23.Esserci

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Beatrice

«Allora, avete due ore di tempo di autonomia per pranzare.» Esordisce il professore, dopo aver attirato l'attenzione di tutti noi nel bel mezzo di piazza Starometske Namesti* «Cercate di non allontanarvi troppo o - se lo fate - cercate di ritornare qua per le quattro in punto, senza perdervi.» Quando noi facciamo per allontanarci ognuno con il proprio gruppo o amico, lui richiama ancora una volta l'attenzione urlando: «Mi raccomando: quattro in punto qui, a piazza...» Cerca di leggerne il nome sulla guida che ha tra le mani «Beh, in qualsiasi modo si pronunci!» rinuncia alla fine.

La nostra guida turistica - una donna dalle origini ceco slovacche sulla quarantina - per facilitargli la cosa gli sussurra: «Piazza dell'orologio, va bene lo stesso.»

Lui però la liquida con un gesto della mano e si allontana - burbero come non l'ho mai visto.

Non ha nemmeno tutti i torti nell'essere così nervoso in realtà, considerando la mattinata che abbiamo passato.

Tanto per cominciare, appena usciti dall'hotel abbiamo dovuto aspettare più di un quarto d'ora al freddo, che la sezione A ci raggiungesse. Dopodiché abbiamo sbagliato strada, perché la professoressa di storia dell'arte non si era accorta di aver letto la cartina al contrario. Fortunatamente ce ne siamo resi conto in tempo, e abbiamo trovato un modo per raggiungere la metro più vicina. Una volta scesi dal mezzo di trasporto, la prima cosa che abbiamo fatto è stata trovare un negozio di 'change' per poter cambiare i soldi in corone ceche. In piazza Starometske Namesti, ci siamo arrivati venti minuti dopo, e lì abbiamo conosciuto la nostra guida. Successivamente, abbiamo visitato solo per metà la Chiesa di San Nicola*, perché siamo stati cacciati via, a causa di un ragazzo dell'altra classe che faceva troppa confusione. A questo punto, la guida ha preteso che aspettassimo lo scoccare dell'ora successiva per ammirare le statuette religiose che prendono vita sull'orologio astronomico del municipio*. Infine, abbiamo impedito che Daniele Faina entrasse in un centro per massaggi erotici... E ora siamo qui.

Non biasimo il mio professore se si sente stressato, per ovvie ragioni. E non so se sopravviverà a questa giornata, visto che la guida è intenzionata a visitare tutta Stare Mesto* - ovvero l'intera città vecchia.

«Che cosa vogliamo fare?» mi chiede Ilaria, distogliendomi dai miei pensieri quando ormai siamo rimaste praticamente da sole. «Io non ho ancora così tanta fame.»

«Nemmeno io, in realtà. Potremmo fare prima un giro nelle vicinanze, e poi magari ritornare qui e comprare qualcosa da mangiare al volo.» Le propongo.

«O magari potremmo trovare Umberto...»

Mi giro di scatto a guardarla, provando a fulminarla con lo sguardo.

Parlare con lei di tutta la faccenda con Loffredi, mi ha fatto sicuramente bene. Però lei ora non fa altro che punzecchiarmi affinché io ceda, in un certo senso. Cosa che forse - e sottolineo forse - ho davvero voglia di fare. Mi piacerebbe davvero poter lasciarmi andare; in fin dei conti, mi aiuterebbe anche a capire meglio la mia posizione nei confronti di Umberto. Ma c'è sempre quella parte di me - quella razionale - che mi ricorda che non posso farlo, perché sono impegnata e il mio ragazzo è lontano chilometri di distanza da qui. Non sarebbe giusto.

Mi sento alquanto frustrata in realtà, e non so come uscirne.

«Oh guarda, è proprio laggiù!» esclama ancora la ragazza al mio fianco, indicando un punto poco lontano. Poi inizia ad avviarsi verso quella direzione, lasciandomi indietro.

Vorrei seguirla a mia volta, ma i miei piedi sembrano essersi inchiodati al suolo.

Ho evitato per tutta la mattina di guardare Umberto, pur avendolo a pochi metri di distanza. Ora che però i miei occhi incontrano la sua figura, mi sembra di aver finalmente trovato il punto giusto su cui posare il mio sguardo.

Il Momento Più BelloWhere stories live. Discover now