20.

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Finalmente, la settimana è finita e io ed Ella stiamo tornando a casa.
È seduta accanto a me nell'aereo, nei posti in fondo.
I posti davanti, sono tutti occupati dei suoi compagni che, fortunatamente, non vengono mai qua in fondo a rompere le palle.
Dorme trainquilla con la mia felpa addosso, mentre mi tiene la mano, non la lascia mai.
Inizio a pensare che, questa mia ossessione per il sesso, sia tutta una cosa per soddisfare i miei bisogni sessuali, non pensando che il sesso non è tutto.
Di lei mi piace tutto. È matura ma al tempo stesso bambina, una bambina che devo accudire, proteggere e dare affetto.
È dolce, spiritosa, spontanea, timida ma poi quando si lascia andare diventa cosi porca che mi sento io quello timido.
È gentile, grintosa, simpatica.
E poi a letto...è due persone in una. Timida e dolce, sensuale e pervertita.
«Mark...»
Mi giro a guardarla pensando si sia svegliata, ma sta ancora dormendo.
Noto che ho tolto la mano dalla sua, sente la perdita di contatto fisico anche mentre dorme.
Le prendo la mano e la sua pelle ha la stessa reazione di quando la tocco. I brividi. Ed è cosi bella anche quando dorme.
Dopo le infinite ore di volo, finalmente arriviamo in America.
Mi è mancato cosi tanto il traffico di questo gigantesco stato.
Mi ci vuole più di un'ora per cercare un taxi vuoto.
Ella si diverte a prendermi in giro e parlarmi in spagnolo.
Prego non debba fare altri viaggi con la scuola. Più del francese e spagnolo, non conosco altre lingue. E poi, non sopporterei di stare altro tempo lontano da lei.
«Casa dolce casa.» eslama Ella quando oltrepassiamo insieme la soglia.
«Cos'è quello?» indica stupita appena entra in soggiorno.
«Un cavalletto.» cerco di nascondere l'imbarazzo che provo  nella voce, ma fallisco miseramente. Mi esce una voce stridula e timida. Sembro un coglione.
«Da quando ti piace la pittura?» chiede, avvicinandosi per esaminare il dipinto che avevo iniziato a fare.
Sussulta e si gira di scatto verso di me.
«Ma sono io!» eslama, ma a voce troppo alta e quando se ne accorge, si copre la bocca con la mano destra e si gira di nuovo a vedere il ritratto.
«Ti ho scattato una foto una volta, mentre dormivi. Peccato il ritratto non sia bello come te.» infilo le mani in tasca e mi dondolo sui talloni imbarazzato.
«È bellissimo. È cento volte più bello di me. Sei bravissimo!» esplama saltandomi in braccio, avvinghiandomi con le braccia intorno al collo e le gambe intorno la vita, incrociate dietro la schiena.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia.
Cammino con lei in braccio e andiamo fino in camera.
Scuote la testa e dice «nella tua stanza.» ansima e mi afferra i capelli e mi avvicina di più a se.
Appena entriamo nella black room, Ella scende da me e mi guarda.
Fa un sorrisetto, chissà che vuole fare adesso.
Si toglie la maglia, i pantaloni, le scarpe e le calze, lasciando tutto per terra, restando in biancheria.
«Attendo il vostro piacere, mio signore.»
Porca di quella puttana.
È piegata a 90 sul divanetto in pelle nera davanti a me con la mano destra nelle mutandine a toccarsi.
Questa ragazza mi vuole morto?
Le tiro uno schiaffo forte alle natiche e lei sussulta e geme di dolore ma non smette di toccarsi.
Mi guarda mordendosi il labbro, con i capelli biondi che le ricadono morbidi sul viso.
Dio mio, il cazzo mi fa malissimo.
Non posso più resistere.
Apro l'armadio infondo la stanza e prendo vari oggetti.
Mi metto dietro di lei e lego le caviglie al divaricatore, poi le ammanetto le mani dietro la schiena e le metto una benda nera sugli occhi.
«Non osare muoverti.» le dico severamente.
Annusce e come se mi avesse letto nel pensiero, con le mani ammanettate, si duvarica le natiche.
Mi allontano un secondo e da un cassetto, estraggo un plug con una pietra azzurra che brilla alla base.
«Apri.» dico e lei apre la bocca.
Succhia insalivando per bene l'oggetto di metallo e poi, molto lentamente, lo infilo tutto nel suo culetto.
Geme e le tremano le gambe.
Le tiro un'altro schiaffo alle natiche e questa volta, geme di piacere.
Nel comò in legno accanto al letto, prendo il preservativo e la boccetta di lubrificante.
Vederla in questo modo, è uno spettacolo incredibile.
È sexy da morire e mi sta facendo eccitare troppo.
Mi spoglio rapidamente, strappo la bustina del preservativo e lo faccio scendere sull'erezione.
«Safeword?» chiedo ansimando.
«Nero, signore.» e si morde il labbro. Dio santo.
Le strappo le mutandine di dosso e con un colpo secco, entro dentro la sua fichetta.
Urla e io impreco. È maledettamente stretta e...ho paura di farle male.
«Non mi fai male, signore.» ansimale lei, come se mi avesse letto nel pensiero, e dal tono della sua voce, capisco che lo vuole. Che mi vuole.
Lo spingo fino in fondo dentro di lei che ansima e trema sotto di me.
Le afferro i capelli e li tiro indietro, strattonandoli.
Con la mano che ho libera, continuo a sculacciarla, lascandole i segni rossi delle mie mani sul suo culo.
Molto lentamente, estreggo il plug e glielo metto in bocca da succhiare e assaggiare.
La penetro nel culo e lei urla, ansimando «mio signore.» più volte.
«Sto...» ansima.
Continuo a colpirla sulle natiche arrossate fino a portarla all'orgasmo.
Mi sfilo il preservato e le vengo sul culo, riempendola di sperma che le cola lungo le cosce.
La libero e la porto in bagno.
Le lavo piano il sedere con l'acqua fredda.
«Ti fa male?» le chiedo, accarezzando la parte molto arrossata. Annuisce.
«Passerà.» mi sorride dolcemente.
Le metto una crema per il rossore e poi le infilo le mutandine.
Andiamo in camera e disfriamo insieme le valige.
«Posso dirti una cosa?» chiede
«Certo piccola.»
«È questa casa mia. È qui il mio posto.» sussurra e appoggia una mano sul mio petto, accarezzandomi sul cuore.
Mi viene la pelle d'oca, e per un momento, mi scordo di dove sono, di chi sono e dico quello che non ho mai detto in vita mia a nessuno.
«Ti amo.»

All I want is youWhere stories live. Discover now