31.Ancora Qualcosa Da Dirti

1.3K 47 64
                                    

Beatrice

Verso le quattro del pomeriggio, qualcuno bussa alla porta della mia stanza. Quando questa viene aperta, svelando la figura snella e dalla chioma rossa della mia - ormai - migliore amica, non mi stupisco, perché la stavo aspettando.

Lei alza la mano con la quale tiene una busta in carta rigida, e la sventola per farmi capire che ha portato quello che mi aveva promesso; tra quattro giorni finalmente ci sarà il ballo scolastico, e lei si è offerta di prestarmi il vestito per l'occasione.

«Alla fine lo hai trovato...» Osservo, alzandomi dal letto e raggiungendola alla porta.

Con un gesto della mano la invito a entrare dentro, poi chiudo l'uscio alle sue spalle, mentre lei mi risponde: «Era seppellito sotto strati e strati di vestiti che non indosso più, ma ero convinta di averlo ancora.» Poi poggia la busta sul mio letto, guardandosi intorno prima di aggiungere «Questa stanza mi piace un sacco! E tua madre è di una simpatia unica!»

«Mia madre è insopportabile, in realtà.» Provo a dissentire io, avvicinandomi alla busta e tirando fuori il vestito di mio interesse. «Oddio, ma è stupendo!» le dico poi, subito dopo averlo guardato.

Il vestito è mediamente lungo, color avorio e con un corpetto ricamato con alcune perle dello stesso colore.

«Se guardi meglio nella busta, ci sono anche le ali bianche.» Mi informa la mia amica «Io l'ho indossato per l'Halloween di qualche anno fa. Quando tutte le ragazze pensavano a vestirsi da Harley Quinn, per intenderci.» L'ultima parte della sua frase vuole essere ironica, ma io sono troppo concentrata a valutare se riuscirò o meno a entrare in questo vestito, per badarci.

«Se lo hai messo tu, a me non entrerà mai.» Osservo, quasi certa della veridicità delle mie parole; Ilaria è decisamente più magra di me.

«Tanto per cominciare, a me stava un po' largo.» Inizia lei, subito dopo aver alzato gli occhi al cielo «E poi per scoprirlo, ti basta provarlo.» Dopo come se fosse a casa sua, si stende sul mio letto e afferra il computer sul quale stavo scrivendo la tesina, prima che lei arrivasse. «Dài, cambiati!» mi incita «Io nel frattempo, leggo un po' quello che stavi scrivendo.»

Così io mi spoglio velocemente, e cerco di indossare il vestito della mia amica.

«Adoro la metafora che hai attribuito alla seconda guerra mondiale: angelo della morte.» Commenta, probabilmente leggendo i vari collegamenti che ho fatto per l'esame.

Quando ho deciso di basare l'intera tesina sugli angeli, l'ho fatto chiaramente perché è una tipologia di figura che mi appartiene da vicino; ma devo ammettere che alcuni collegamenti, sono stati davvero difficili da trovare. Come, ad esempio quello fatto per storia.

«Non ti sembra un po' una forzatura?» chiedo dubbiosa alla mia amica, mentre con un po' di fatica cerco di tirare giù il vestito, praticamente bloccato sul mio seno non propriamente piccolo.

«No, in realtà penso sia una tesina molto originale... È figa!» esclama Ilaria, posando finalmente il computer e prestando attenzione a me, palesemente in difficoltà. «Aspetta, ti do una mano.» Aggiunge poi, alzandosi dal letto e raggiungendomi.

«È inutile, non mi entrerà mai.» Ripeto io sbuffando, lasciando perdere ogni tentativo e poggiando mollemente le mie mani sui fianchi.

«Non fasciarti la testa prima di cadere.» Il tono di Ilaria, è chiaramente canzonatorio «Semplicemente ti si è arrotolato tutto sulla schiena, per questo non scende.» Mi spiega poi; ed effettivamente, quando lei riesce a sistemarlo come si deve, il vestito scende giù quasi alla perfezione. Dico quasi, perché è un po' troppo corto e mi stringe un po' troppo sul seno.

Il Momento Più BelloDonde viven las historias. Descúbrelo ahora