13.

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Sono sorpreso che si faccia fare queste cose da me. E sono ancora più sorpreso che se le faccia fare mentre è fidanzata con un'altra persona che non sono io.
Dopo quel momento, il resto della settimana, Ella è stata molto assente a casa.
L'ho vista di meno rispetto a prima, e quando la vedevo, ci scambiavamo poche parole.
Era distaccata, non capivo il perchè.
Continuo a pensare che dovrei parlarle. Dirgli che razza di uomo sono. Rivelarmi. Mettermi completamente a nudo.
Ma ho paura che se lo faccio, lei se n'è andrà. Mi ha chiesto diverse volte cosa ci fosse nella stanza con il codice, dall'ultima volta che ci siamo toccati insieme. Io risposi sempre che ci fosse un ripostiglio.
Non potevo dirgli la verità. Non in quel momento.
Gliene parlerò presto, sperando non scappi via da me.
«Mark?» la mano di Ella mi tocca il braccio, risvegliandomi dai miei pensieri.
«Si?»
«Non mi stavi ascoltando.» fa il broncio e incrocia le braccia davanti a se.
Mi mordo il labbro per non ridere e dico «si che ti stavo ascoltando.» mento.
«A si? E che cosa ho detto? Sentiamo.»
«Che...» non me lo ricordo.
«Ecco. Visto? Non mi stavi ascoltando.» sbuffa e alza gli occhi al cielo, poi torna a guardare me e dice «ho una gita questo fine settimana. Vado a Barcellona con la mia classe. Parto venerdì e torno mercoledì sera.» dice e si siede sul bracciolo del divano.
«Che cosa?»
«Hai sentito.» alza di nuovo gli occhi al cielo.
Irritato da quel suo continuo gesto, l'afferro per un braccio, tirandola verso di me e le prendo di peso, caricandola in spalla.
Scalcia e mi tira pugni alla schiena.
«Mettimi giù!!» urla.
La porto in camera e la butto sul letto.
Mi metto a cavalcioni sopra di lei, tenendole le braccia ferme ai lati della testa.
Fa per divincolarsi dalla mia presa, ma ogni tentativo è inutile.
«Lasciami!» squittisce.
Aumento la stretta intorno ai suoi polsi per tenerla più ferma.
«Non dimenarti.» dico, guardandola negli occhi.
Si calma improvvisamente quando la bacio con forza, mordendole le labbra.
«Come faccio a stare senza di te una settimana?» dalla sua espressione capisco che è sorpresa da questa mia domanda.
«Ti scriverò e chiamerò ogni giorno.» sussurra, guardandomi negli occhi.
Le bacio il collo e lei sospira.
«Come farai senza di me una settimana?» le chiedo, mettendo una mano fra le sue cosce.
Geme e dice «può sempre farmi qualcosa qualcun'altro.»
Mi vengono i brividi e la nausea a quella frase.
Mi alzo di scatto e faccio qualche passo indietro, allontanandomi da lei.
«Ehi» si tira su appoggiandosi sui gomiti «stavo scherzando»
Cerco di mantenere la calma e di controllarmi mentre annuisco semplicemente e dico «ok.» secco.
Esco dalla camera con le che mi segue.
Mi prende per il polso ma mi divicolo dalla sua presa, tirando via la mano dalla sua.
La riprende e fa per tirarmi a se, ma quello che ottiene, sono io che la spingo contro il muro e la guardo.
«Nessuno potrà mai toccarmi come mi tocchi tu.» sussurra con la guardo basso.
Le metto due dita sotto il meno e le faccio alzare il viso.
«Che cos'hai detto?» chiedo, quasi come se avessi sentito male.
Lei, guardandomi negli occhi, dice in un sussurro «nessuno potrà mai toccarmi e farmi sentire come mi fai stare tu.»
Appoggia la testa sul mio petto e inspira il mio odoro.
Resto abbracciato a lei per svariati minuti prima che lei dica «ho fame» staccandosi da me.
Guardo l'ora, sono le otto precise.
«Che ne dici di andare a cena fuori?» le chiedo mentre entriamo in camera.
«Vado a cambiarmi.» e corre in camera sua chiudendosi alla spalle la porta.
Io vado in camera e tiro fuori da un cassetto del mobile, un jeans nero strappato con una maglia a maniche lunghe nera.
Infilo le scarpe da ginnastica e poi prendo la giacca, andandoin soggiorno ad aspettare.
Dopo circa quaranta, lunghissimi e interminabili minuti di attesa, Ella esce da camera sua e quasi mi prende un colpo.
Vestito bianco, lungo fino a metà coscia con le maniche lunghe in pizzo e la gonna che ricade morbida sulle sue cosce.
Una borsetta nera al braccio e le ballerine nere con un cinturino bianco abbinato a tutto outfit.
Resto incantato a guardarla.
«Non ti piace?» chiede, avvicinandosi a me.
«Sei...» si morde il labbro «bellissima» riesco a dire infine.
Prende la sua giacca e se la mette.
Chiudo casa e usciamo, entriamo in macchina e per circa dieci minuti, guido nel traffico serale di New York.
Mi fermo davanti a un ristorante che sembra essere elegante. È Italiano.
«Da Ronny» dice l'insegna in alto.
Quando vi entriamo, una signora bassa e un po' in carne, ci saluta e ci accompagna a un tavolo vuoto al fondo della sala.
Una ragazza molto alta, con i capelli ricci e rossi, raccolti in una coda ci consegna due menù e poi si allontana.
«Cosa prendi?» mi chiede lei con il menù davanti.
Quando sto per rispondere a lei, la cameriera si avvicina con un blook notes e una matita in mano dicendo «buonasera signori, cosa desiderate ordinare?»
«Parmigiana di melanzane con ragù, e per secondo una cotoletta alla milanese con insalata di mais, pomodori, cetrioli e polpa di granchio. Da bere una bottiglia di chandon étoile tete de cuveé del 2003.» la ragazza rossa scrive tutto di corsa sul foglietto e poi chiede a Ella.
«Lasagna, per secondo petto di pollo al limone con patate fritte, melanzane e zucchine grigliate. Da bere una coca cola, grazie.» Ella le sorride ma la rossa non ci fa caso. Si riprende i menù e corre via.
Arriva subito da bere, cosi me ne verso un bucchiere e n'è bevo un sorso. Ella prende il mio bicchiere e se lo porta alle labbra, bevendo anche lei un po' del vivo. È sexy il suono della sua gola quando ingoia. La immagino a ingoiare il mio...
Porca troia. Non devo pensarci.
Nell'attesa che non arrivi la prima portata, parliamo del viaggio a Barcellona e di quello che farà.
Lei tutta contenta, mi dice che sicuramente visiterà la Sagrada Famiglia, Casa Batlló, la cattedrale della santa Croce e di Eulaia, il castello di Montjuic e molto altro.
«Ecco a voi» la cameriera ci mette davanti la prima portata e con voce stridula dice «buon appetito».
Ella prende la forchetta e addenta il primo boccone di lasagna.
Il suo della sua gola quando deglutisce è fantastico.
Tossisco quando con la lingua si pulisce le labbra dal sugo e a me viene duro a vederla cosi sensuale anche solo mentre mangia.
Mi guardo in giro e vedo che la sala piano piano inizia a svuotarsi e in quella parte di sala, siamo soli.
Sbadatamente, le cade il coltello.
Si alza e si china a 90 per raccoglierlo. Mi va di traverso l'acqua che stavo bevendo quando vedo che sotto quel vestito bianco, che le da un'aria celestiale da angioletto, non indossa le mutande. E per me diventa l'inferno.
Torna a sedersi e vedo che si morde il labbro.
Cazzo che voglia ho di prenderla qui, ora davanti a tutti.
Mi fa male l'erezione e prego che la cena finisca in fretta cosi posso andare a casa e farmi svuotare come solo lei riesce.
«Che bello spettacolo mi hai mostrato!» la mia voce esce troppo alta e due persone qualche tavolo più avanti si girano a guardarci.
Sghignazza e dice «dici?» e mentre la guardo, sento il suo piede lungo la mia gamba.
La guardo. Lei mi guarda, e sorride mordendosi il labbro.
Chiudo gli occhi e quando li riapro, vedo la cameriera che porta via i piatti vuoti dal nostro tavolo. Mi viene un infarto.
Quando la ragazza rossa si allontana, Ella scoppia a ridere e mi guarda «è stato divertente.» si copre la bocca con la mano per nascondere il suo sorriso.
«Non ridere. Cazzo...mi farai andare matto.» dico e sento il suo piede sulla mia erezione.
«Cazzo...» mi appoggio con i gomiti sul tavolo e cerco di controllare il respiro.
Mi fa l'occhiolino e si porta la forchetta alla bocca, succhiandola e pulendola dal sugo.
Il cuore mi martella nel petto e l'erezione mi pulsa in maniera incessante nei boxer. Sto impazzendo.
Ella posa la forchetta e si guarda intorno.
Si posa la mano sul seno da sopra il vestito, e lentamente inizia a scendere mentre mi guarda.
«Basta. Cazzo...» il mio respiro è accellerato e la voce mi trema.
«Basta?»
Scende di più con la mano destra, mentre con la sinistra si palpa il seno.
Si alza un po' il vestito, scoprendo le cosce e il pube.
Appoggia un mano fra le cosce, poi la toglie e la porta alla mia bocca.
Un gesto inaspettato fatto da lei.
Sta imparando dal maestro di queste cose.
Sorride quando le dico «sei buonissima»
«Copriti! Sta arrivando la cameriera.» dico e lei si ricompone.
La rossa ci porta il secondo piatto che entrambi, divoriamo molto in fretta.
«Pago io ti ho detto!» dico a voce troppo alta quando arriva il conto e Ella continua a dirmi che paga lei per me.
«Fermo!» squittisce quando le prendo il portafoglio per non farla pagare e poso i miei soldi sulla cassa.
«Buona serata.» ci dice la donna bassa che ci ha accolti all'entrata.
«Volevo pagare io!» mi schiaffeggia il braccio lei quando le restituisco il portafoglio.
«Ti sdebiterai a casa fra poco, in un modo che a me piace tanto.» dico quando arriviamo alla macchina.
«Mark!» urla lei coprendosi il volto per l'imbarazzo e io scoppio a ridere nel vederla timida.
Con quel vestito bianco sembra un'angelo. E io da quando la conosco, con lei, mi sento in paradiso.

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