22.

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Alle 7:30, Ella si sveglia e io con lei. Ogni mattina ormai, svegliarsi diventa una scocciatura.
Io vorrei stare con lei a letto abbracciati sotto al piumone, a coccolarci e se capita, scoparmela. Ma questo non solo sul letto, ovviamente. Quello lo farei ovunque.
Ormai siamo a dicembre, il freddo  e il Natale sono alle porte.
«Come sto cosi?» mi chiede Ella uscendo dal bagno.
Indossa un jeans blu scuro molto attillato, un maglione grigio a collo alto con sopra una giacca nera e il cappuccio peloso e delle vans nere. Odio quei jeans.
Le stanno troppo bene, le fanno un culo perfetto e sicuramente, tutti i morti di figa dei suoi compagni, ed il suo ex, le sbaveranno dietro e questo non riesco a sopportarlo. Non ci riesco.
Alla fine decide di indossare un jeans uguale a quello indossato in precedenza ma nero.
Entrando in macchina, accendo il riscaldamento e mentre guido, Ella continua a stuzzicarmi e provocarmi.
«Giuro su Dio che se non la smetti ti scopo adesso.» l'avverto in tono severo ma eccitato da morire.
Appena parcheggio non molto distante dalla sua scuola, Ella si slaccia la cintura di sicurezza, ma anziché scendere dalla macchina, si mette a cavalcioni su di me.
«Potrebbero vederci.» lei mi zittisce con un bacio.
Abbassa la zip della giacca e mi alza la maglia. Lei infila la testa sotto sento la sua bocca caldo sul mio capezzolo dentro.
Mi vengono i brividi sulla pelle.
«Fermati...» la supplico.
La sto supplicanto? Ora lei domina me?
Slaccia la cintura dei jeans e abbssa la zip facendo uscire l'erezione.
Si toglie da sotto la mia maglia e si alza la sua, mostrandomi il seno dentro a un bellissimo reggiseno in pizzo bianco.
Mi guarda negli occhi mentre continua a muovere la mano su e giù, segandomi.
L'umidità ha fatto appannare i vetri della macchina e, fortunatamente, sembra non vederci nessuno.
«Mi fai andare fuori di testa...» ansimo e getto la testa indietro, chiudendo gli occhi.
Lei mi da piccoli baci sul collo e non smette di masturbarmi.
«Mi ami?» sussurra
Gemo e sono quasi al culmine, ma lei si ferma. La guardo.
È rossa alle guance, i capelli le ricadono morbidi sul viso e le labbra sono rosse, bagnate un po' di saliva.
«Non ti fermare.» la supplico.
La supplico? Io che supplico?
Ma cos...
«Dimmelo, o non ti faccio venire.»
Non sta succedendo davvero.
Com'è possibile che ora è lei che sta dominando me?
I testicoli stanno per scoppiare e l'erezione pulsa tantissimo in mano sua, ma non riesco a venire se non continua. Sto impazzendo.
«Ti amo...»
Lei aumenta il ritmo mentre mi guarda. Chiudo gli occhi, assaporandomi quella sensazione.
Mi bacia sotto l'orecchio e mi sussurra «vieni per me»
Ansimando, dico di nuovo «ti amo» e vengo nella sua mano, riempendola, macchiandomi i jeans e i boxer.
«Ci vediamo all'uscita.» dice, pulendosi con un fazzoletto la mano ed esce dalla macchina, camminando via lungo il marciapiede poco affollato.
Dio mio è stato cosi...strano per me. Non sono abituato a farmi dominare. Non mi è dispiaciuto.
Torno a casa e decido di farmi una doccia.
Esco in accappatoio e vado in camera.
Apro il cassetto e mi infilo dei boxer, un pantalone di tuta nero e una felpa blu scuro.
Vado in soggiorno ma sulla soglia, mi fermo di colpo. Mi viene quasi un'infarto.
Sharon, seduta alla sedia in pelle vicina al tavolo.
«Che cosa ci fai qui?» urlo, facendola sussurlare.
«Avevo bisogno di vederti. Ti prego non mi cacciare di nuovo. Fammi parlare, per favore.» dice, a testa bassa, non guardandomi negli occhi.
«Come hai fatto ad entrare?» guardo la porta, poi guardo lei che è con il capo chino.
«La porta non era chiusa...avrei dovuto bussare. Ma se avessi bussato, mi avresti cacciata via sbattendomi la porta in faccia, come hai fatto l'ultima volta.» le trema la voce mentre parla.
Le vado in contro.
Tutta la furia e la rabbia che mi fa venire rivederla, la sfogo con un pugno sul tavolo, mentre mi siedo davanti a lei.
«Muoviti, parla. Non farmi perdere tempo.» dico secco.
Annuisce, poi alza lo sguardo su di me.
Il suo occhio destro è viola, cosi come la guancia e il labbro è insanguinato.
Mi alzo dalla sedia e vado da lei.
«Chi ti ha fatto questo?» chiedo, accarezzandole delicatamente il livido sulla guancia.
Dalla sua smorfia, capisco che le fa molto male, nonostante la mia carezza leggera. Tiro via la mano.
«Il mio attuale ragazzo. Siamo andati a convivere da qualche settimana. Si lamentava che la casa era in disordine e che non faccio nulla, quando innrealtà io lavoro dalle sei del mattino, fino alle sette di sera e lui non ha un lavoro. Cucino, lavo, stiro, faccio tutto io li dentro e non gli va mai bene. Ieri sera si lamentava che la cena era fredda. Io gli ho detto 'se non ti piace, la prossima volta cucini tu'...lui aveva alzato un po' troppo il gomito e...beh ha fatto questo.» dice fra i singhiozzi, indicando i lividi sul viso.
«Vieni con me.» le prendo la mano e la porto al divano, facendola sedere.
Vado in bagno e aprendo il cassetto sotto al lavandino, prendo una pomata per i lividi.
«Grazie. Non sapevo da chi andare. La mia famiglia non è qua ma in un'altro stato e non ho nessuno...» scoppia a piangere mentre lentamente, le passo la pomata sulla guancia e sotto l'occhio.
«Puoi restare qui, ma solo per stanotte.» dico, e lei con voce rotta dalle lacrime mi ringrazia.
Il telefono vibra nella tasca del pantalone e leggo nel display che è Ella.
«Pronto?»
«Ehy! Ho un'ora buca. Che fai di bello?» chiede e sento tante voci parlarle, quasi tutte maschili.
Mi sale il nervoso.
Mi giro a guardare Sharon, ma se ne accorge, cosi torno a guardate il soggiorno mentre parlo al telefono.
«Niente. Sono a casa ad annoiarmi.» dico e mi allontano, andando in camera per parlare.
«Ho scoperto che anche altre due professoresse non ci sono. Quella di storia e quella di matematica. Mi verresti a prendere? Starmene qua tre ore a non fare nulla non ha senso. Almeno a casa sto con te...» sussurra «signore.»
«Okay. Arrivo fra poco.» chiudo la chiamata e torno in soggiorno.
«Vai in camera mia. Metti un mio pantalone e una maglia e dormi un po'. Io esco e torno.» le accarezzo la guancia ma lei si ritrae per il dolore.
Mentre lei va in camera mia, io esco, prendo la macchina e guido fino alla sua scuola.
«Ehi.» dice entrando in macchina.
Le sorriso e guido per tornate a casa.
«È successo qualcosa?» chiede
So che mi sta guardando mentre io ho gli occhi fissi sulla strada.
«Una mia ex sottomessa è a casa nostra.» le dico mentre freno a un semaforo rosso.
«Cosa vuole?» dal tono di voce capisco che è gelosa.
«Il fidanzato l'ha picchiata. La sua famiglia non è qui e lei non ha nessuno.» spiego, mentre al semaforo scatta il verde e io riprendo a guidare.
«L'ho lasciata che stava andando a riposare.»
«Nel nostro letto? Immagino anche con i tuoi vestiti addosso.» annuisco a quella sua affermazione.
«Stasera mi hanno invitata ad uscire, quindi non aspettarmi sveglia.» mi dice, incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino.
«Chi ti ha invitata ad uscire?» chiedo.
Lei non guardandomi dice «che casualità, il mio ex.»
«Tu non ci esci con quello.» mormoro, stringendo le mani sul volante.
«Oh si che ci vado. Tu non mi hai chiesto il permesso per far dormire a casa nostra la tua ex. Io non ti chiedo il permesso per uscire con il mio di ex. Fine della discussione.» dice mentre siamo arrivati davanti casa mia.
Si slaccia la cintura di sicurezza, apre la portiera ed esce, entrando subito in casa e io la seguo.
Le afferro le mani e la spingo al muro, tenendole le mani ai lati della testa.
«Mi farai diventare matto.»
Sghignazza e dice «quando mai non lo sei stato?» mi guarda e sorride nonostante il mio nervosismo.
Senza pensarci due volte, la bacio e la spoglio.
Le faccio chinare a 90 sul tavolo e mentre le tengo le mani, la penetro davanti.
Fortunatamente le è finito il ciclo, cosi posso scoparmela quanto voglio e non solo dietro.
«Non cosi...» ansima quando le divarico di più le gambe, le afferro i capelli e mi spingo di più dentro di lei.
Urla e inizia a squirtare sulla mia erezione pulsante, mentre io continuo a penetrarla.
Veniamo insieme e restiamo in quella posizione per un paio di minuti, mentre il suo respiro piano piano si stabilizza.
«Sei bellissima.» dico, uscendo da lei.
Lei si tira su e dice rivestendosi «come la tua ex?»
«No. Nessuna è bella come te o quanto te.»
Lei si morde il labbro e mi sorride. Arrossisce e sorridendo, le vengono delle fossette adorabili.
Si accorge che le sto guardando la bocca, cosi se la copre con la mano. Io gliela tolgo, gliela bacio e dico «Non coprirti. Sei stupenda. Voglio guardare ogni centimetro della tua pelle. Ogni centimetro di te che mi appartiene.» sussurrandole all'orecchio.
«Mi fai sentire unica.» dice, accarezzandomi i capelli.
«Lo sei.» e arrossisce di nuovo, sorridendo e mostrandomi quelle fossette adorabili.
Non mi stancherò di lei.
Spero che lei non si stanchi mai di me.
«Comunque stasera esco lo stesso.» conclude la conversazione e corre in camera sua.
Impreco per mezz'ora, ma alla fine mi rassegno e mi rendo conto di quanto lei, giorno dopo giorno, mi stia aiutando a cambiare.

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