8 • Charles, Carlos, Carlo •

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"Quasi fatto..."

Dico concentrandomi sulla macchia ancora evidente sul colletto della camicia di Antonio.

"Davvero?"

Esclama lui osservandomi dall'alto. Lui è seduto pazientemente sul divano, mentre io sono scomodamente in ginocchio.

Strofino ancora una volta la macchia, ma niente da fare. Se ne sta lì, sopra il tessuto, imperterrita. Sospiro rassegnata e allontano la mano con il panno.

"No." Rispondo alla domanda speranzosa posta poco prima da lui.

Cerca di trattenere le risate, è divertito da tutto ciò, si vede lontano un miglio.

Sbuffo, alzandomi e buttando il panno sul tavolo. Poi mi appoggio con i fianchi su di esso e il mio sguardo ricade sulla gonna del mio vestito, ormai sgualcita per il troppo tempo che ho passato piegata.

Possibile che finisca sempre per fare la figura della scema, goffa e impacciata?

"Mi dispiace Antonio. Non saprei con che cosa pulire la macchia."

Lui si alza, viene di fronte a me e mi afferra le mani. Le stringe come per darmi forza e non riesce a parlare senza ridacchiare.

"Non puoi torturarti per una macchia. Non fa niente, ci hai provato. Adesso credo sia meglio che andiamo a dormire, si è fatto davvero tardi."

Guardo veloce l'orologio sul muro, poi annuisco.

"Hai ragione."

Le nostre mani ancora non si staccano. Lui mi massaggia il dorso, con lentezza e cura. Io stringo la presa, non voglio che questo contatto finisca.

Sospira improvvisamente, staccando le mani e lo sguardo da me. Io sbatto leggermente le palpebre, come se mi fossi risvegliata da un sogno e rimango di sasso, mentre guardo lui prendere le sue cose.

Antonio raggiunge la porta, mentre lo seguo per accompagnarlo.

"Buonanotte Camilla, grazie di tutto."

Sorrido e lo saluto con la mano mentre gli apro il cancelletto.

"Grazie a te Antonio, buonanotte."

Quando sta per salire sull'auto mi sento più triste, vorrei che fosse rimasto qui ancora un po'. Si volta ancora a guardarmi, e io lo saluto con la mano, mentre lui mette in moto e va via.

Rientro in casa, prendo il cellulare per controllare di nuovo l'ora e vado a dormire, sono talmente stanca che crollo letteralmente sotto le lenzuola.

•••

"Signorina Fiori." Alzo lo sguardo dallo schermo del computer, trovandomi di fronte il signor Bellini, quasi sull'attenti.

"Buongiorno signore." Sentenzio alzandomi con uno scatto.

Mi squadra, con precisione e calma. Non ricordo di aver fatto qualche sbaglio, quindi sono ansiosa il doppio per il suo comportamento.

"Prenda il suo blocco note, una penna e ciò che le serve per prendere appunti. Mi segua in ufficio. Si sbrighi, non ho tempo da perdere."

I miei colleghi nelle altre scrivanie mi scrutano, preoccupati e attenti.

Staranno pensando "Poverina sta per essere massacrata viva" oppure "Rieccola la solita, sempre a lei gli incarichi"?
Forse pensano entrambe le cose.

Prendo tutto velocemente e mi muovo a passo svelto nella stanza del capo.

"Eccomi signor Bellini. Cosa deve dirmi?"

Soulmates || Antonio GiovinazziWhere stories live. Discover now