4.Ripetizioni

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Beatrice

Il bar di fronte alla scuola, il sabato mattina è praticamente deserto. Non essendoci lezioni da seguire nell'istituto dove noi studenti trascorriamo gran parte della settimana, non c'è la stessa affluenza che di solito è presente dal lunedì al venerdì. 

Difatti, persino Carolina - la barista - nel vedermi varcare la soglia del posto in cui lavora, strabuzza gli occhi meravigliata. 

Quando mi avvicino al bancone però sembra riprendersi e mi sorride cordialmente come fa ogni singolo giorno.

«Bea, non mi aspettavo di vederti oggi!» esclama non appena le sono abbastanza vicina. 

Carolina conosce il nome di quasi tutti i ragazzi che frequentano la mia scuola. Mi chiedo come faccia a ricordarli tutti e a riuscire sempre e comunque ad associare ogni singolo nome al volto di appartenenza. Con me e Cassandra, però è agevolata; siamo praticamente lì ogni giorno da almeno tre anni a questa parte perché la mia migliore amica, senza la sua dose di caffeina mattutina non può iniziare ad affrontare una faticosa giornata scolastica. 

«Ho appuntamento con una persona qui.» Le dico semplicemente, non volendo aggiungere altro. 

La ragazza però, si acciglia in maniera maliziosa e cerca di indagare per capire qualcosa in più: «Un appuntamento, eh?» mi chiede sporgendosi sul bancone per potermi osservare più da vicino. Quando si ferma a pochi centimetri dal mio viso, mi sento quasi giudicata dai suoi occhi verdi. 

«Già.» Mi limito a rispondere, poi prima che lei possa dire o fare qualsiasi altra cosa per mettermi in imbarazzo, le domando se posso andare un momento in bagno. 

Lei si porta una ciocca di capelli biondissimi - quasi come quelli di Cassandra, ma di un biondo naturale - dietro l'orecchio e annuisce energicamente. Non mi tiene inchiodata lì per saperne di più; dopotutto sa perfettamente che tra un po' scoprirà da sola chi sto aspettando. 

Sempre se Andrea si presenti. Sono già le nove passate, quando arrivo in bagno e controllo l'orario sul mio telefono, ma del bel Scala ancora nessuna traccia. 

Mi guardo allo specchio che in questo momento è dinanzi a me; la luce a neon di questo bagno è pessima e mette in risalto tutte le mie imperfezioni. Molto demotivata dal mio aspetto - ma anche dal ritardo del ragazzo che sto per incontrare - mi passo furiosamente una mano tra i capelli, cercando di aggiustarli nel miglior modo possibile, ma fallendo miseramente. 

Ripeto a me stessa da qualche mese di dare una spuntatina alla mia capigliatura fin troppo lunga - mi arrivano ormai quasi alla vita - ma non lo faccio mai. In fin dei conti, avere i capelli lunghi mi è sempre piaciuto!  

Faccio per poggiare le mani sulla ceramica del lavabo, ma ci ripenso proprio all'ultimo momento perché questo bagno è sporco tanto quello della mia scuola. Così preferisco poggiarle sul mio viso dandomi qualche pizzicotto, un po' per darmi la forza di affrontare questo incontro e un po' per rendere il mio colorito - pallido come al solito - un po' più roseo. 

Dopodiché faccio un bel respiro e finalmente mi decido a uscire per aspettare Andrea fuori. 

Quando ritorno in sala, però mi rendo conto di non dover aspettare nemmeno un minuto in più perché Andrea è qui nel bar, seduto ad un tavolino vicino alla grande vetrata che dà sulla strada e dalla quale si riesce a vedere la nostra scuola.

Sento il mio cuore accelerare per l'emozione. Credo di non essermi mai sentita in questo modo al pensiero di dover prendere una tazza di caffè con qualcuno, ma Andrea sembra essere una continua eccezione nella mia vita. 

Mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di avviarmi verso di lui che - impegnato al cellulare - sembra non essersi ancora accorto di me. 

Il Momento Più BelloWhere stories live. Discover now