32 • Vacanze •

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Una settimana dopo dalla visita ginecologica, Federica ancora non vuole vedermi. Ha parlato con Lewis e ancora non mi informa di come sia andata. Non voglio forzarla a parlare, ma ho seriamente paura di cosa può essere successo.

Decido di presentarmi direttamente da lei, Giovi mi accompagna in macchina. Mi chiede se sono sicura di ciò che sto facendo e dopo avergli risposto di sì, dice che aspetta qui sotto.

Annuisco e scendo, vado a passo veloce verso il condominio.

Nel momento in cui suono il campanello, non sento nulla muoversi dentro. Forse è con qualcuno, o ha semplicemente capito che sono io. Apre la porta piano, come se avesse paura.

"Posso?" Chiedo sottovoce, Fede mi fa entrare subito.

"Non ti fai sentire da giorni, mi sono preoccupata."

"Hai ragione, ma dovevo riflettere da sola. Ti avrei chiamato tra poco. Siediti, vieni." 

Ci sediamo, dopo che abbiamo preso dei succhi di frutta e ci siamo messe comode l'una accanto all'altra.

"Lewis non riusciva a credere ai suoi occhi. Non so per quanti minuti ha guardato l'ecografia. All'inizio sorrideva, diceva di essere contento, ci siamo baciati come una coppia... Stabile. Sembrava tutto troppo bello."

Poggia il succo di frutta sul tavolinetto, si morde l'interno delle labbra, fa sempre così quando deve trattenere le lacrime.

"Poi ha detto che cosa avessi intenzione di fare con il bambino, ho detto che mi sarebbe piaciuto tenerlo e magari crescerlo insieme. In quel momento si è spento, è diventato serio e mi ha chiesto più volte se fossi sicura di farlo nascere. Ha cominciato a dire se preferivo darlo subito in adozione una volta nato, oppure che se volevo abortire lui mi avrebbe messo in contatto con uno dei migliori dottori e avrebbe pagato e fatto tutto lui."

"Ma cosa..." Dico io sconcertata.

"Gli ho detto che a quel punto volevo il bambino. Lui ha detto letteralmente che non mi avrebbe aiutata, che non voleva essere padre adesso. Voglio continuare a correre e vincere, mettere su famiglia e occuparsi adesso di un figlio non mi permetterebbe di farlo, ha detto. Poi ha anche detto che con il suo tipo di vita in questo momento non sarebbe capace di occuparsi di lei o lui come vorrebbe, non sarebbe un padre presente e adatto."

"Cosa è successo quindi? Cosa avete deciso?"

"Abbiamo alzato un po' i toni, poi ci siamo resi conto che non potevamo continuare così. E allora me ne sono andata. Porterò avanti da sola la gravidanza e crescerò io questo bambino. Se lui vorrà aiutarmi o essere presente in futuro bene, altrimenti basterò e avanzerò io per mio figlio. O figlia."

Una lacrima le scende dal viso, lenta. Gliela asciugo e poi la stringo più forte che posso.

"Il tuo bambino non sarà solo. Ci sarò io, i tuoi genitori, Giovi e Raf come zii. Avrà una famiglia e delle persone meravigliose accanto. Sei coraggiosa Fede a fare una cosa del genere. Ma la prossima volta che ti serve aiuto, non esitare. Lo sai."

Annuisce, appoggia la faccia sulla mia spalla. In quel momento il citofono suona, mi alzo io al posto di Federica e trovo Antonio, con un sorriso abbastanza forzato sul volto non appena vede la mia amica che si asciuga le lacrime.

Passato un bel po' di tempo calmando la bionda, ordiniamo la pizza per cena, visto che ci ha invitato a restare. Aspettando le tre pizze, parliamo delle varie notizie della F1, della cena con i miei di una settimana fa, una delle sere più belle della mia vita.

Mamma che continuava a dirmi quanto fosse educato e carino Antonio, ma che secondo lei aveva i capelli troppo lunghi "stile Nostro Signore", testuali parole. Papà e Antonio che da veri nerd di Formula Uno e ciclismo sono stati a parlare appassionati fino a quando non ce ne siamo andati. Almeno è sicuro che gli sta simpatico, forse troppo.

"Andate insieme in vacanza?"

"Sì..." Rispondo io alla domanda di Federica.

"Andiamo una settimana dai miei in Puglia, a Martina Franca. Almeno può anche conoscere la mia famiglia."

"Che bello, allora avete iniziato a fare le cose proprio sul serio, eh?"

Annuisco, poggio la testa di lato, sulla spalla di Giovi. Un pizzico di amarezza si può notare nello sguardo della mia amica.

"Lei è preoccupata di non piacere alla mia famiglia, non so quante volte devo dirglielo di stare tranquilla. La ameranno, proprio come ho fatto io."

"Lei si va subito nel panico, la conosciamo." Federica appoggia la precedente affermazione di Antonio.

"Scusate se sono qui eh!" Esclamo ridendo, provo a fingermi offesa, ma scoppio a ridere.

•••

"Adoro la Puglia! Ti sto invidiando tantissimo!"

La voce di Raffaele riecheggia nella Giulia di Antonio, con il vivavoce del telefono. 

"Disse colui che passerà un mese a Santorini per un set fotografico per costumi da bagno." Replico, abbassandomi gli occhiali da sole perché mi sto letteralmente cecando con i raggi diretti.

Subito dopo Antonio mi ricorda la presenza dell'aletta parasole abbassandola, trattenendo le risate. 

"Ho già visto che qui alloggia Russell, se lo becco gli chiedo una foto. Mentre Charles Leclerc è a Mykonos con la fidanzata. Insomma, sono circondato da piloti di Formula Uno a quanto pare."

"Peccato, in Toscana potevi beccare Kimi, mi ha detto che va lì con la famiglia." Si intromette Antonio.

"Mi farò bastare Russell. Beh ragazzi, allora buona continuazione del viaggio e divertitevi! Mandatemi tante foto, mi raccomando. Vi adoro, ciao!"

"Ciao! E fai il bravo."

Chiudo la chiamata, osservo Antonio concentrato a guidare. Dice subito che adora mio fratello, io sorrido contenta.

Non mi aspettavo proprio che saremmo arrivati a questo punto, non così. Già avevo immaginato il peggio, invece sembra tutto andare per il meglio. Almeno per una volta, il futuro mi sembra radioso. 

•••

Arrivati a casa di Giovi e dopo essermi presentata alla famiglia, i genitori ci offrono subito di andare a fare una passeggiata prima di cena, mentre loro finiscono di preparare la casa. Andiamo a piedi, mano nella mano, fino a uno spiazzo verde che si affaccia sui campi agricoli. Ci sediamo, con lo sguardo rivolto al tramonto e le dita delle mani incrociate, poggiate sulla panchina in legno della piazzetta dove siamo.

Antonio continua a rassicurarmi sul fatto di piacere ai suoi, in particolar modo alla madre. Posso tirare un sospiro di sollievo. Una leggera brezza soffia quasi silenziosa, fa volare qui e là qualche capello da dietro l'orecchio e lo fa volteggiare davanti ai miei occhi, davanti la vista del panorama.

"Domani andiamo a Polignano a Mare o a Monopoli, per fare una giornata al mare." Dice poi Antonio, io rispondo con un mugolio debole per dire di sì.

"Poi ci raggiunge anche mia sorella domani, non vede l'ora di conoscerti."

"Che bello, anche io non vedo l'ora di conoscerla. Sicuramente faremo squadra contro di te. Women power."

Il mio ragazzo fa una risata finta, io struscio leggermente la faccia sulla sua spalla.

"Solo una cosa."

"Che succede?" Scatto subito io.

"Mia madre ha detto che non dormiamo insieme, io alla mia cameretta, tu alla stanza degli ospiti. Sono un po' all'antica."

"Non importa, non è un gran problema. Anche se già sento l'ansia a mille."

Mi bacia il dorso della mano e poi sulla guancia. Ha questo incredibile potere di tranquillizzarmi con due soli baci, come caspita ci riesce? Mi manda in estasi, mi infonde sicurezza.
Lo amo e basta.

"Vengo a darti il bacio della buonanotte, promesso. Adesso torniamo a casa."

Lo seguo, tenendogli la mano. Continuo a tenere lo sguardo piantato sull'orizzonte, sui campi, sulle sfumature rossastre del cielo. Vorrei che tutto questo non finisse mai più.

Soulmates || Antonio GiovinazziWhere stories live. Discover now