7|Una nuova compagna

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Misi la schiena contro al calorifero mentre il mio professore di matematica stava interrogando alla lavagna un paio di miei compagni che erano risultati insufficienti nella verifica.
Il calore era piacevole, specialmente perché quello era uno dei giorni più freddi dell'anno e la mia classe era sempre gelida la mattina. 
Molti compagni, quelli dall'altra parte, senza calorifero, rimanevano col cappotto a rabbrividire mentre io e quelli del lato sinistro ci godevamo quel piccolo lusso.

Eleonora si girò verso di me, notando il mio sguardo stanco. «Stai bene?» mi chiese a bassa voce.

Sorrisi. «A parte il fatto che continuo a fare incubi, sì, sto bene»

«Oh, ti capisco»

Aggrottai le sopracciglia. «In che senso?»

«È che sogno sempre cose assurde. C'è una persona mascherata che mi afferra e... e niente, non preoccuparti»

Inclinai leggermente la testa. «Sicura?»

«Sì, non preoccuparti»

«Se lo dici tu...»

Ruotai leggermente e iniziai a riscaldarmi anche la manica sinistra.
Il professore sembrava averne ancora per molto con i miei compagni, potevo rilassarmi ancora un po'.

L'idea di portarmi avanti con i compiti non mi sfiorava minimamente. Li avrei fatti appena tornata a casa, proprio come ogni pomeriggio.

Iniziai a sentire uno strano fischio nelle orecchie. Era una nota acuta che mi tormentava la mente, facendomi pulsare la zona destra della fronte.

Mi portai una mano su quel punto, premendo per alleviare il dolore. Niente, non riuscivo a farmelo passare.

Mi mancò il fiato e mi si tapparono le narici. Il sangue mi gocciolò sul banco.
Due piccole righe rosse mi bagnavano le labbra e il mento. Riuscivo a sentire il sapore metallico del mio stesso sangue. Era nauseante.

«Giulia?!» Eleonora parlò a voce troppo alta. Tutti si voltarono a guardare cosa stesse succedendo.

Afferrai un fazzoletto e mi coprii il naso, ma ormai il danno era fatto.
Il professore mi disse tranquillamente di andare a sciacquarmi il naso e permise ad Eleonora di accompagnarmi.

«Ti senti meglio ora?» mi chiese lei, passandomi un fazzoletto per asciugarmi.

Ne strappai due pezzi e li appallottolai, infilandoli nelle narici. Si tinsero subito di rosso. «Più o meno. Sento odore di sangue, bleah»

«Ti capita spesso?»

Feci spallucce. «Solo a volte. Credo sia legato allo stress per gli esami»

Eleonora ridacchiò. «Tu, che hai affrontato Mr. Slave, gli Élite e l'intera Accademia hai così tanta paura per un esame?»

«Be' sì...»

Mi diede una gomitata con fare scherzoso. «Non preoccuparti, non sarà la fine del mondo. Io so che puoi superare ogni cosa»

«E come fai a sapere che non farò un disastro come sempre? Non puoi prevedere il futuro»

«Forse non sono una veggente, ma ti conosco e so di cosa sei capace. Un esame? Per te sarà una passeggiata» Si avvicinò, osservando i tappi che mi ero fatta col fazzoletto. «Direi che non esce più nulla. Possiamo tornare in classe»

«Okay, mammina»

Mi diede una leggera spintarella e ridacchiò insieme a me. Adoravo il suo sorriso. Era così spontaneo e dolce. Riusciva a illuminarmi l'anima. 
Volevo poter catturare quell'immagine e tenerla nel cuore per guardarla tutte le volte che ne avevo bisogno, ma la memoria ha dei limiti.

I Grandi 7Where stories live. Discover now