3.

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Sono tre settimane che non la incontro.
Speravo di vederla ancora, ci speravo davvero.
Vado a quel bar quasi ogni mattina, ma lei non c'è.
Solo i suoi darkettoni amici stupidi che fanno casino incontro, ma non lei.
Non mi masturbo da una settimana e mezza, e Dio solo sa cosa darei per far sesso.
Ma ogni ragazza che chiamo, o non può o non vuole, dopo che le ho cacciate tutte quante, o quasi.
«Tesoro? Va tutto bene?» la dolce voce di mia madre mi risveglia dal pensiero fisso di lei.
«Si, scusami mamma.»
Vederla come un tempo, mi riempie il cuore di gioia.
Il suo sorriso ora non è più finto, ma è sincero e il suo corpo non è più quello di una volta, quasi anoressico.
«A chi stavi pensando?» mi chiede, mentre mi mette davanti un piatto di pasta al sugo e pancetta.
La guardo sconvolto che abbia capito che sto pensando a una ragazza. Ma come cavolo fa a sapere sempre tutto?
«Buon appetito» addento il primo boccone mentre anche lei addenta il suo.
«Come si chiama?» chiede, sorridendo.
Mi mette paura, giuro.
«Non lo so, non so nulla di lei. L'ho vista una volta sola» dico e per il resto del pranzo con lei, non dico una parola di più.
Quando torno a casa, sono ormai le nove di sera.
Mi fermo con la macchina davanti a un locale per bere qualcosa, appena entro, riconosco la sua voce fra la musica.
Mi guardo intorno, cercandola con gli occhi ma non la vedo.
Ma lei è qui, l'ho sentita, non me la sono sognata.
Mi avvicino al bancone e ordino un manhattan.
«Due mojito grazie»
Mi giro sulla destra e lei è accanto a me.
Cristo se è bella. Indossa un vestito nero, corto, scollato sul seno e i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo con delle ciocche mosse.
Cerco di non guardarla ma...cavolo è troppo bella.
Prende i due mojito e si allontana.
La seguo con gli occhi e vedo che si dirige in direzione dei divanetti in pelle, con i ragazzi del bar dell'altra volta.
Un ragazzo moro la bacia sulla guancia, all'angolo della bocca mentre prende il bicchiere.
Lei sorride ma non lo bacia, e mi chiedo perché non abbia ricambiato.
Mi siedo in un divanetto non tanto distante da loro, con il mio bicchiere.
La ragazza mi guarda più volte mentre quel tizio accanto a lei, continua a baciarle il collo, a tenere una mano sulle sue cosce e ad esserle praticamente incollato.
Si sposta leggermente, gli sorride ma si vede che è palesemente a disagio.
Sussurra qualcosa all'orecchio della ragazza vicina a lei e poi si alza, dirigendosi di nuovo verso il bancone.
Il tizio tatuato dietro il bancone, le serve un cocktail rosa.
Quando si gira, un tizio gli sbatte contro e in un secondo ha il vestito fradicio.
Mi alzo dal divanetto e le vado incontro.
Sono a mezzo metro da lei...non so cosa dire o fare. Mi prenderà per un maniaco.
«Tieni» dico con voce alta, facendo in modo che mi senta.
Alza gli occhi su di me, le pupille si dilatano quasi da far sparire l'azzurro cielo dei suoi occhi splendidi.
Le porgo un fazzoletto di stoffa e lei lo prende, passandoselo sul collo, sul seno da sopra il vestito e anche dentro e sulle braccia, asciugandosi.
Si avvicina e mi urla all'orecchio «grazie, gentilissimo»
Sorride e si morde il labbro inferiore.
«Mark, piacere» le tendo la mano
La stringe e urla «Ella. Ella Gipson.»
Guarda qualcuno alle mie spalle.
Mi saluta con la mano e mi oltrepassa.
Io mi giro e la vedo camminare verso il divanetto dove sono i suoi amici.
Il ragazzo accanto a lei, la prende per i polsi e le urla qualcosa in faccia.
Lei chiude gli occhi e gira la testa di lato, spaventata e si siede con lui. Dio mio...ma che avrà mai fatto di cosi male per essere trattata cosi?
Dev'essere completamente ubriaco per urlarle in faccia in quel modo e infastidirla in continuazioni con baci e carezze che evidentemente non vuole.
Bevo un Sex on the Beach in un colpo solo e poi torno al mio divanetto.
Quel tizio è ancora appiccicato a lei.
Si asciuga le guance...sta piangendo, e quel tipo manco ci ha fatto caso. Cazzo.
Alza lo sguardo su di me, mi sorride dolcemente, un sorriso forzato.
Ha le guance ancora bagnate dalle lacrime e gli occhi rossi.
Ho una fitta al cuore a vederla cosi.
Basta. Ora o mai più.
Le vado in contro e le tendo la mano.
«Balliamo?» lei guarda la mano, poi me, poi il ragazzo accanto a lei.
«Smamma. È già impegnata» dice il ragazzino, ho due conferme a sentirlo parlare.
La prima, è ubriaco e la seconda, è che è un coglione.
Lei si alza e mi prende la mano.
Sono sorpreso e scioccato al tempo stesso.
«Non sono tua» mi oltrepassa e mi trascina in pista, lasciando quel coglione li da solo come un cane.
Ben ti sta stronzo.

All I want is youWhere stories live. Discover now