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Oggi mia mamma mi ha chiamata al telefono. Mi ha avvertita del fatto che per fare l'esame di entrata all'università dovrò tornare momentaneamente in Italia, non posso farlo dall'estero, altrimenti le causerebbe troppi problemi. Preferisce farmi tornare piuttosto che fare tutte quelle procedure noiose.
Questo significa che nel periodo di marzo, dovrò tornare in Italia. Da mia madre e da mio padre. La cosa non mi va per niente. E se chiedessi loro di potermi trasferire definitivamente qua in Giappone, da Sachiko, finché non trovo una mia sistemazione? Potrei così vivere per sempre qua assieme con Baji e tutti gli altri. Sarebbe un'idea magnifica. Potrei proporlo appena li vedo. L'opzione dell'università in Italia voglio comunque tenerla, poi non mi dispiacerebbe nemmeno tornare da Virginia e Ilaria in Italia.

"Per quanto tempo resterai?" mi chiede Baji non appena ha saputo della notizia.
"Non lo so, qualche giorno, il tempo di fare l'esame..." gli rispondo.
Lui pronuncia un "Ah" molto freddo e distaccato, guardando dall'altra parte. Sembra quasi innervosito.
"Che ti prende?" gli chiedo.
"Nulla" dice di nuovo scontroso.
"Odio quando fai così" gli dico infine rassegnata. Prima o poi avrei dovuto dirglielo del fatto che non sopporto questo suo modo di fare.
"Così come?" mi chiede con un tono un po' curioso e un po' infastidito. Finalmente però mi guarda di nuovo in faccia.
"Quando fai così. Se c'è qualcosa che ti turba o ti infastidisce, tu stai sempre zitto, ti rinchiudi in te stesso e non mi dai mai la possibilità di capire. Non voglio che tu stia zitto. Perlomeno, se riguarda me, preferirei che me lo dicessi in faccia." gli dico. Ho notato che il mio tono di voce è aumentato mano a mano che parlavo e che le mie parole uscivano dalla mia bocca con tono tagliente. Deve venirmi il ciclo, purtroppo rispondo sempre male in questo periodo del mese.
Lui mi fissa, come se cercasse qualcosa con cui controbattere.
"Il mondo non gira attorno a te, lo sai?" mi dice alla fine, arrabbiato.
"Questo lo so benissimo, genio. È che hai cambiato completamente umore dopo che ti ho parlato di questa cosa che, guarda caso, riguarda me."
"E se mi fosse venuta in mente un'altra cosa di altrettanto grave?"
"Sentiamo, di cosa si tratta?"
"Non sono affari tuoi."
"Come non sono affari miei? Ma tu ti fidi di me?" gli chiedo, abbastanza delusa.
"Si che mi fido di te, sei stupida?"
"Allora perché non mi parli mai di te? Perché non mi confidi le cose? E quando lo fai, perché sono sempre l'ultima a saperlo? Non mi sembra di vedere fiducia da parte tua nei miei confronti."
"Ti sbagli!"
"Allora perché con me non parli mai? L'unica cosa più privata che tu mi abbia mai nominato è stata la storia con Kazutora. È l'unica cosa che so di te."
"Stiamo insieme da ormai quasi 8 mesi! Non puoi dire che è l'unica cosa che sai di me!"
"Beh, giusto. Di te so che ti piace il cioccolato fondente, che ti piacciono gli animali, che ti piacciono i manga, che adori la Peyoung Yakisoba, che non ti piace studiare... poi? Sono tutte cose futili e inutili. Domani potresti cambiare idea e non mangeresti più il cioccolato fondente o la yakisoba ti farebbe venire la nausea. Magari da domani inizieresti anche a studiare! E diventeresti in questo modo una persona totalmente diversa da quello che sei adesso."
"Che vorresti dire?"
"Voglio dire che io voglio conoscere i tuoi sentimenti. Voglio sapere cosa ne pensi di certe situazioni, di certi problemi. Voglio sapere come Baji si approccia al mondo. Voglio conoscere cosa ti rende sensibile, cosa ti dà fastidio, cosa ti piace."
"Perché li vuoi sapere? È così importante?" mi urla.
"Cazzo, si che è importante. Vuoi dirmi che sto amando soltanto una persona senza un briciolo di umanità? Che non prova emozioni? La cui personalità è soltanto basata su cose futili e inutili?" gli urlo sopra.
Quando ho detto "sto amando" ho notato che ha sussultato un secondo.
È la prima volta che facciamo le parole forti, è la prima volta che litighiamo seriamente. Non sono abituata, ma sto malissimo. Mi sento proprio il magone: sto cercando di trattenere le lacrime che sono sul punto di scendere solo per il mio orgoglio, sento la mia gola che brucia e una strana e orribile sensazione in tutto il petto. È così fastidioso. Semi mettessi a piangere, so che farei i singhiozzi perché ho proprio bisogno di singhiozzare. Chissà lui come si sente.

"No, anche io provo delle emozioni." dice con un tono basso, affievolito.
"Allora perché io non posso vederle, queste emozioni?" gli chiedo, abbassando anche io il tono, solo che così facendo le lacrime iniziano a scendere da sole sulle mie guance. Sembra di avere letteralmente due fiumi al posto degli occhi, perché non si bloccano nemmeno se mi ci impegno.
"Credo... di avere paura..." dice con un tono ancora più basso.
"Di cosa hai paura?"
"Non lo so. Ho paura a mostrarti le mie emozioni. Non so perché, veramente. Mi dispiace."
"Accetto le tue scuse. Non so perché provi questa paura, però sappi che non devi averla, con me in particolare. Io voglio essere un punto di riferimento per te, voglio aiutarti, non voglio essere qualcuno che ti provoca sensazioni così negative." gli dico infine, preoccupata. Perché ha paura di parlarmi? Avrò fatto qualcosa di cui non mi sono accorta?
"Scusa, non è colpa tua. Non so perché ma so per certo che non è colpa tua. È qualcosa dentro di me, non so spiegartelo, ma di certo non sei tu."
"Va bene, lo apprezzo." dico, sedendomi sul divano. La situazione è più tranquilla, ma c'è ancora tensione.
"Farò del mio meglio. Te lo prometto."
"Ci conto, allora." gli dico sorridendogli. Non posso stare troppo arrabbiata con lui.
"Va bene." dice ricambiando un sorriso, che però è abbastanza triste.
Lui si gira e se ne va, ma sento che tira su con il naso e vedo che si gratta il volto con le mani.
Credo che lui sia riuscito a trattenere il pianto più di me.

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