{CAPITOLO DUE}

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"Jimin, perfavore...lasciam-"

Taehyung sgranò gli occhi iniziando a parlare ma in quel momento le mie orecchie non riuscivano a tollerare la sua voce, potevo dire di averla trovata irritante e fastidiosa. Gli rivolsi uno sguardo, che non volevo sembrasse tanto disgustato, ma a quanto pare la moa espressione valeva più di mille parole, e girai i tacchi andando a passo svelto verso la classe.
Sentii i vari richiami di Jungkook e Taehyung che cercavano di farmi tornare indietro nonché gli stessi passi che usavano per raggiungermi, ma ciò non faceva altro che aumentare la mia voglia di non vederli, ascoltarli, stargli vicino.

Sentivo un vuoto che sembrava essere spaventosamente grande. Mi avevano tradito, mi avevano fatto stare all'oscuro di tutto, mi avevano nascosto una cosa così fondamentale e importante, facendomi gongolare in una realtà impossibile per me da superare. Almeno per adesso, ora.

Entrai in classe, prima che potessero fermarmi e mi sedetti, lontano da loro, seguendo la mattinata come meglio potevo. Le lezioni passarono, infatti, abbastanza tranquille, cercai di prestare attenzione a tutto ciò che il professore aveva da dirci nella sua immensa spiegazione verso la letteratura, ma il punto fisso continuava ad esserci, c'era ancora e non riuscivo a sopportarlo o ignorarlo per altre ore avendo di fianco, nella fila di banchi opposta, coloro che avevano creato questo malessere in me.

Feci un bel sospiro prima di alzarmi  catapultandomi fuori dalla classe, dopo che essa fu abbastanza vuota per via della pausa, andando velocemente verso il primo bagno presente a scuola; chiusi la porta, appoggiai lo zaino atterra e mi sedetti contro l'unica parete, portandomi le gambe contro il petto.
Rimasi a fissare quella stanza proprio come se ad entrare era stata la prima volta e mi soffermai a guadare ogni minimo dettaglio mentre delle leggere e calde lacrime cadevano dai miei occhi, ricordando ancora una volta, tutto.

Per essere un diciannovenne, la mia vita non era stata granché, l'unico che mi era rimasto vicino sempre, nella gioia e nel dolore proprio come un marito, fu lo stesso Taehyung. E come, mi chiedevo, come la mia anima gemella, il mio migliore amico, il mio confidente, poteva farmi questo? Pensare a questo discorso, visto da questo punto di vista, mi portava, però, ad essere come un egoista, un bambino e per di più un irragionevole, ne ero conoscente dopotutto, ma lui lo sapeva, sapeva e aveva totalmente ignorato. Questo faceva davvero tanto male.

Tirai sú con il naso più e più volte, finché non mi resi conto di star per piangere sul serio e per questo decisi di sfogarmi del tutto, una volta e per sempre. Sarebbe stato meglio, per me e per quel piccolo spazio dentro al mio corpo troppo pieno, quanto vuoto, da poter contenere ancora, e quindi strinsi le mani attorno alle ginocchia poggiando la testa sulle braccia continuando nel mio pianto affinché si sarebbe calmato velocemente donandomi dei piccoli sollievi.
Passai dei minuti in questo modo, forse anche di più di qualche minuto visto che solo dopo mi resi conto di essermi rilassato più del dovuto.

Ero svenuto o stavo dormendo?

Scossi la testa, come a risvegliarmi, e aprii un occhio trovandomi nel mio adorato e isolato bagno, corrugai la fronte sentendo attorno a me un aura diversa, strana. Qualcosa nell'aria mi trasmetteva tranquillità e sembrava totalmente assurdo.

Io ero assurdo. Probabilmente stavo impazzendo.

Scossi la testa alzandomi velocemente. Avevo pianto troppo, avevo subìto una grossa batosta e adesso tutto mi si stava ritorcendo contro, compresi gli effetti collaterali. Nervosismo, insonnia, ansia: le avevo tutte.
Ridacchiai a quel pensiero e mi appoggiai al lavandino aprendo il rubinetto, con una mano tremante come il resto del corpo, per potermi servire dell'acqua che sciacquò via il gonfiore dagli occhi per poi alzare leggermente lo sguardo guardandomi allo specchio.

Sgranai gli occhi e urlai appena vidi che non ero totalmente solo, quello non era il mio riflesso, quello che vedevo non ero io.
Che diamine stava succedendo?
Rimasi immobile e a bocca aperta, shoccato come l'urlo di Munch, cadaverico come la carnagione del riflesso nello specchio. Una sagoma quasi fantasma.

"Hey...non avere paura" sussurrò dall'altra parte

Quella, quella era la stessa voce, quella era la voce che riusciva a calmarmi, che riusciva a mettermi a mio agio nei momenti no. Ed era arrivata anche questa volta.

Mi appoggiai lentamente al lavandino per poi sentire un forte mal di testa, tale da farmi perdere i sensi. Caddi, quindi, disteso sul pavimento di quello sporco e freddo bagno.

I miei occhi si aprirono in automatico e vidi davanti a me il paesaggio tanto descritto e già conosciuto, solo che non ero sulla sdraio davanti al mare e non era notte, bensì giorno, faceva caldo e mi trovavo seduto su una panchina, situata nella parte più alta dell'isola che affacciava a quel panorama fantastico.
Sorrisi rimanendone meravigliato e respirai a pieni polmoni quell'aria così pura e limpida. Mi sentivo bene, stavo davvero bene.

Perché non potevo restare lì?

Rimasi fermo a godermi il momento, finché non sentii una mano sulla spalla.
Ci giurai fino alla fine che quella era la stessa mano, me lo sentivo.
Stavolta non sobbalzai così tanto, in un certo senso me lo aspettavo già. Ne rimasi solo di nuovo sorpreso, tutto qua.

"Jimin, non avere paura"

Grazie al cielo, era la sua voce. Finalmente.

"Posso sapere chi sei?" sussurrai, leggermente, provando a tenere la stessa andatura della sua aura, stavolta però senza paura.

"Meglio di no, per adesso. Voglio che mi vedi sottoforma di altre cose"

Già, infatti volevo ricordargli che è stato tutto alquanto emozionante sentire ogni volta una presenza ovunque andassi, l'ultima volta sentire la sua mano e stavolta addirittura il riflesso di uma nuvola a forma di sagoma umana.
Interessante.
"Vuoi farmi morire ogni volta?" sbuffai

Rise leggermente
"Oh, no, giuro che sono buono e non voglio farti del male"

Era il suo tocco, la sua risata a mettermi così tranquillità? Probabilmente non potevo dargli altra spiegazione.

"Devo fidarmi? Sembra che tu mi stia drogando"

"Lo faccio per farti stare meglio e non è droga, idiota"

"Quindi è colpa tua se mi sento cosi? Chi sei? Cosa vuoi da me? Rispondi!"

"Devi svegliarti adesso Jimin, vai e sii forte" strinse leggermente la mano sulla spalla per poi piano piano lasciarla.

"No aspetta hey!" lo richiamai voltandomi di scatto, convinto di poterlo vedere, almeno per questa volta.

Ne avevo bisogno.

Ma non c'era più, niente più e lo scenario diventò ancora una volta sfuocato.

"Sir Dream"//Yoonmin (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora