27

14.8K 265 28
                                    

25 dicembre

Quando mi sveglio, Ella non è più vicina a me nel letto.
Alzandomi di scatto rovesciando la poltrona accanto al letto e mi precipito fuori nel corridoio.
«Sono qui.» sento dire dal bagno nella stanza.
Muovo la maniglia ma la porta è chiusa.
«Apri.» dici bussando.
Passano alcuni minuti e poi Ella esce dal bagno.
«Mi hai fatto prendere un colpo...» dico e lei abbassa lo sguardo a mo' di scuse.
Ritornando verso il letto, lei mi dice che le dispiace per quello che è successo, come se fosse colpa sua.
«Non devi affatto scusarti. Tu non ne hai nessuna colpa. Quindi non pensare neanche che è colpa tua.» la stringo a me e cerco di farla calmare, mentre si riaddormenta.

30 dicembre

Finalmente, io ed Ella stiamo tornando a casa. Mentre guido e lei dorme nel sedile accanto a me, noto le mani sulla sua pancia.
Mi si stringe il cuore e nella mente, come se fosse un film in bianco e nero, vedo proiettata una scena di me, Ella, una bambina dai capelli biondi e un bambino dai capelli ricci che giochiamo in un prato davanti a una villa di campagna. Mi vengono le lacrime agli occhi. Non sono degno di essere padre. Non sono degno neanche di avere lei, e nonostante tutto, è qui con me.
Arrivati davanti casa, la sveglio piano, accarezzandole la guancia.
Lei si sveglia e mi sorride, la porto in casa.
«Devo dirti una cosa.» dico.
Lei si gira a guardarmi, in attesa che le dica quello che devo dirle.
«Prepara le valige. Tra un paio d'ore partiamo per tutto il week and.» le dico tirando fuori dalla tasca della giacca due biglietti aerei.
«Dove andiamo?» chiede.
«Telluride, Colorado. Buon Natale piccola» le sorrido e le bacio la fronte.
Arrossisce e mi salta in braccio, abbracciandomi e mi bacia.
Corre in camera sua e si prepara una valigia con qualche maglione, due jeans e la biancheria.
Io vado in camera e preparo la mia con due cambi ed entrambi ci ritroviamo in soggiorno nello stesso momento.
Mentre ci avviamo all'aereoporto con il taxi, parlo un po' al telefono con mia madre. È felice di sentirmi, e di sapere che per una volta, sfrutto la casa che abbiamo in montagna dove non sono mai andata, se non a sei anni.
Dopo essere arrivati all'aereoporto e aver fatto il controllo dei biglietti e tutto il resto, finalmente saliamo sull'aereo.
Andiamo fino al fondo e fortunatamente, la parte di aereo dove siamo seduti noi, è praticamente vuota.
«Sono cosi felice amore.» dice lei, guardando fuori dal finestrino mentre l'aereo inizia a decollare.
Mi si stringe il cuore a sentirla chiamare amore.
Le prendo il viso tra le mani e la bacio, cogliendola alla sprovvista.
Non si oppone ne prova a fermarmi e si lascia baciare.
Geme quando le mordo il labbro e lo tiro dolcemente.
«Sei mia.» sussurro staccandomi mezzo secondo dalle sue labbra rosse e gonfie per il bacio.
Non le lascio il tempo di rispondere che torno a baciarla.
Per circa due ore, Ella dorme profondamente, seduta in braccio a me con il sedile abbassato.
La sento singhiozzare sul mio petto. La guardo in viso pensando che si sia svegliata, ma sta ancora dormendo.
Si tocca la pancia mentre piange nel sonno. Mi si spezza il cuore.
Le accarezzo lentamente i capelli.
Appoggio una mano sulla sua pancia e l'accarezzo piano. Le vengono i brividi sulla pelle sotto il mio tocco.
«Mamma...» sussurra
Le lacrime mi riempiono gli occhi e mi rigano le guance.
Non la sveglio ne mi muovo da quella posizione. Non voglio svegliarla. Resto a cullarla nelle mie braccia, con la testa appoggiata al mio petto.
«Non andartene...ti prego...» sussurra con un filo voce rotta.
Torna a piangere ma questa volta, apre gli occhi svegliandosi.
Si alza di scatto e camminando veloce, va in bagno, chiudendosi dentro.
Dopo qualche minuto, torna con gli occhi ancora rossi, ma il viso asciugato dalle lacrime.
«Hai avuto un'incubo piccola?» le chiedo, mentre lei si siede accanto a me. Annuisce, non rispondendo a voce.
«Perché dev'essere cosi difficile?» sussurra.
«Cosa?»
«Tutto questo. Noi. Tu mi hai detto ti amo tante volte. Ma per te, sono solo la tua sottomessa. Perché mi tieni a distanza da te? Perché non ti lasci andare? Perché non ti lasci...amare?» chiede, con gli occhi pieni di lacrime di nuovo.
Non rispondo, non riuscendo a parlare.
Per tutto il resto del volo, Ella resta seduta in un'altro posto vuoto e lontana da me e io soffro la perdita di contatto fisico.

«Signore?» una voce femminile disturba il mio sonno.
«Signore si svegli. Siamo arrivati.» quando apro gli occhi, la hostess bionda mi tocca la spalla per svegliarmi.
Io mi alzo e insieme ad Ella usciamo dall'aereo.
Dopo aver preso i bagagli, chiamo un taxi e passa circa mezz'ora prima che questo venga a prenderci.
«Ancora arrabbiata?» chiedo
Le accavalla le gambe, incrocia le braccia davanti a se e guarda fuori dal finestrino.
Non parliamo per tutto il tragitto fino ad arrivare alla casa.
Quando finalmente arriviamo, prendo le valige ed entriamo.
«Che bella.» dice lei guardandosi intorno.
«Come mai non sei mai venuto qui? Non ti piace la montagna?» chiede, facendo qualche passo, fissando sopra la sua testa il grande lampadario di cristallo.
«Mi piace la montagna, ma non c'era nessuno da portare. Nessuno di speciale. Nessuno abbastanza importante.» si gira a guardarmi, il suo sguardo si addolcisce.
«E io sono cosi speciale? Quale onore!» fa una piroetta e un inchino. Sorrido e vado ad abbracciarla.
Si mette in punta di piedi e mi bacia, succhiandomi il labbro.
«Piccola...basta.» ansimo, staccandomi da lei.
«Che succede?» chiede, accarezzandomi la guancia.
«Mi stai facendo impazzire...» abbassa gli occhi e vede i pantaloni che tirano tantissimo sul davanti.
Si copre la bocca e inizia a ridere.
È cosi bello sentirla ridere.
«Ti fa questo effetto solo un mio bacio?» chiede, appoggiando la mano sul mio petto e inizia a scendere.
«Piccola...» ansimo, lei scende ancora. Arriva agli addominali.
«Dimmelo.» mi bacia sul collo sotto l'orecchio.
«Dillo.» sussurra.
Arriva alla cintura. Sto per esplodere.
«Se continui cosi...» sussurro
«Cosi come?» sussurra, toccandomi li, appoggiando tutta la mano e accarezzandomi su e giù lentamente, baciandomi il collo.
«Ti voglio...» ansimo.
«Anche io, Padrone.» si morde il labbro.
«Non ce la faccio ad andare in camera.» dico prendendola per mano e portandola sul divano. Mi tolgo la giacca lasciandola a terra.
Corro ad accendere i riscaldamenti e quando torno in soggiorno, la trovo nuda sul divano coperta solo dalla mia giacca di pelle che le va molto larga.
Guardandomi, si mette a pecorina e dice «la sto aspettando, Padrone.»
Non capisco più niente.
Mi tolgo rapidamente le scarpe e mi sbottono i jeans.
Filo la cintura dai jeans e inizio a frustarla piano.
Geme e muove i fianchi.
Io aumento la forza e le natiche iniziano a colorarsi di rosso.
Le lego la cintura intorno al collo, mi abbasso i pantaloni e i boxer lasciandoli a terra e inizio a spingermi dentro e fuori al suo culo perfetto e rosso per le cinghiate.
Ansima e geme a ogni mia spinta.
Mi fermo ed esco da lei.
«Ancora...» ansima e gira la testa per guardarmi. Si morde il labbro.
Tolgo la cintura dal suo collo e inizio a frustare le labbra della sua figa.
Geme di dolore ma nonostante questo, tiene le natiche aperte con le mani per darmi più spazio nel frustarla.
Continuo con altri colpi e lei inizia ad ansimare quando involontariamente inizio a frustare il suo clitoride bagnato e turgido.
«Dammelo...» supplica lei.
Lascio la cintura a terra, gli afferro i fianchi e glielo rimetto nel culo.
Geme quando le mie palle sbattono sulla figa sensibile, arrossata e dolorante.
«Ti prego...» ansima.
Le prendo i capelli e li strattono all'indietro per far si che mi guardi.
«Cosa vuoi?» mi spingo più forte.
«Voglio venire...» ansima.
«Sta zitta.» le ordino e continuo a scopare il culo fino in fondo.
Ansima e geme forte il mio nome.
Esco da lei e mi metto davanti alla sua bocca.
«Succhia. Devo svuotarmi.» le ordino e lei esegue.
Succhia tutta l'erezione e mi tortura la punta che pulsa.
«Si cosi...» ansimo.
Sento una scossa nella spina dorsale, le gambe tremano, il cuore va a mille e io mi lascio andare, svuotandomi dentro la sua bocca calda e mia.
Ingoia tutto e me lo pulisce per bene mentre io riprendo fiato.
«Sei stata brava.» le dico, accarezzandole la guancia.
«E io?» chiede con la voce che ansima ancora.
«E tu niente. Vado a farmi una doccia. Inginocchiati qui vicino il divano, e resta cosi finché non ho finito di farmi la doccia. Appena ho finito, te la farai tu e poi andiamo a cena fuori.» le sorrido e lei si inginocchia a terra davanti al divano.
Noto che sta ancora tremando per il piacere negato, e non potrebbe essere più bella di cosi.
Io vado in bagno, e mentre mi faccio la doccia, inizio a masturbarmi di nuovo pensando alla sua bocca, e a lei, che è tutto ciò che voglio, e che mi appartiene.

All I want is youWhere stories live. Discover now