(Capitolo Extra) 3.Mi Sei Mancata

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Attenzione: il capitolo è a rating rosso.

Beatrice

Quando il campanello di casa suona, alzo la voce per dire a mia madre che ci penso io ad aprire, ma lei praticamente mi precede, mentre del tutto emozionata si dirige alla porta e la apre per prima.

Visto l'entusiasmo della donna che mi ha generato, non c'è bisogno che io dica chi è che è appena arrivato per farci visita, giusto?

«Umbi!» urla praticamente mia madre non appena la figura del mio ragazzo le si palesa davanti. Poi si lancia letteralmente verso di lui e gli cinge il collo con le braccia, per poterlo stringere. «Sono così felice che tu sia qui!»

Credo che dovrò scambiare quattro chiacchiere con mia madre.

Umberto - sebbene il visibile fastidio nell'essere stato chiamato con quel nomignolo che tanto odia - stringe a sua volta la donna dicendo: «Ciao Gaia, come stai?»

Sì, il mio ragazzo e mia madre hanno iniziato a darsi del "tu". Quindi rettifico: devo assolutamente scambiare quattro chiacchiere con mia madre!

I due continuano a parlarsi - praticamente sul pianerottolo, perché mia madre non lo ha neppure lasciato entrare in casa. Poi lei sembra quasi sul punto di piangere dalla commozione, quando lui le porge un sacchetto e le dice che le ha portato un souvenir dalla Spagna. Così io, dopo aver alzato gli occhi al cielo, mi decido finalmente ad intervenire affinché la mia genitrice si scolli dal mio ragazzo.

«Mamma, direi che può bastare. Perché non fai entrare Umberto?» le dico semplicemente. Ma il sotto testo è qualcosa del tipo "non vedo, tocco e bacio il mio ragazzo da otto giorni, quindi ti sarei grata se ti facessi da parte affinché io possa salutarlo come si deve."

«Ma certo!» esclama la donna, prevedibilmente entusiasta «Umbi entra! Ma ti posso offrire qualcosa?»

Umberto le dice che è a posto, che non c'è bisogno di offrirgli nulla e mentre parla finalmente entra dentro casa.

Io sto per avvicinarmi a lui, felice di rivederlo ma non appena la sua figura riesce ad essere ben visibile ai miei occhi, mi blocco di colpo, quasi impossibilitata a muovermi.

Il fatto è che prima che lui entrasse, la poca luce del pianerottolo non mi permetteva di notare un particolare importante: Umberto è abbronzato e l'abbronzatura lo rende ancora più bello e sensuale.

Quindi ora posso anche svenire, devo solo trovare un posto adatto per farlo, senza essere derisa dal diretto interessato.

«Ciao.» Mi dice lui a voce bassa, mostrandomi un sorriso così radioso da contagiarmi.

Poi - sempre sotto lo sguardo attento e vigile di mia madre - si sporge verso di me e mi circonda i fianchi per potermi stringere in un abbraccio.

«Mi sei mancata.» Mi sussurra poi. E dal suo tono traspare una sincerità che mi fa sorridere di gioia, che mi costringe a stringerlo a mia volta.

A far scoppiare la bolla nella quale io e Umberto siamo avvolti, ci pensa ovviamente mia madre che - ancora di fianco a noi e stringendo ancora tra le mani il sacchetto che le ha portato il mio ragazzo - fa, quasi commossa: «Che carini!»

Vorrei dirle che non è il caso di esagerare così tanto, dopotutto Umberto non mi ha mica chiesto di sposarlo!

Solo che lei non me ne dà il tempo e subito dopo aver parlato, si allontana borbottando qualcosa su quanto io sia fortunata e che avrebbe voluto avere la mia stessa età.

Quando Umberto si stacca, io gli prendo la mano e lo conduco verso quella che è la mia camera.

Ho voglia di stare da sola con lui; non credevo lo avrei mai detto, ma stare una settimana senza Umberto Loffredi è quasi asfissiante. Mi sembra di essere tornata a respirare solo nell'esatto momento in cui l'ho rivisto. E non esagero, purtroppo. Umberto mi fa uno strano effetto, chissà se esiste un rimedio naturale o qualche medicinale per curare questa grave forma di pazzia.

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