24. Trepidazione

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This chapter is dedicated to touching.

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GWENDALINE

Rotolo giù dal letto con un tonfo sonoro, strizzando gli occhi e trattenendomi dall'urlare nel momento in cui le mie braccia si trovano schiacciate contro le mattonelle color crema, con il mio corpo ancora in stato dormiente. Ci metto un po' di tempo a svegliarmi del tutto, rivolgendo un'occhiata veloce all'orologio digitale sul comodino. Sono le tre e ventitré e dalla finestra socchiusa arrivano i lievi rumori della notte, con il fresco venticello che scuote il mio corpo in una serie di brividi.

Mi isso sui gomiti, mettendomi a sedere. Ho indosso solo una maglia molto larga, le cui maniche arrivano quasi al gomito e la lunghezza a stento nasconde le mie natiche da occhi indiscreti. Porto una mano tra i capelli scompigliati, tentando di sciogliere i nodi con le mie dita, che provano aspramente a pettinare la folta chioma ribelle. Persino i miei occhi bruciano, mentre trovo estremamente fastidioso il ronzio proveniente dai lampioni lì fuori, appesi a fili che hanno tutta l'aria di essere sul punto di spezzarsi.

Per il silenzio della notte ho sempre provato una certa attrazione, amando l'idea di girovagare per le stradine della capitale, in modo del tutto indisturbato, mentre provo l'atmosfera che quest'imponente città trasuda da ogni poro.

Mi alzo, afferrando un elastico e raccogliendo i capelli in una crocchia attraverso passaggi semplici, non badando a ciocche fuori posto o semplicemente quanto sia centrato sul mio capo: sono solo sollevata all'idea di non avere delle ciocche a solleticarmi il collo perché, seppur ai primi di maggio, qui fa un caldo da manicomio.

Essendo ufficialmente il quattro, infatti, rimugino sulle cose che potrei fare nelle settimane a venire. Finalmente sembra esserci concessa un po' più di libertà e non vedo l'ora di poter tornare lentamente alla mia normalità.

Mi trascino verso la cucina, facendo prima una tappa al bagno. Spazzolo i denti per l'ennesima volta, per poi sciacquare il viso delicatamente.

Strofino l'asciugamano di spugna bianca sulle mie labbra, ricordandomi del bacio leggero e casto che Harry mi ha lasciato questa sera, subito dopo la cena. Successivamente, ognuno si è ritirato nelle proprie stanze e, dopo essermi scervellata su come sarebbe potuta finire diversamente la serata, sono caduta nel mio sonno più profondo — mentre il mio cervello proiettava sogni alquanto bizzarri, dove Zayn faceva le bolle di sapone con Spongebob e Harry prendeva posto dietro la cassa, il tutto mentre lavavo il pavimento del krusty krab.

Il sonno mi passa totalmente quando il mio intero corpo freme all'idea di bussare alla sua porta per infilarmi sotto le sue coperte, beandomi della comodità inaudita di quel materasso.

Interrompo le mie fantasticherie nel momento in cui il mio stomaco brontola, facendomi intendere che sia arrivato il momento di saccheggiare il frigorifero. Prima di dirigermi in cucina, però, pettino velocemente i capelli, posando la spazzola sul mobile ligneo nei pressi del lavabo — tentando di reprimere il grande sorriso che increspa il mio volto alla sola idea di poterlo incontrare.

StuckWhere stories live. Discover now