La psichiatra

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Capitolo 2

David's Pov

"Come sta il campione nel suo ultimo giorno in questo manicomio?" Mike entra sorridente in camera mia, cosa avrà da ridere poi? Lui rimarrà qui a differenza mia.

"Bene, certo, non che sia particolarmente felice di rivedere la mi famiglia ecco." Ammetto.

Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con i miei genitori, forse perché sono sempre stato il più ribelle di casa, forse perché mio padre non voleva realmente un figlio come me o forse perché ho fatto tanti errori nella mia vita. Ma quella notte avrei fatto esattamente quello che è stato fatto per poterla proteggere.

Lei.

La mia famiglia al di fuori della famiglia, sarà brutto da dire ma a volte superava pure mia sorella. Non riesco a capacitarmi del fatto che ben presto me la ritroverò davanti, non so proprio come potrei reagire.

Esco dalla mia stanza dando una pacca a colui che in questi due anni è stato il mio compagno di stanza, colui che non mi ha mai abbandonato e che mi ha creduto a differenza di tutti gli altri.

A differenza della mia famiglia.

A differenza di Victoria

A differenza di Samya.

Non pensavo potesse farmi così male il pensiero che lei creda a tutto quello che è stato detto su di me, anche perché sa esattamente cosa è accaduto quella notte, sa esattamente cosa è realmente successo e non ha detto una parola per difendermi. Sono stato io a pregarla di non dire la verità, ma sa bene che non sono un drogato e soprattutto un assassino.

"Non ti crede, David, sa perfettamente dove sei eppure non viene a trovarti." Le parole di mio padre riecheggiano nella mia mente da anni ormai, e ciò mi ha reso spoglio e apatico esattamente come questo istituto. Percorro il corridoio e mi guardo intorno. Mura bianche e pavimento in legno, quadri con rappresentazioni di vari santi qua e la, stanze prive di colori e luci.

Arrivo davanti l'ufficio del direttore del Gordon's, il centro per persone in difficoltà in cui sono stato rinchiuso da mio padre, e il forte odore di vaniglia invade le mie narici, costringendomi a fare una smorfia. Mi accomodo davanti a lui che mi guarda con la solita aria di sfida mista a sufficienza. Deglutisco a fatica e tengo gli occhi fissi su di lui, con una grande paura di sentirmi dire quello che effettivamente sento poi uscire dalle sue labbra:

"Signor Montgomery, oggi verrà rilasciato." Fa un sorriso palesemente finto ed io butto fuori l'aria che stavo trattenendo per l'ansia. "Ma non è tutto" si alza dalla sua postazione e viene verso di me, chiude la sua giacca e si appoggia al tavolo non distogliendo lo sguardo dal mio.

"Suo padre ha pensato bene che per preservare in un certo senso la sua immagine, sia doveroso farle frequentare il college di Seattle. Ha già inviato i moduli per la sua ammissione che, grazie alla parola di suo padre e al suo cognome, è stata immediatamente approvata. Studierà giurisprudenza lì, così da poter poi subentrare nello studio legale di suo zio."

Sono totalmente senza parole, hanno fatto tutto questo alle mie spalle? Come è potuto accadere?

"Suo padre la sta aspettando, si prenda cura di se stesso, David."

Mi alzo e saluto con un cenno del capo, non so proprio cosa dire se non che sono sconvolto e che mi piacerebbe tanto rimanere qui.

Lo so che è pazzesco ma paradossalmente in questo posto mi sento al sicuro, casa mia ormai non lo è più.

Torno nella mia stanza e fisso tutti i particolari per poterli portare con me, dentro di me sempre. Questo posto mi ha dato tanto dal punto di vista psicologico ma mi ha tolto tutto il resto. Non so più chi ci sia effettivamente la fuori ad aspettarmi. Metto dentro le due valigie tutti i miei vestiti. In due anni qui ho avuto tante occasioni per uscire e rivederli, ma non l'ho mai fatto per il troppo dolore che stavo provando. Solo una volta volevo effettivamente vedere Samya, ma non me l'hanno permesso e non ho mai capito perché.

Ho il mio angelo adesso [Wattys2020]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora