28.Andrea

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Beatrice

Marco si avvicina a me e Ilaria sedute su una panchina, poco distante dalla fila del gate.

Siamo in aeroporto già da un'oretta, e - anche se non voglio crederci - stiamo per salutare Praga.

«Se ora vi facessi una foto e le attribuirei un titolo, probabilmente sarebbe "Vitalità".» Dice sogghignando, il nostro amico. Ed è palesemente ironico: perché io e Ilaria sembriamo essere più il ritratto della tristezza, che non quello della felicità.

Lui comunque, non ricevendo nessun tipo di risposta da parte nostra, semplicemente ci scatta una foto e borbotta un: «Ne rideremo insieme quando vi sarete riprese.» Poi va via e si avvicina ai nostri compagni di classe.

In realtà, io non so per quale motivo Ilaria sia giù di morale; evidentemente deve essere successo qualcosa ieri sera. Solo che quando lei è tornata in camera, io ero praticamente già crollata dal sonno, stremata dalle lacrime. Non ho quindi, avuto modo di chiederle se fosse successo effettivamente qualcosa.

Così decido di approfittarne ora; magari - penso - mi aiuterà anche a dimenticare per un attimo i miei drammi.

«Si può sapere che hai?» le chiedo. E giuro di provarci, a usare un tono quantomeno sereno; ma la mia voce sembra essere fiacca, senza che io possa controllarla e camuffarla.

Ilaria alza la testa - tenuta fin'ora sulla mia spalla - e mi guarda con gli occhi spenti. «Prima tu.» Biascica.

Ma io cosa dovrei dirle? Probabilmente se le dicessi di aver capito di essermi innamorata, lei mi manderebbe a cagare. Una persona innamorata dovrebbe essere felice... Beh, cazzate! Io non mi sono mai sentita più svogliata di adesso. Poi improvvisamente nella mente mi balena un ipotetico compromesso: «Facciamo che lo diciamo insieme?» propongo.

«Al mio tre.» Asserisce lei.

Conta lentamente, poi quando arriva al numero stabilito:
«Ho fatto sesso con Umberto.»
«Ho limonato con Daniele.»

Restiamo per un momento completamente sbigottite. Siamo riuscite a stupirci a vicenda.
Addirittura, io ho smesso di restare poggiata allo schienale della panchina, per scattare praticamente sull'attenti, nell'apprendere questa notizia.

«Quando pensavi di dirmelo?» le chiedo, ritornando nelle mie piene facoltà mentali.

«E tu?»

«Beh, che aspetti?» chiedo ancora, ignorando la sua domanda «Racconta!» Ma mica si vede che cerco di distogliere l'attenzione da me?

«Beh, a te è una cosa più grande.» Insiste lei, cercando di fregarmi. Poi ripete nuovamente: «Prima tu.»

Io sbuffo, mentre mi ripoggio allo schienale. Poi borbotto: «A me non finisce bene. Quindi se nel tuo caso è diverso, parla prima tu.»

«C'è una cosa che non ti ho detto, Bea.» Mi fa lei, dopo averci pensato un attimo su.

Io quasi trasalisco preoccupata. Insomma, sta per dirmi qualcosa di brutto?

Curiosa e quasi impaurita, le faccio un cenno con la testa per spronarla a continuare.

«Prima che tornasse Rebecca...» Inizia lei, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, come se fosse nervosa. «Io e Daniele ci eravamo avvicinati un po', perché io gli avevo già confidato la mia cotta.»

La mia mente mi riporta alla sera di Capodanno, a quando io avevo già avuto un mezzo sospetto. Solo che non mi aspettavo che Ilaria si fosse dichiarata. Non smetto di stupirmi, oggi.

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