12. Boxer firmati e frullatori rotti

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GWENDALINE

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GWENDALINE

«Dici che è morto?» Zayn inarca un sopracciglio, giocando con il braccialetto che ha al polso. «Se è andato, possiamo rubargli l'account Netflix?»

Scuoto il capo. «No, non è morto» sussurro, «ma dovremmo almeno controllare che stia bene.»

«Non posso neanche rubargli il Daniel Wellington?» il mio coinquilino inarca un sopracciglio, quasi ancora speranzoso che risponda alle innumerevoli domande che continua a propinarmi.

«Nemmeno i suoi jeans Diesel?» Arriccia le labbra, spingendosi in avanti per posare l'orecchio sulla porta di camera sua. Eppure, neanche questa volta, nessun cenno di vita da parte di Harry. «O i suoi boxer firmati, magari. Niente di niente?»

«Zayn, smettila!» Sbotto spazientita, pentendomi subito dopo di aver alzato la voce con lui — o meglio, nel momento in cui mette su il broncio, stringendo al petto il suo pupazzo di Bing.

Lui assottiglia lo sguardo, acquistando finalmente un po' di serietà sulla questione. «Pensi che dovrei tipo... entrare?» Chiede, parecchio confuso.

«Be' è tuo cugino.» Faccio spallucce, attendendo una risposta da parte sua, che però tarda ad arrivare.

Infatti perde qualche minuto per scrutare con circospezione il quadrante del suo orologio. «Impossibile,» inumidisce le labbra rosee «adesso passano Bing su Rai yo-yo, non posso perdermelo.» Si allontana, buttandosi a peso morto sul divano di fronte il grande maxischermo in cucina.

«Ma-» gli corro dietro, tentando invano di farlo tornare sui propri passi. «Zayn, non sei neanche un po' curioso?» Continuo, accomodandomi al suo fianco. «Ti ho detto che adesso devo vedere la tv» mi liquida con un gesto della mano ed io roteo gli occhi al cielo, completamente esasperata. «Controlla tu, dai.» afferma, quasi supplicante.

«Non credo gli faccia tanto piacere.» Ridacchio divertita, mentre lui sbuffa frustrato.

«Se entrassi io e a lui non facesse piacere, mi menerebbe,» si gira verso di me, abbracciando uno dei cuscini posati sul divano «invece il massimo che può fare, a te, è guardarti storto.»

Faccio per pensarci su e, proprio mentre mi avvio verso camera di suo cugino, Zayn aggiunge qualche qualcos'altro: «O guardarti il culo»

Scuoto il capo, decidendo di non distrarmi dal mio obbiettivo principale. Quindi alzo il pugno, intenzionata a bussare alla sua porta, mentre la sigla del cartone animato riempie il silenzio.

Mordo un labbro, dando giusto un paio di colpetti, aspettando un cenno di vita dall'altra parte, e con mio grande stupore Harry apre la porta.

Ha il viso stanco, di chi non dorme da un po' di tempo, è vestito di grigio e ha i capelli parecchio scompigliati. Non porta anelli e sbuffa sonoramente non appena mi vede.

Allungo il piatto, contenente toast prosciutto e formaggio, verso la sua direzione. Toast a cui ho aggiunto insalata e pomodori. Lui, però, scuote categoricamente il capo, rifiutando la mia offerta.

«Non mangi da ieri, Harry» Insisto, seppur invano.

«Non ho fame.» Ingoia a vuoto, inumidendo le labbra — ed io mi soffermo a riflettere su cosa dire. Ma è lui a riprendere la parola, parecchio annoiato.

«È tutto?» afferma a denti stretti, battendo ripetutamente le palpebre. È incazzato nero.

«Io e Zayn siamo preoccupati.» Faccio spallucce, continuando a spingere il piatto di ceramica nella sua direzione, questa volta con più vigore.

«Non è vero, solo lei!» Zayn urla dalla cucina. In questo momento, a sospirare esasperata, sono io.

Così decido di mollare la presa, raggiungendo la zona giorno — e con mia grande sorpresa, Harry decide di seguirmi, posizionandosi al mio fianco per strapparmi il piatto dalle mani.

«Non mi piace mangiare sul letto,» afferma monocorde «mi danno fastidio le briciole.»

Annuisco, parecchio scossa. «Buono a sapersi» asserisco — e la mia suona più come una domanda. Quasi rifletto se sia il caso di chiamare Australia, pensando che le sue smancerie possano in qualche modo tirarlo su di morale.

Incrocio le braccia al petto, giocando con il braccialetto al mio polso, osservando la figura di Zayn guardare fisso il televisore. Ormai sono abituata a guardare i cartoni animati e, in un certo senso, non nascondo di esserci affezionata.

Mi mordo la lingua, ripetutamente, per evitare di dare sfogo alla mia curiosità e fare domande che potrebbero urtarlo. D'altronde, questo è il secondo giorno di silenzi su silenzi, chiuso in camera sua. Essere interessati penso sia più che lecito.

«Harry, quando eri nel tuo periodo di riflessione spirituale, io e Gwen abbiamo rotto il tuo frullatore.» Zayn rompe il silenzio ed Harry si gira quasi immediatamente, mettendo su un espressione così arrabbiata da farmi impallidire. Non era questo il piano. Mi era accordata con lui che, quando sarebbe rimasto chiuso nella sua tana, sarei andata personalmente al supermercato per comprargliene un altro. Non si sarebbe accorto di nulla, credo.

Tutti e tre sappiamo Harry quando ci tenga a quel frullatore, considerando la sua sottospecie di ossessione morbosa per la produzione industriale di frullati ipocalorici alla frutta.

Non riesco ad aggiungere nulla che Tarzan, sbuffando, si alza, avviandosi verso camera sua col piatto tra le mani. Scuote il capo e, nel tragitto, continua a mangiare i toast — pulendo un angolo della bocca col dorso della mano.

«Te lo ricompro!» urlo, in preda ad una crisi nervosa, ma la porta di camera sua che sbatte rumorosamente mi conferma che, forse, ha recepito il messaggio. Sono i giri di chiave che mi suggeriscono che continuerà ad isolarsi.

Mi giro furiosa verso Zayn, ma lui scrolla le spalle, alzando il volume della tv.

«Qualcuno doveva pur dirglielo, Gwen.»

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