30. Il matriarcato tra i babbuini

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GWENDALINE

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GWENDALINE

C'è qualcosa nello sguardo di mia sorella che proprio non mi convince, come il ghigno che tiene stampato in viso. Tamburella i suoi polpastrelli sul granito, facendomi sospirare. Il rumore dell'acqua, che scorre nelle tubature del bagno, spezza il silenzio e io allungo le labbra in una linea sottile.

<<Non ho tutto il pomeriggio, sorella>> sbotta d'improvviso, accavallando le gambe e sedendosi sullo sgabello. Fa uscire dalla sua pochette il fedele specchietto acqua marina, passando un altro po' di gloss.

Schiocco la lingua sul palato, incrociando le mani e posandole sul bancone <<Da dove comincio?>> scrollo le spalle. Presto il mio mento si poggia sul palmo, mentre la osservo con sguardo innocente — che poi, tanto ingenuo, non è.

<<Forniscimi la misura, ad esempio>> propone, battendo velocemente le ciglia e facendomi ridere istericamente.

Mi ci vuole un colpetto di tosse per riprendermi. Utilizzo gli indici di entrambe le mani, distanziandoli di una ventina di centimetri gli uni dagli altri. Sgrana gli occhi, divertita, e batte le mani in modo giocoso — come si stesse congratulando con la sottoscritta. Scuoto il capo, distanziando le mie dita giusto di un altro paio di centimetri e facendola accigliare.

<<Forse questa è quella giusta>> mordo l'interno della guancia, sentendo il sangue affluire alle gote. Tuttavia non credo di essere arrossita per via dell'argomento trattato nella nostra conversazione — che è tra noi all'ordine del giorno, si può dire — ma, più che altro, per tutte le curiosi fantasie che sono seguite.

<<Complimenti, soldato>> batte una mano sulla mia spalla, sorridendo in maniera genuina. Afferra la sua borsa, facendomi capire che abbia intenzione di uscire.

<<È tutto quello che vuoi sapere?>> mi acciglio, allargando le braccia. Lei fa per pensarci, onestamente, per poi assottigliare lo sguardo. Inclina il capo di lato, tornando a sedersi.

<<Che dire, Aguacate, mi avevi già convinta>> ride tra sé e sé <<Ma, prego, va avanti e deliziami con la tua vita sessuale.>>

Arriccio le labbra, sospirando. Mi prendo la briga di versare un po' di tè freddo ad entrambe, pur sapendo che mia sorella sia restia alle bibite particolarmente zuccherate o gassate — dato che afferma di sentirsi un palloncino ogni volta.

<<Mi ha fatto un lavoretto sul lavandino>> dico tutto d'un tratto, allungando il bicchiere, con pollice e indice, verso la sua direzione. Il mio sguardo malizioso saetta lungo l'espressione di stupore dipinta sul suo volto, provando a catturare ogni singola riga d'espressione.

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