28 Una nemica piuttosto pericolosa

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Revisionato✅

La sala è vuota. Il silenzio regna, e si sente solo il leggero venticello che proviene dalla finestra socchiusa.

In realtà c'è qualcuno. Più in fondo, sul palco, a gambe incrociate e piegata in avanti, c'è una persona che sta leggendo sottovoce un foglietto.

Ha una felpa di un blu opaco addosso e il cappuccio alzato sul capo non mi fa neanche vedere di chi si possa trattare.

Un mio passo sbagliato, sul legno scricchiolante, la fa girare e alzare in piedi con un veloce movimento.

É Regina.

Che cosa ci fa Regina, da sola, a leggere in questo posto? Soprattutto un posto che non... le appartiene, che non è da lei?

Ma d'altronde, chi sono io per decidere a chi appartiene un posto e a chi no?

"Cosa ci fai tu qua?" dice con tono accusatorio.

"Potrei chiederti la stessa cosa", rispondo continuando ad avvicinarmi.

"Te l'ho chiesto prima io."

É antipatica anche quando pensa di non esserlo. Come riesco a spiegare la mia voglia di ucciderla?

"E io non risponderò", la fronteggio. "Ma potresti farlo tu-

"E perché dovrei risponderti se tu non hai intenzione di farlo? Insomma, non ci guadagno niente."

"Va bene. Se io ti dico del perché mi trovo qua, tu mi dici del perché tu ti trovi qua?" provo a negoziare.

Conferma con un movimento del capo.

I miei passi si fermano non appena i piedi toccano il rialzamento del pavimento. Sollevo la testa verso l'alto per guardare in faccia Regina.

Non è truccata, posso vedere bene il suo viso pulito, gli occhi grandi è luminosi, forse spenti da una luce troppo fioca, è gli abiti soni sgualciti, una tuta rovinata che contrasta i suoi soliti vestiti appariscenti che la rendono un personaggio riconoscibile.

"Sono qui perché odio quasi la metà della gente che c'è in questa scuola, perché voglio stare sola, perché mi sta scoppiando la testa, e perché sto letteralmente per crollare a terra."

Conto ogni mia spiegazione con le dita, soffermandomi a osservare l'anulare, dito alzato per ultimo.

Mi guarda con inespressività. Quasi non gliene fregasse nulla. Il che, dandole ragione, è assolutamente vero. Stiamo solo spiegando, non c'è di che preoccuparsi.

Appoggio le mani sul bordo del palco, metto pressione su di esse, affidandomi anche alla forza delle braccia, e mi tiro su.

Mi siedo accanto a Regina facendo dondolare avanti e indietro le gambe.

"E tu? Tu perché sei qui?"

"Sai... sinceramente non amo parlarne. Al dire il vero non amo neanche pensarlo. Il fatto è che... i miei ci tengono davvero tanto ai miei successi. In realtà ci tengono solo per la loro immagine." Si tortura le mani curate, con le unghia colorate di rosa e di azzurro.

Si forma nella mia testa l'immagine di mio padre, che nonostante ci abbia abbandonati, ho conservato di lui ricordi speciali. Perché io gli ho sempre voluto bene, qualsiasi cosa lui abbia fatto. E forse posso capire Regina, posso compatire quel dolore che prova.

"Sono qui perché voglio che loro dicano che sono fieri di me. Perché non lo fanno mai. Non mi dimostrano mai quello che provano per me. E mi fa stare male, io voglio contare qualcosa per loro. Non essere una persona insulsa ai loro occhi conta tanto per me." Si asciuga il viso in cui sono sicura di aver visto passare una lacrima fugace.

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