi tocca la spalla in uno sforamento leggero sobbalzo dalla paura, così terrorizzata che potesse trattarsi di quel maledetto.

Lei abbassa lo sguardo e si schiarisce la voce.

"Sì... proprio un bel ragazzo", borbotto in un sorriso tirato e agitato.

Mi passa l'abito che avevo visto prima e che mi aveva colpito. "Comunque... tieni. Ti ho preso questo, domani siamo da un mio collega di lavoro."

Lei è una segretaria di un'impresa digitale, ma nonostante il lavoro la sua presenza non manca sempre.

"Cioè? Chi è?"

"Ehm... si- si chiama Chris Smith."

Sgrano gli occhi e spalanco la bocca:
"Il padre di Jake."

Lo Spettacolo Di Fine AnnoWhere stories live. Discover now