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Dopo la fine delle lezioni, preparo la cartella e me ne vado a casa. Nel cortile della scuola, mentre mi dirigevo verso il cancello, due del trio della mia classe (quelle che hanno i banchi vicini al mio) si avvicinano a me.
"Ciao Alessia" dice una.
"Ciao!" dice l'altra.
"Ciao..." rispondo io.
"Io sono Sato Fumi" dice una. "Non so come vi rivolgete in Italia, ma puoi chiamarmi Sato-san. Per fortuna, sono l'unica Sato della nostra classe, almeno non ti confondi con qualcun'altro!" dice ridendo. Per chi non lo sapesse, Sato è uno dei cognomi più diffusi in Giappone.
"Io sono Hayashi Akiko. Hayashi-san, per te" mi dice l'altra.
Non mi sembrano molto gentili.
"Come dobbiamo chiamarti?" mi chiede «Sato-san» "per caso De Angelis-san? È che suona così maleee..."
"Non suona male. Chiamami così." dico con un tono freddo. Avevo intenzione di farmi chiamare in un modo amichevole tipo solo Alessia o se proprio dovevo mettere i suffissi Alessia-san SE PROPRIO, perché il cognome sembra troppo serio, nessuno mi ha mai chiamata per cognome, non ci sono abituata. Poi la S finale del mio cognome stona un po' con la S del suffisso. Da pronunciare è abbastanza strano. Ma non lo ammetterò mai: soprattutto a queste due. So che suona male, ma tu non sei nessuno per dirmelo così sfacciatamente. Se ti dà fastidio dirlo, allora lo dirai. Sarai l'unica ad avere questo privilegio, mentre tutto gli altri mi chiameranno con un nome più semplice.
"Ma suona strano..." dice invece Hayashi-SAN. Ci si mette anche lei.
"Non importa. Chiamatemi così. È il mio nome dopotutto." dico. "Scusate ma devo andare: ho un impegno urgente!" dico aumentando il passo.
"No! Aspetta!" dice Sato. "Volevo chiederti una cosa..." arrossisce di botto.
"Sbrigati però!" le dico. Guardo l'orologio per farle capire che sono di fretta e ho i minuti contati. Non voglio perdere tempo con lei.
"Sai, so che sei amica di Baji... volevo chiederti... state insieme?" e a questo punto diventa un pomodoro e abbassa il volto. Non me lo aspettavo, devo essere onesta.
"Ci ho parlato una volta sola in tutta la mia vita e non mi ha nemmeno trattata così bene. Ora devo andare." e mi giro per andarmene, ma Sato mi afferra il braccio.
"Sicura?" mi chiede.
"Sì"
"Sicura, SICURA?"
"Sii, adesso devo andare però!"
"Scusa... ah e a domani!" mi dice.
Mi giro e me ne vado.
Metto le cuffiette e vado a casa. È stata una giornata dura. Innanzitutto, scopro che Baji è nella mia classe. No aspetta... BAJI È NELLA MIA CLASSE. Questo vuol dire che lo devo vedere tutti i giorni! Che rottura... vabbè tanto alla fine non sembra che gli importi molto di me, quindi mi basta ignorarlo, no? Accidenti, l'ho realizzato adesso... alla buon'ora...
Adesso che ci penso, non si è nemmeno scusato come si deve per avermi quasi investito con i suoi amici sulle strisce l'altro giorno. È un maleducato.

Appena arrivata a casa mi sistemo e inizio a fare i compiti ma dato che sono una studentessa "speciale" mi hanno dato compiti diversi da quelli degli altri. Cioè no: sono gli stessi ma semplificati, quindi ci metto poco.
Dopo aver finito di studiare, mi è venuta voglia di leggere un libro e ho iniziato a leggerne uno che a quanto pare è molto famoso, La canzone di Achille. Sembra interessante.
Sono arrivata quasi al nono capitolo quando Sachiko arriva dal lavoro. Allora scendo in salotto a salutarla e andiamo a mangiare. Le racconto di tutta la giornata, tralasciando Baji, Chifuyu e le altre due ragazze. Mi imbarazzo un po' a parlarne.
Prima di andare a dormire mi chiedo come faccia Baji a piacere a qualcuno con il carattere che ha. Magari è una brava persona e si comporta in modo antipatico solo con me perché "somiglio a sua madre". Beh se ha degli amici è ovvio che sia una persona piacevole e non troppo scorbutica. Chissà com'è il Baji vero, quello che non fa vedere a nessuno. Chissà che tipo di persona è veramente.
Mi addormento e faccio il sogno più strano della mia vita: io e Baji che stiamo insieme. Come coppia, intendo.

Just a simple love story Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ