5.

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La seguo fuori dall'appartamento, correndo il più in fretta possibile.
«Taxi» urla lei, mentre quasi si fa mettere sotto da una macchina per salire dentro il mezzo che ha appena chiamato.
Il taxi saetta via di corsa mentre in torno guardano la scena un po' straniti.
Faccio per tornare verso l'appartamento, quando con il piede, colpisco un telefono a terra.
Mi guardo intorno e accendo il display, riconoscendo subito la ragazza nello sfondo, abbracciata ad un'altra.
Torno in casa, provo a sbloccarlo ma per fortuna non c'è il blocco.
Lo lascio sul comò, momentaneamente e mi faccio una doccia.
L'acqua calda è piacevole, mi rilassa, e mi fa pensare a lei appoggiata al mio petto di schiena.
Chissà perché è scappata in quel modo.
Le stava piacendo, l'ho sentito nel suo corpo che la stavo facendo stare bene.
Forse non ha mai fatto nulla del genere e pensava che le sarei saltato addosso per violentarla o cose del genere.
Esco dalla doccia e mi asciugo molto velocemente, vestendomi poi in tenuta da casa. Pantaloni di tuta, felpa e pantofole.
Accendo la tv e nel mentre, continuo a scrivere il mio libro.
Non riesco a non pensare a lei, e più non voglio pensarci più ci penso. Che odio.
L'ultima ora è passata tranquilla, tranne per l'erezione che ho ancora da prima.
Il suo cellulare vibra sul tavolo, lo lascio stare.
Ma quando sento che inizia a vibrare per la seconda volta, decido di rispondere.
«Pronto?» silenzio assoluto dall'altro capo della linea.
«Sono io...speravo rispondesse qualcuno.» è lei.
Non dico una parola, fino a quando dice timidamente «possiamo vederci...cosi me lo restituisci, per favore?» la sua voce trema.
Sembra eccitata ma anche imbarazzata.
«Si, certo. Magari a cena stasera. Mi piacerebbe offrirti una pizza. O del sushi. Insomma, quello che vuoi.» dannazione. Sono io quello timido adesso? Che cavolo mi prende?
«Si, va bene. Dove e a che ora?» chiede
«A casa mia, facciamo per le 20:00» la sento deglutire. È spaventata, ma curiosa. Mi piace.
Le dico l'indirizzo e poi conclude con «a stasera, signore» e attacca.
Il fatto che mi chiami signore mi eccita, ma mi fa sentire anche un vecchio.
Non sapendo cosa ordinare per cena, decido di ordinare sia sushi che pizza.
Una prosciutto e funghi, una porzione grande di patatine fritte e vari pezzi di sushi, che arrivano dopo il primo ordine.
Apparecchio la tavola e vi ripongo sopra la cena.
Alle 20:00 precise, suonano alla porta.
«Ehi» apro la porta, ha la testa bassa. Non mi saluta ed entra in casa, appoggiando la borsa sul divano.
Le accarezzo la spalla e al minimo tocco, la sento tremare.
La faccio girare e le sollevo il viso.
Ha gli occhi rossi e lucidi, la guancia e l'occhio destro arrossato e leggermente violaceo.
Ma che cazzo...
«Che ti è successo?» la faccio sedere sul divano.
Prendo del ghiaccio, lo avvolgo in un panno e glielo metto alla guancia, sedendomi accanto a lei.
Tiene il ghiaccio e non parla.
La accarezzo l'altra giancia, lei retrocede ma poi si lascia accarezzare.
«Il ragazzo dell'altra sera.» dice solamente, prima di scoppiare a piangere, piegata in due con le mani che coprono gli occhi.
La faccio sedere in braccio a me, cullandola, per farla calmare.
Restiamo in silenzio per un bel po', nella stanza si sente solo il suono del nostro respiro e lei che piange, e man mano si calma.
«È venuto a casa mia. Ha iniziato a urlarmi contro che non ero a casa, che non ho risposto alle sue telefonate, che ho ballato con un'altra persona che non fosse lui. E quando gli ho preso la mano per calmarlo, lui mi ha tirato uno schiaffo. Senza dire altro è andato via. Mio padre ha sentito il tutto, mi ha chiesto spiegazioni, io sono solo riuscita a dire che avevo perso il telefono, non ha fatto altro che urlarmi contro, che sono  una puttana..tale e quale a mia madre, poi ha iniziato a...picchiarmi. Aveva anche bevuto.» si asciuga le lacrime e cerca di riprendere il controllo del suo respiro.
Sono senza parole, cazzo.
Come si fa ad avere un "ragazzo" cosi e un padre che è pure peggio?
«Tua madre?» è l'unica cosa che mi esce dalla bocca. Sono sconvolto dal suo racconto.
«Mia madre non c'è più. È morta l'anno scorso in un incidente aereo. Faceva la hostess. Hanno parlato di questo incidente su tutti i notiziari, ci furono solo due superstiti su quaranta persone a bordo dell'aereo.» dice con voce rotta.
Dio mio, povera ragazza.
Qualcuno dovrebbe aiutarla, e far andare in carcere quel pazzo squilibrato, ubriacone figlio di puttana di suo padre.
Sento il suo stomaco brontolare, arrossisce e io le sorrido.
«Hai mangiato oggi?» fa di no con la testa.
«Solo il latte questa mattina» ammette
È stata a digiugno per tutta la giornata.
«Vieni» la faccio alzare e ci sediamo a tavola.
Metto a scaldare un po' la pizza che si è raffreddata e poi servo il tutto.
Apre le varie scatole delle porzioni di sushi e addenta un nighiri di salmone, masticandolo e assaporandolo di fame e gusto.
Io addento un pezzo di pizza mentre lei addenta un altro nighiri questa volta non di salmone ma di tonno.
Finita la cena, lei mi ringrazia e si alza da tavola.
Mi avvicino a lei, che deve alzare il collo per guardarmi in viso.
«Perchè sei scappata in quel modo questa mattina?» le chiedo
Lei cammina all'indietro a ogni mio passo verso di lei, fino a che non tocca la parete con la schiena.
«Avevo paura che mi facessi...qualcosa» ammette, guardandosi le mani intrecciate.
«E cosa avrei potuto farti?» appoggio l'indice sotto il suo mento e lo faccio alzare, costringendola a guardarmi negli occhi.
Si schiarisce la voce per parlare e poi dice «non lo so...sesso?» a me sfugge una risata e dico «e quale sarebbe il problema?»
Lei mette il broncio, è cosi tenera.
«Che io non voglio. Non...non cosi.» ha il respiro più affannato.
«Tu non vuoi, ma il tuo corpo questa mattina mi ha detto il contrario» mi esce un sorriso malizioso sulle labbra.
Lei incrocia le braccia davanti a se dicendo «non è vero» e rimette il broncio.
Voglio provare una cosa. Spero accetti.
«Ti fidi di me?» le chiedo guardandola negli occhi, avvicinandomi di più a lei, rimanendo a pochi millimetri dalla sua bocca carnosa.
Le sue braccia ricadono lungo i suoi fianchi e mi guarda a bocca aperta.
Annuisce, quasi ipnotizzata nel guardarmi.
La prendo per mano e la porto in camera da letto.
Lei si guarda intorno preoccupata.
Mi allontano per un momento, e quando torno da lei, ho in mano la mia cravatta preferita nera.
«Cosa vuoi fare?» chiede, le trema di nuovo la voce.
«Hai detto che ti fidi di me. Bene, allora fidati e lasciami fare» lei deglutisce ma poi si rilassa, o almeno cosi mi sembra.

All I want is youWhere stories live. Discover now