5|Chiacchierata con Athariel

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«Per stasera abbiamo finito, puoi tornare a casa»

Tirai un sospiro di sollievo mentre mi sedevo su un tavolino da pic-nic vicino al lago e mi medicavo i tagli e le sbucciature.

«Lo sai che potresti farlo con i tuoi poteri?»

«Sì ma non ho più energia... Se li usassi sverrei»

«Giulia, stiamo proprio lavorando su quella»

«Lo so, lo so... Ma è difficile, va bene? Non sono come gli altri prescelti. Loro hanno passato le loro intere vite ad allenarsi, io solo qualche mese...»

«E loro hanno ricevuto il risveglio molto prima di te, in effetti...»

«Risveglio?»

«È quando ti appare il marchio. Più tempo passa dalla sua apparizione più i poteri crescono ed è per questo che devi allenarti costantemente. Perdere il controllo è facile... specialmente se riesci a controllare tre elementi»

Mi disinfettai la ferita con l'acqua ossigenata e digrignai i denti strizzando gli occhi così forte che mi sembrava di comprimerli anche da dentro.
Bruciava così tanto che mi sembrava di averci appiccato un fuoco.

«Gli altri prescelti quanti elementi possono controllare?»

«Uno, al massimo due. Ecco perché è singolare il tuo potere. Nelle varie generazioni dei Mikael, la famiglia di prescelti che ogni trecento anni offrono il loro primogenito alla causa della Grande Guerra, è normale averne tre»

«Ma io non sono una Mikael...» sussurrai.

Athariel si prese una breve pausa di riflessione. «Mikael o non Mikael, sei tu la prescelta. Per quanto io cerchi di proteggerti, però, sarai sempre nel mirino dei Mikael poiché non possono controllarti pienamente o allevarti come hanno allevato la loro primogenita. Temono più di tutti che tu possa far fallire i Celestiali» Rinfoderò la spada. «Ti sto allenando in modo che tu dimostri loro il contrario»

«Io ancora non capisco. Perché scegliere me invece della primogenita dei Mikael?»

Athariel rimase in silenzio a osservare le piccole onde che si infrangevano sulla sponda.

«Dicono che una bussola, se incontra un campo magnetico maggiore di quello del polo nord, punti su quello. Evidentemente la Mikael in questione non ha attirato l'attenzione su di sé più di quanto l'abbia fatto tu. Immagino tu abbia un destino difficile davanti, ma non spaventarti, non sarai sola nel tuo cammino»

«Spero che i Grandi 7 siano gentili»

«Non lo sono» Athariel distrusse le mie speranze. «Sono stati allenati duramente sin da piccoli, la gentilezza non è la loro virtù primaria. Ciò che tu devi cercare in loro è il coraggio, oltre che all'esperienza. Un combattente inesperto è utile quanto una spada ancora inserita nel fodero: potrà ferire superficialmente, ma non potrà mai essere al pari di una lama affilata»

Annuii lentamente, cercando di assimilare quanto mi stesse dicendo.

«Se vuoi un consiglio: diffida dei Mikael. Di tutti i Mikael. Perché adesso sei ancora piccola e ingenua, ma quando crescerai, quando ti renderai conto della loro vera natura, vorrei che non sia troppo tardi per te»

Aggrottai le sopracciglia. «Ma loro non sono i buoni?»

Forse era una mia illusione, ma mi parve vedere una smorfia ironica nel volto del guerriero. Una smorfia. Emozioni. «In questo mondo capirai presto che non esistono divisioni nette tra buoni e cattivi. Ci saranno sempre il bene nel male e il male nel bene e poi, oltre a questo, ci saranno coloro a metà tra queste due apparenti fazioni. A loro, più che a tutti, devi stare attenta»

«Starò molto attenta, allora»

Il guerriero annuì deciso. Era proprio quello che voleva sentirmi dire.

Mi rialzai fissandolo nei suoi occhi dorati in cerca di risposte.
Inizialmente non vidi nulla in quegli occhi dall'apparenza freddi e composti, proprio come lui voleva sembrare.

Poi iniziai a scavare dentro. Riuscivo a sentire il suo dolore. Era grande, ben più grande di qualsiasi dolore che qualcuno avesse potuto sopportare e se lo portava sulle spalle da quasi mille anni.

E c'era del rimorso. Mi guardava come se mi avesse fatto qualcosa di terribile e si sentisse in colpa.
Eppure lo conoscevo solo da qualche mese e non mi aveva fatto nulla di male.

«Giulia, basta fissarmi» mi rimproverò scansandomi gentilmente. «Ora vai a casa a riposare. Ci vediamo domani»

«Ma-» alzai lo sguardo per ribattere, ma Athariel era già scomparso.

"Ottimo" pensai. "Non mi vuole mai dire nulla..."

Ritornai a casa distrutta e mentre stavo per mettermi a letto vidi di sfuggita la camera dei miei genitori con la porta socchiusa e la luce spenta.
Mi avvicinai in punta di piedi e li osservai dormire pacificamente.

Loro non sapevano nulla su di me, su quel che avrei dovuto fare. Richiusi la porta facendo attenzione a non fare rumore. L'ultima cosa che volevo era svegliare i miei genitori e dover spiegare loro tutto quanto.
No, non erano pronti a sapere la verità, mi avrebbero impedito di svolgere il mio compito.

Mi infilai sotto le coperte tirando un sospiro di sollievo. Non potevo sentirla, ma sapevo che la mia schiena mi stava ringraziando per essermi sdraiata.

Sfiorai il metallo della mia collana, fissando il buio intorno a me.

"Diffida dei Mikael"

Perché? Perché non dovevo fidarmi? Perché mi odiavano?

Gelosia?

Desiderio di controllo?

Paura?

Scacciai il pensiero, chiudendo gli occhi.
Non riuscivo a notare la differenza, li avevo chiusi davvero?

"Basta domande. Ci penserò domani".

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