23.

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Io ed Ella, abbiamo dormito entrambi nella sua camera e, al mio risveglio, ho trovato il mio letto vuoto e un bigliette sul tavolo "Grazie dell'aiuto. Scusa il disturbo."
Ella era molto sollevata che Sharon fosse andata via. Nonostante fossero nella stessa casa e si fossero incrociate più volte nel corridoio o nelle varie stanze, non si sono mai rivolte la parola.
«Cosa vuoi fare oggi? La scuola da oggi, fino al nove gennaio non riapre.» dice Ella, posandomi davanti un piatto fumante di pancake con sciroppo d'acero sopra.
«Che ne dici di andare a comprare l'albero con tutte le varie decorazioni? Siamo al dieci dicembre e ancora non l'abbiamo fatto.» le dico, addentando il primo boccone di pancake.
«Sii!» batte le mani e saltella e quando mi vede ridere, si schiarisce la voce e dice «emh...beh allora io vado a prepararmi.» mormora e corre via.
Finita la colazione, mi alzo da tavola e lavo il piatto, posandolo poi nel mobile e vado in camera mia.
Infilo dei jeans grigi strappati, un maglione nero con sopra la giacca e infine le adidas.
Ella esce dalla sua stanza e resto immobile a guardarla.
Indossa un jeans nero a sigaretta, un maglione bianco, degli stivaletti che le arrivano al ginocchio con infilati dentro i jeans e, sopra il maglione indossa il suo cappotto grigio, con al braccio la sua borsa preferita di Victoria's secrets nera e per concludere il suo outfit, una sciarpa bianca di lana e degli orecchini pendenti con una piccola ballerina brillantinata.
Sembra una modella cazzo.
«Sei bellissima.»
Lei arrossisce in viso e sorride ringraziandomi.
Prendo il telefono, il portafoglio, le chiavi di casa e della macchina e usciamo.
«Attenta!» afferro Ella per le braccia poco prima che si ritrovi con il sedere a terra nella neve.
«Attenta piccola.» mormoro, mentre lei torna in equilibrio, entrando nella macchina.
Il traffico di New York, alle dieci e trenta del mattino, è gigantesco.
«Lo compriamo finto o vero l'albero?» chiedo, spostandomi nella corsia di destra mentre guido.
«Io direi finto, cosi per i prossimi anni a Natale, l'albero non avrà perso tanti aghi di pino e possiamo riutilizzarlo di nuovo. Che ne dici?» chiede.
A me si stringe il cuore quando le sento dire 'per i prossimi anni'.
È bello che lei veda un futuro insieme anche se...non so che futuro voglio insieme a lei.
Sento che posso dare molto di più di quello che le ho dato fino ad ora. Sento che posso darle non solo il sesso, ma anche il cuore.
Anche se, non sono abituato a esternarei miei sentimenti con le persone, neanche con la mia famiglia.
Con lei però riesco a sentirmi libero nel parlare e nel pensare, senza aver paura, perchè lei non mi giudica.
Mi ha fatto impazzire vederla gelosa. Io non lo sono.
Okay, forse lo sono un po', ma mi da fastidio ammetto.
Non serve che lo ammetti cretino. Sei vede. Ce l'hai scritto in fronte quanto rosichi quando esce con qualcuno, e quel qualcuno non sei tu. Dio, aiutami tu.
Mi urla il mio subconscio. Ma ha ragione. Sono geloso, anche se non lo ammatto, ma mi da troppo fastidio pensare che è con un ragazzo quando esce con la sua compagnia.
«Devo comprare dei regali per i miei amici. Per Anna ho pensato di comprarle un libro. Direi 'La risposta è nelle stelle' di Nicholas Sparks. Mi ha sempre detto che come storia le ispirava e ha sempre voluto leggerlo.
Per Gaia, un ciondolo nuovo per il suo bracciale Pandora, per Cindy una gonna, e per Harry direi una cintura, o una maglia.» mormora, aprendo il portafoglio per controllare che si sia portata i soldi con se.
Ho un momento di amnesia, ma poi realizzo che Harry è il suo ex.
Freno di colpo al semaforo rosso, a pochi millimetri dalla macchina davanti. L'audio dietro di noi suona il clacson.
«Che ti prende?» chiede Ella.
«Perché fai il regalo al tuo ex?»
«Siamo rimasti amici. Siamo in buoni rapporti.» spiega con calma, troppa calma. Una calma che io non so usare e urlando dico «Sei amica sua??» facendola sobbalzare dal sedile.
Annuisce. «Scusa, ma cosa c'è di strano? Siamo solo amici.»
«C'è di strano che con un'ex, non si resta MAI amici, prima o poi si torna sempre insieme. E poi, mi da fastidio che tu parli cosi tanto con il tuo ex mentre stai insieme a me.» Ella è a bocca aperla.
Quelle parole mi escono troppo veloci, troppo urlate, troppo con il tono geloso...e troppo da ragazzo innamorato.
Torno a fissare la strada e a guidare mentre Ella, ha lo sguardo fisso su di me.
«Sto con te?» chiede sorpresa e al tempo stesso confusa.
«'Stai con me'...fisicamente. Non 'stai con me' in una relazione. Nel senso...non voglio che quando sei con me, parli del tuo ex.» mi correggo, tirando quasi un respiro di sollievo. Coglione.
Annuisce, incrocia le braccia e accavalla le gambe mentre guarda fuori dal finestrino.
Arrivati davanti al negozio, parcheggio abbastanza vicino l'ingresso del centro commerciale e entrambi, scendiamo dalla macchina, camminando in una montagna di neve.
Mentre camminiamo al piano di sotto del centro commerciale, Ella entra in un negozio di vestiti.
Gira nel reparto abiti da uomo e, mentre io la seguo, alla sua destra sbuca un ragazzo alto, biondo e occhi verdi che le chiede «posso aiutarla?»
«Si grazie. Stavo cercando una maglia da regalare al mio...» si corregge «a un mio amico per Natale.»
«Che ne dice di questa? È giovanile, semplice.» dice il commesso, prendendo una maglia a manica lunga nera.
Ella, insieme a questo tizio, iniziano a cercare tra le maglie la taglia giusta.
«Grazie.» dice lei imbarazzata quando circa mezz'ora, il commesso trova la taglia giusta della maglia.
«Dodici dollari e novanta.» le dice la cassiera tutta tatuata con i capelli neri con delle ciocche blu raccolti in una coda.
Paga e usciamo.
«Se mi facessi anch'io i capelli come quella ragazza?» mormora Ella, posando il portafoglio nella borsa.
«Sei perfetta cosi come sei.» mi mordo il labbro a quella frase.
Lei arrossisce e a sua volta si morde il labbro anche lei.
Controllo l'ora e vedo che sono circa le sei di sera. Dopo aver comprato poi un ciondolo con un'ala d'angelo nel negozio Pandora, e una gonna di jeans in un'altro negozio, le chiedo mentre camminiamo «ti andrebbe di cenare qui? C'è un ristorante di sushi davvero ottimo.» le proprongo e lei accetta.
Mentre raggiungiamo il ristorante e, una giovane ragazza orientale ci accompagna al tavolo, lasciandoci due menù, Ella mentre si siede eslama «comprerò anche il tuo di regalo. Non oggi ovviamente.» sorride e apre il menù.
«Regalo? Non voglio regali. Il regalo più grande è che mi sopporti ogni giorno. È già tanto questo.» sghignazza e a me si stringe il cuore.
Amo vederla sorridere e ridere.
È cosi bella.
«Certo che ti faccio il regalo!» squittisce lei, facendo una faccia da finta arrabbiata che mi fa sorridere.
Un'altra cameriera, viene al nostro tavolo prendendo entrambe le ordinazioni e per il bere, tornando pochi secondi dopo con la coca cola per Ella e una birra per me.
«Sai che forse partirò questa estate?» esclama lei versandosi da bere. Mi si ferma il cuore.
«Partirai? Per andare dove?» la mia voce trema, lei se ne accorge. Mi schiarisco la voce, facendo finta di nulla.
«Germania. La mia scuola fa un progetto di scambio studenti. Siamo circa dieci nella mia classe a partire. Una famiglia mi ospiterà li e nel mentre finirò l'ultimo anno e lavorerò penso e spero in uno stage nel campo dell'editoria, e spero fare qualche corso o scuola di musica e canto.» spiega lei, sorseggiando la sua coca cola.
«Da quanto tempo lo sai?»
«Da settembre. Da prima che ci conoscessimo.» mormora.
«E in tutto questo tempo, me ne parli solo ora?» sbotto.
Alcune persone nei tavoli accanto si girano a guardarmi per l'urlo appena fatto.
«Ci dovevo pensare. Mi serviva tempo. Non mi sembra una cosa tanto grave comunque. Vado li per studiare e lavorare. Possiamo comunque sentirci.» dice lei, con una tale tranquillità e nonchalance che mi rende nervoso.
«Quanto dovrai starci?» chiedo, mentre arrivano le prime portate.
«Non lo so...per finire l'anno direi. E poi se trovo lavoro, trasferirmi definitivamente li.»
Per tutta la cena, non dico una parola. Il dolore al petto è diventato insopportabile dopo questa notizia.
Lei mi tranquillizza e rassicura, spiegando tutti i suoi progetti futuri, dove io mi limito ad annuire e a rispondere solo «ok.»
Finita la cena, mi alzo e vado a pagare.
Quando usciamo dal centro commerciale e entriamo in macchina, dopo minuti che sembrano secoli di silenzio fra di noi, Ella dice con voce rotta «mi odi...»
Mi giro a guardarla e noto che sta piangendo.
Le slaccio la cintura di sicurezza e la faccio sedere a cavalcioni sulle mie gambe.
«Io? Odiarti? Io non ti odio affatto piccola. Io ti...» mi schiarisco la voce «ti voglio bene, tanto.»
E diglielo! Coglione.
«Non voglio rovinare i tuoi progetti di vita. Capisco perfettamente che vai li a studiare e lavorare. E so perfettamente che non ne hai colpa, assolutamente.
Solo...mi sarei aspettato che me ne avessi parlato prima di questa cosa, non dopo mesi che viviamo insieme e tutto il resto.» dico, mettendole le mani sui fianchi e lei appoggiate ai miei pettorali.
«Non ho ancora deciso comunque. Ho tempo fino a giugno per pensarci.»
Le prendo il mento fra il pollice e l'indice e la bacio, mordendole le labbra e lei lentamente, inizia a strusciarsi avanti e indietro su di me, nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale.
«Piccola...» le metto le mani sul sedere e la incito a fare più veloce.
Mi bacia il collo, sotto l'orecchio.
Mi vengono i brividi ai suoi baci nei punti dove mi piace essere baciato. Mi fa impazzire.
«Ti voglio.» sussurra, leccandomi la pelle sempre in quel punto, mentre i suoi fianchi ondeggiano su di me lentamente.
«Non mi fai capire più niente.» ansimo e per un momento, Ella mi fa mandare il respiro, quando mi alza la maglia e mi bacia i capezzoli.
Torna a baciarmi le labbra, poi di nuovo il collo.
«Mi sta per scoppiare.» le fermo i fianchi e la guardo, eccitato da morire.
«Lasciami fare.» sussurra.
Mi sfiora le labbra con l'indice, facendomi capire di tacere.
Vado indietro con il sedile e lei, si inginocchia davanti a me.
Mi sbottona i jeans e li abbassa leggermente insieme ai boxer, facendo uscire l'erezione che fa male dal quanto è duro.
«Ti avverto, potrei venire subito.» le dico e lei si inumidisce le labbra mentre mi guarda.
Mi pulsa al solo guardarla in questo modo.
Sputa sulla punta, facendo colare la saliva e poi, lo prende in bocca fino a metà mentre mi guarda.
Getto la testa indietro e appoggio la mano destra sui suoi capelli, spingendola per entrare più infondo nella sua bocca.
Sento i versi della sua gola.
Lei con spinte decise fino in fondo, mi porta al culmine, facendomi venire nella sua bocca in pochi minuti.
Ingoia e mi pulisce con la lingua tutta l'erezione che cola di sperma. Dio mio...
E menomale che quando l'ho conosciuta era vergine.

All I want is youWhere stories live. Discover now