17. Gelato alla vaniglia

8.5K 323 137
                                    

GWENDALINE

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

GWENDALINE

"E poi succede che stiamo bene insieme
senza nessun perché"
Possibili scenari - Cesare Cremonini

Gioco con il toast all'interno del mio piatto, prendendo un sorso d'acqua fredda, mentre fisso il libro aperto sulla scrivania. Il rumore della pioggia, che irruente scende lungo i vetri dei lucernari, fa da sottofondo. La piccola lampada, che emana luce calda su fogli, matite, penne e libri, illumina fiocamente l'ambiente ed io reclino la testa all'indietro, facendo tamburellare le dita sulla superficie lignea.

Presso le labbra una sull'altra, prendendo un pastello turchese e cominciando a mordicchiare la sua estremità. Poi lo faccio, di nuovo, ancora e ancora. Sfoglio le pagine che mi restano e passo in rassegna a parole, immagini, titoli in grassetto, post it malamente attaccati e con una scrittura grossomodo indecifrabile.

Bussano alla porta ed esito per una manciata di secondi, gettando un'occhiata ai vestiti vecchi che indosso. «Avanti!» sussurro, battendo nervosamente il piede ed inclinando il capo di lato.

Zayn fa capolino da dietro la porta, sorridendo calorosamente. «Non hai mangiato?» indica la cena, non ancora toccata. Io arriccio il naso, scuotendo appena la testa.

«No, perché-» non faccio in tempo a rispondere che le sue sopracciglia si aggrottano, mentre assottiglia lo sguardo.

«Questo significa che posso mangiarlo io?» fa schioccare la lingua sul palato, con le braccia incrociate — ed io annuisco, scrollando le spalle. Non ho così tanta fame, in fin dei conti.

Lui sorride, mordendo il toast ancora caldo e saltellando sul posto. Mi limito a sorridere per cortesia, osservandolo stranita.

«In realtà sono venuto per chiederti una cosa.» Con il pollice prende la maionese caduta al bordo del piatto, per poi portare il dito in bocca velocemente, ingerendo la piccola quantità di salsa.

«Spara.» Scrollo le spalle, osservando con la coda dell'occhio lo schermo del mio cellulare, che si illumina per notificarmi l'arrivo di qualche messaggio. Zayn, dalle mie parole, sembra scosso e confuso, mentre si guarda attorno.

«Ma la mia pistola l'ho lasciata di là.» Balbetta, guardandosi attorno, ed io boccheggio, non sapendo bene cosa dire.

«La tua cosa?» enfatizzo l'ultima parola con un cambiamento repentino della voce, battendo velocemente le palpebre dallo shock.

«Cioè, tieni una pistola in questa casa?» Inarco un sopracciglio, riprendendo posto sulla sedia. Sento di avere un collasso solo all'idea che uno come Zayn possa impugnare una Beretta.

StuckWhere stories live. Discover now