18. Dormire con me

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"Se non ci metti troppo,
ti aspetterò tutta la vita"
Oscar Wilde

"Se non ci metti troppo, ti aspetterò tutta la vita" Oscar Wilde

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GWENDALINE

Non appena Harry chiude la porta di casa dietro di sè, io mi guardo attentamente attorno, osservando la figura di Zayn allontanarsi verso il bagno. Afferro il giubbotto verde militare e lo infilo velocemente, scendendo le piccole scale del condominio.

Appena apro il cancello del palazzo, un leggero venticello mi scompiglia i capelli. Nonostante sia leggermente infreddolita, tuttavia, mi ritrovo a sorridere, ricordandomi cosa si provi a stare all'aria aperta e a vedere qualcosa che non siano sempre le quattro mura del mio appartamento.

Mi sporgo appena, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Scorgo la figura di Harry, con le sue spalle larghe, i pantaloni appena slavati e i capelli malamente legati con un elastico, e poggio la schiena al muro, aspettando che si giri e mi noti.

Quando fa ritorno verso il cancello del condominio e, di conseguenza, verso la mia figura, si acciglia, fermando di scatto i suoi passi. Io abbasso gli occhi verso la punta delle mie scarpe poggiando i palmi sulla superficie fredda del muro.

Lui si avvicina, ora ad una spanna dal mio viso. Passiamo da un bacio a fior di labbra ad un contatto soffocante, bisognoso, dettato da lussuria pura.

«Questa cosa mi sembra fin troppo illegale.» Sospiro e le sue labbra si increspano in un sorriso appena accennato.

«Se ci attenessimo a farlo tra le mura di casa nostra sarebbe piuttosto ordinaria come cosa, non pensi?» Ribatte lui, spingendomi verso sé.

«Avevo bisogno di prendere un po' d'aria.» Scrollo le spalle, facendo finta di star osservando qualcosa di particolare sul lampione della stradina. Harry segue il mio sguardo, confuso, per poi girarsi e notare la coinquilina di Sidney.

«Ciao.» Sorride lui, agitando leggermente la mano in segno di saluto. Lei ricambia velocemente, per poi scrutarmi da capo a piedi. Per questo motivo, mi trovo a posare lo sguardo sulla figura minuta della ragazza, stretta in un cardigan rosa. Mi limito a salutarla con un cenno del capo, senza spostare il palmo della mia mano dal petto del ragazzo, e osservando ogni suo movimento fino a quando non scompare dal mio campo visivo.

Quando ciò accade, Harry mi solleva il mento con due dita, per poi inclinare di poco il volto. Subito dopo le nostre labbra si ritrovano impigliate in un bacio delicato, casto; breve e graduale. Si avvicina un altro po', per far in modo che la punta del mio naso sfiori la sua.

Sospiro quando si scosta, afferrando il suo labbro tra i miei denti per tirarlo leggermente. Lo lascio andare, tenendo ancora i miei pugni stretti attorno al colletto del suo giubbotto in pelle. Torno alla mia altezza naturale, smettendola di issarmi sulle punte, ed i suoi occhi si illuminano di divertimento.

«Be'» inclina il capo lateralmente «sbagli a uscire per prendere un po' d'aria con me, Gwen.»

Aggrotto le sopracciglia, non afferrando cosa voglia dire. Aggrotto le sopracciglio, aspettando che dica qualcosa.

«Perché io sono mozzafiato, Jones.» Fa schioccare la lingua sul palato, afferrandomi per i fianchi con una stretta piuttosto salda.

«Bravo Tarzan.» Annuisco, cercando di non lasciarmi andare ad una sentita risata. «Vedo che stai facendo progressi.»

«Dormi con me stanotte.» afferma d'un tratto, armandosi di sicurezza.

«Non per fare sesso,» specifica, inumidendo le labbra. Io incrocio le braccia al petto, studiando il suo sguardo confuso. «Non che io non voglia, sia chiaro.» Si ferma di scatto, socchiudendo gli occhi, nervoso come un adolescente alle prime armi.

«Questo non si significa che io voglia portarti a letto, cioè lo voglio ma-» stringe i palmi in due pugni e reclina la testa all'indietro. Nel frattempo mi trattengo dal ridere per la sua evidente difficoltà.

«Sei una stronza.» Dice a denti stretti nel momento in cui capisce che io, da questa situazione, ne sto traendo solo divertimento.

Scrollo le spalle, aspettando che finisca di parlare.

«Il fatto è che con...» sbuffa, puntando lo sguardo altrove «tutta quella storia di mio padre, l'ultima cosa di cui ho bisogno è dormire in un letto troppo grande per una persona sola.»

«Stai facendo leva su tuo padre per farmi dire di sì?» domando con ironia, mantenendo una punta di incertezza per paura di poterlo offendere.

Lui fa spallucce. «Si, forse.» schiocca la lingua sul palato.

«Non ce n'era bisogno, in ogni caso, perché avrei detto di si comunque.» Poso le mani sul suo petto, mentre i suoi palmi si tengono saldi sui miei fianchi, avvinghiando il mio corpo al suo. «E ancora devo capire perché tu sia l'unico ad avere un letto matrimoniale.» ridacchio. Lui, in risposta, alza gli occhi al cielo, lasciando la questione in sospeso.

«Chiederei a Zayn, ma lui russa e non mi fa dormire.» Lui arriccia il naso.

«Chi ti dice che non lo faccia anch'io?» Inarco un sopracciglio, mantenendo un'espressione impassibile.

«Almeno sei nettamente migliore da osservare.» Ridacchia, indietreggiando di qualche passo.

«Il tuo ragionamento non fa una piega.» Ammetto entusiasta, annuendo leggermente. «Lo faccio ad una condizione, però.» Aggiungo, all'ultimo secondo.

«Qualunque cosa sia, ci sto.» Infila le mani nelle tasche dei jeans, pronto a tornare di sopra.

«Volevo chiederti di insegnarmi a giocare in GTA.» Mordo il labbro inferiore, esalando una boccata d'aria pulita. «Ma se la metti così, però, butto io la spazzatura fino a Giugno.» Arriccio le labbra, tornando verso il portone del condominio, cullata dal silenzio della strada deserta. E non c'è bisogno che io controlli che lui sia dietro di me, poiché è il rumore dei suoi passi a darmene la certezza.

StuckWhere stories live. Discover now