18.

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I successivi due giorni, Ella non chiama ne risponde alle mie telefonate e messaggi e io inizio a preoccuparmi.
Continuo a pensare al contratto e a cosa deciderà di fare lei.
È normale che abbia paura di perderla?
Lei non è come Sharon, o Lucy o Mary. Lei è diversa.
Forse è perchè abbiamo una storia famigliare simile. O forse perchè lei è diversa da tutte le ragazze che ho conosciuto che mi sono...affezionato cosi tanto a lei.
Quando la guardo mi sembra di non essere lo stesso che ero fino a pochi mesi fa. Lei mi cambia ogni giorno di più. Mi fa scoprire lati di me che pensavo di non avere.
Ad esempio, ora mi preoccupo per lei. Con Sharon invece non m'importava niente. Non mi fregava se stesse bene o male, mi importava solo di me stesso e di quanto avessi bisogno di essere soddisfatto sessualmente.
Ora invece, mi basta sentire la sua voce, guardare i suoi occhi, sentire il suo respiro per essere soddisfatto. Non sono più egoista come prima. Ora penso anche a lei, alla sua vita.
Non mi era mai successa una cosa simile e quasi mi spaventa che mi stia succedendo adesso. Il provare emozioni mai provate prima, mi terrorizza.
Ho sempre immaginato che una persona che mi rendesse felice non esistesse. Forse per il mio passato famigliare penso questo.
Vedo la felicità una cosa molto rara da trovare.
Forse perchè, quando ero piccolo, era più il tempo che passavo a piangere che quello dove ridevo.
Era davvero difficile per me fingere che andasse tutto bene.
Credevano che non li sentissi?
Le urla di lei, gli schiaffi di lui su di lei quando era ubriaco.
Ogni sera, quando i miei genitori dormivano, entravo in camera loro e mamma mettevo una mano vicino al naso di mia madre, per assicurarmi che respirasse ancora.
Lo facevo ogni fottutissima notte.
Mi domandavo come facesse una persona a sopportare tanto dolore da sola. E soprattutto mi chiedevo quanto coraggio dovesse avere una donna, per dormire nello stesso letto con la persona che la riempiva di schiaffi e insulti di ogni genere ogni giorno, dalla mattina alla sera per anni.
Quanta pazienza doveva avere dentro di se. Ma anche quanta vigliaccheria dovesse avere per non averlo lasciato alla prima volta che si comportò in quel modo.
Il suo sorriso con il passare del tempo, lo vidi sempre di meno.
Gli occhi persero quella felicità che aveva sempre avuto.
«Non ti preccuare amore. La mamma...sta bene.» mi diceva sempre quella donna tra i singhiozzi.
Il giorno della morte del pazzo ubriacone, abbracciai mia madre che disperata piangeva e gli dissi «staremo meglio d'ora in poi. Te lo prometto.»
E fu cosi. Piano piano, tornò la felicità in casa quando il signor Alex, conobbe mia madre.
Non l'ho mai chiamato "papà", ma "signore". Chiunque avesse restituito la felicità a mia madre, era un gran signore e meritava di essere chiamato tale.
Il telefono squilla, risvegliandomi da quel ricordo.
«Pronto?»
«ciao...» sta piangendo.
«Che succede?»
«Ho avuto un piccolo incidente. Sono uscita poco fa dall'ospedale.»
Il cuore mi si ferma.
«Un'incidente?» mormoro e non riesco a nascondere la preoccupazione. Mi sembra di morire. Sono nel panico.
«Camminavo sulle strisce pedonali e una macchina mi ha...» prende fiato «mi ha investita. Mi hanno portato subito all'ospedale e son dovuta stare li per controlli, sotto osservazione. Sto tornando adesso in albergo con...» sento una voce maschile in sottofondo.
«Non importa con chi sei. Importa solo che tu stai bene.» sono le uniche parole che riesco a dire in modo freddo.
«Non è successo niente. Te lo giuro su quello che vuoi.» la sento piangere di nuovo.
«Non giurare, non importa. Quando arrivi in albergo, riposati e non pensare a me. Stai tranquilla.» le dico per tagliare corto e lei risponde solo «ok...ci sentiamo.» e chiude la chiamata.
Vorrei tanto prendere adesso un aereo e andare da lei, la tentazione è fottutamente forte.
Mi sdraio sul letto e cerco di tranquillizzarmi ma non ci riesco.
Sono troppo in ansia.

«Oh si...» geme lej.
«Starai bene con me.» dice lui. «Fidati di me.»
I loro gemiti mi danno la nausea.
Provo ad urlare ma la voce non esce e gli arti non rispondono più ai comandi.
«Sei solo mia.» geme lui, baciandola sul collo mentre si spinge dentro e fuori da lei.
Si baciano e mi guardano. Ridono e continuano ad ansimare.
«Solo tua.» geme il suo nome.
Affonda una mano nei suoi capelli, e con l'altra mano, graffia la sua schiena ricoperta di tatuaggi.
Lui le mette una mano intorno al collo e l'altra sul seno.
«Non la toccare!» urlo, ma non riesco a emettere nessun suono.
«Lasciala stare!»
«Basta figlio di puttana!»

Sono le sei del mattino quando mi sveglio di soprassalto, sudato, con il respiro affannoso e il cuore a mille.
Il mio primo pensiero, va a lei.
La chiamo più volte ma non risponde, ricordandomi solo dopo quattro chiamate che li è ancora notte quindi lei sta dormendo.
Vado in cucina e preparo un caffé.
Appena finito, lavo la tazzina e la poso nella credenza.
Una cosa che faceva sempre Ella.
Io odio lavare i piatti.
Vado nella mia palestra e, per distrarmi, inizio a fare sollevamento pesi e molto altro.
Guardo l'ora all'orologio e noto che sono le undici del mattino.
Aspetto fino a che li a Barcellona sono le sette per chiamarla.
Al terzo squillo risponde ma non parla, aspettando che sia io a parlare.
«Ciao. Scusami per ieri sera.
Non sapevo cosa dire, ero...ero troppo preoccupato e l'ansia ha preso il sopravvento. Io non riesco a stare lontano da te.
Non riesco a stare senza di te. Non ci riesco.
Sapere che sei in un'altro stato, e che il tuo ex ti ha accompagnata in albergo stanotte, mi ha fatto andare in bestia.
Tu sei mia, lo capisci?
Non riesco a sopportare che un'altro ragazzo ti sfiori o anche solo ti guardi. Tu mi fai andare fuori di testa. Sempre.
Come quando siamo andati a cena fuori e sotto al vestito bianco non portavi le mutandine, io stavo impazzendo.
Ed è quello che sta succedendo a me ora. Sto impazzendo.
Sto impazsendo perché voglio vederti, voglio sentire il suono della sua voce, voglio sentirti e vederti ridere, voglio toccarti, farmi toccare da te, fare l'amore insieme a te, sentirti cantare ancora, sentirti gemere ancora, sentirti mia ancora.» ho l'affanno quando finisco di parlare.
Mi sto chiedendo da dove arrivi tutto questo...sentimento.
Si schiarisce la voce «buongiorno anche a te.» ridiamo insieme e sono felice nel sentirla ridere.
«Non so cosa dire. Mi hai colto alla sprovvista. Ti sei preparato questo discorso stanotte?» chiede lei ridendo.
«No, stanotte non sarei riuscito neanche a parlare.»
«Perché?»
«Ho avuto un'incubo. Dormo male quando non sei con me.» mi mordo il labbro a quell'affermazione.
«Anch'io dormo meglio con te.» ammette, e questo mi riempie il cuore di gioia.
Mi manca da morire...
Sentirla solo tramite tramite un maledetto cellulare non mi basta. Io ho bisogno di lei qui con me, sempre.
«Non vedo l'ora che torni. Non ce la faccio più a stare senza di te.
Ogni ora che passa, mi sembra un secolo.» ammetto
«Voglio fare l'amore con te.» mormora sussurrando.
Ma prima che possa replicare dice «nella tua black room, sentirmi tua al cento per cento.»
Non mi aspettavo che me lo dicesse, ma alla fine lei è piena di sorprese, tutta da scoprire.
«Ella, chi è?» sento una voce maschile in sottofondo.
«Con chi sei in stanza?» urlo.
Scaravento a terra la sedia dalla rabbia.
Lei chiude la chiamata senza rispondere, ma riconosco quella voce. È lui.
Il telefono mi vibra in mano. Mi è arrivato un suo messaggio.
«Era Harry. L'ho appena mandato via...ha dormito in camera mia stanotte. Era preoccupato per la mia salute. Voleva solo aiutarmi.»
Preso dalla rabbia, le mando un messaggio vocale in preda al nervoso. «Quello li vuole fare altro che aiutarti, non lo capisci?? Come fai ad essere cosi stupida!»
Ma prima che possa rendermene conto, ormai il messaggio l'ho inviato.
«...» è il suo ultimo messaggio della giornata, ed è solo pomeriggio.
Le scrivo più messaggi alla sera ma non li visualizza ne si connette al telefono.
La chiamo ma non risponde.
E mi rendo conto che lo stupido sono io, e su questo non c'è dubbio.
Quando la chiamo per l'ultima volta, finalmente risponde.
«Pronto?» non è lei.
«Ella?» domando.
«Ella sta dormendo. Sono Anna, la sua compagna di stanza. Non sta bene. È tutto oggi che piange e dorme. Piange anche mentre dorme. La sento singhiozzare nel sonno da diverse ore. Si è svegliata solo per farsi una doccia ma quando è tornata a letto, ha pianto ancora. Sta a pezzi.
Non so cosa le sia successo, ma chiunque l'abbia fatta stare cosi, è un pezzo di merda.» conclude con tono freddo e nervoso.
Ha ragione. Sono un pezzo di merda ad averle detto quella cosa.
Sento il suo singhiozzare in sottofondo, e me si spezza il cuore.
Attacco la chiamata senza rispondere e vado in camera da letto.
Prendo la valigia e in disordine, butto dentro dei vestiti, per qualche giorno.
Vado in bagno a fare una doccia.
Esco, mi sciugo e indosso dei semplici jeans neri con una maglia grigia semplice e sopra la giacca. Poi le calze, le scarpe e ho preso tutto.
Prendo la borsa e controllo di avere tutto quello che serve.
Arrivato in aereoporto, compro un biglietto per Barcellona, dopo circa tre ore di attesa, salgo sull'aereo e mi siedo al mio posto.
Aspetto e aspetto, fino a che non mi addormento, nell'attesa di arrivare da lei.

All I want is youWhere stories live. Discover now