1 • Pronti, partenza, via! •

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"Credo che i vestiti eleganti dovresti lasciarli a casa, meglio se li compri sul posto, no?"

"Credo di sì, sono indecisa..."

La mia valigia sembra finita ormai, ma sono davvero contrariata su cosa tenere davvero qui dentro.

Suona il campanello e io sono costretta a congedare Federica frettolosamente. Mi interrompono sempre quando sono piena di impegni e stress fino al collo per scocciarmi.

Apro la porta con un'espressione decisamente infastidita, giusto per incoraggiare la persona a lasciare casa mia al più presto, chiunque sia.

Purtroppo questo pensiero svanisce quando mi ritrovo davanti Oscar, con una busta in mano.

Adesso sì che la mia espressione è veramente infastidita.

"Ciao Cami."

"Ciao Oscar." Ricambio il saluto fredda, incrociando le braccia sul petto.

"Ho portato la maglia." Mi porge la busta e la prendo, aprendola per verificarne il contenuto. "Sai com'è, non hai più risposto al mio messaggio da quasi due settimane."

Sorrido acida. "Ho i miei motivi per averlo fatto, non credi?"

Oscar si agita nervoso guardandosi intorno e sospirando, poi mi guarda di sottecchi.

"Sai essere davvero stronza a volte con poche parole."

"Sei venuto qui per ridarmi la maglietta o cosa? No perché se non è per la maglietta, ti pregherei di andartene, ho una valigia da preparare." Mi guarda ancora per qualche secondo, poi si gira per scendere le scalette. "Io non sono stronza, ci sono diventata. La stronzaggine è cresciuta insieme alle mie corna."

Si gira per fulminarmi ancora una volta, poi monta in macchina e se ne va sgommando. Ho sicuramente puro disgusto dipinto sul mio viso.

"Bastardo."

•••

Sono in aereoporto per prendere il volo privato ma non trovo in alcun modo la referente del mio team del giornale.

Sono dieci volte che passo sempre davanti alle stesse insegne, non riuscendo a capire cosa sto sbagliando. Sbuffo esasperata, quando gli occhi si fermano su una donna.

È sulla la trentina e la quarantina, con una valigia in mano e quello che sembra il badge di riconoscimento della stampa uguale al mio.

Sembra corrispondere alla descrizione della mia referente. Mi avvicino con il fiatone e lei distoglie lo sguardo dal cellulare accorgendosi di me.

"Lei deve essere la signora Grossi, la referente giusto? Loretta Grossi?"

"E tu devi essere Camilla Fiori, la nuova arrivata."

Osserva internazionalmente il suo orologio al polso e poi me. Mio Dio si è accorta del ritardo. Sto sudando a freddo dall'ansia.

"Mi scusi, mi ero persa. Qualche villano ha... Invertito dei cartelli probabilmente e-"

"Non preoccuparti, per stavolta non è niente." Sorride leggermente, facendomi un occhiolino per rassicurarmi. "Per stavolta però eh, non prenderci l'abitudine. E dammi pure del tu, senza pensieri."

Sorrido e la seguo per il terminal.
Che l'avventura abbia inizio.

Sul jet Loretta si complimenta con me per il video-intervista di Pierre Gasly, poi mi spiega come comportarmi una volta arrivate e come svolgere le interviste sul campo. Per i primi tempi mi affiancherà, poi pian piano mi lascerà sola con i cameraman e cose del genere.

Soulmates || Antonio GiovinazziWhere stories live. Discover now