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"Devo ammettere che la tua lettera non era molto romantica" gli dico. Non sapevo come iniziare la conversazione e mi sembrava un buon modo per sciogliere il ghiaccio.
Lui però rimane in silenzio, non dice una parola. Dopo un po' troppo silenzio, lo richiamo. "Baji?"
Non risponde ancora. Quanto è cocciuto, mi vuole davvero ignorare così dopo avermi detto di avere una cotta per me?
"Baji ci sei?" lo scuoto un pochino ma nulla.
Una piccola parte di me ha iniziato a pensare che fosse morto. La parte ragionevole invece ha pensato che mi stesse ignorando. Solo che la parte più stupida ha iniziato a prevalere e ho veramente iniziato a pensare che fosse morto.
Lo scuoto molto più forte di prima e le sue braccia scivolano via, il suo capo si lascia trascinare giù e ciondola sopra le sue gambe.
È morto.
No, scherzavo.
"Che c'uè" dice con voce assonnata. "Che vuoi da me? Vuoi fare a botte?" ancora con una voce addormentata, sembra quasi brillo: la sua voce dopo aver fatto un pisolino è diversa da quella di quando si sveglia dopo il sonno. L'altra è più profonda. Questa sa di ubriacone che gira in continuazione i bar della zona.
"Baji, sono io, Alessia" dico scuotendogli un po' la spalla con un tono molto lieve, d'altronde si è appena svegliato, il bello addormentato.
"Eh? EHHH?" dice strofinandosi gli occhi, ma quando realizza che sono io, credo che gli sia venuto un colpo perché ha reagito con molta agitazione ed è diventato tutto rosso in volto.
"Ti ho cercato ovunque" gli dico.
"Perché?" mi chiede. Lo fa apposta o non se ne accorge?
"Vedi tu, mi hai lasciato una lettera d'amore sul banco e non ti sei presentato a scuola. Dovevo parlarti."
"Non sono venuto a scuola per evitare questo argomento."
"Cose del genere vanno sempre discusse. Sono importanti"
"Non voglio sapere la tua reazione"
"Mi piaci, Baji." mi è uscito così dal nulla. Non era previsto. Ma lui parlava troppo, se aspettavo lui, buona notte!
Lui rimane impietrito. Il volto gli impallidisce prima, poi diventa porpora.
"Non mi stai prendendo in giro?" mi chiede.
"Perché dovrei? Piuttosto, io avevo paura che quella lettera potesse essere uno scherzo, ma vista la tua reazione..."
"Non scherzo su queste cose"
"Bene"
"Bene"
Silenzio.
"Quindi, ora cosa si fa?" mi chiede con una voce flebile, come se non volesse essere sentito.
"Pensavo che... se tu mi piaci... ed io... ti piaccio..." dico, diventando rossa come un pomodoro e rischiando di iniziare a balbettare.
"S... si insomma... quello, giusto?" dice anche lui con voce tremolante.
"Si, quello... quello lì credo." dico sempre io, imbarazzata. "No aspetta" dico a un certo punto. Non va bene così.
"Voglio che tu ti confessi. Normalmente. Adesso. Niente lettere, solo tu, io e la tua confessione." Non voglio fidanzarmi in mezzo si balbettii.
"Sono obbligato?"
"Lo sei. Anche io mi dichiarerò. Sono per la parità dei sessi."
"Capisco...." dice, alzandosi dall'altalena. Viene davanti a me. È molto alto: devo alzare la testa per vederlo in faccia.
Mi prende entrambi le mani e mi guarda negli occhi, poi, tirandomi per le mani, mi trascina verso di sé e mi abbraccia. È un bell'abbraccio, il suo braccio sinistro è attorno alla mia vita, mentre il suo braccio destro è appoggiato sulla mia spalla perché con la sua mano destra mi tiene la nuca, stringendosi i miei capelli tra le dita.
"Non sono bravo con le confessioni, ma ci provo.
La prima volta che ti ho vista ti ho presa in antipatia perché somigliavi a mia madre. Voglio dire, gli atteggiamenti, i capelli, lo stile nel vestire... quel giorno avevo litigato con mia madre, quindi ce l'avevo con lei e anche con te, perché le assomigli. Conoscendoti ho capito che sei diversa da mia madre e che vado molto d'accordo con te. Chifuyu mi ha fatto capire che quello che provo per te è qualcosa di più di un'amicizia. Non pensavo che le mie azioni significassero mostrare interesse: d'altronde non ho mai avuto una ragazza, quindi non so come funziona tutta questa cosa dell'amore. Chifuyu ha detto che se pensi a una persona prima di dormire è perche questa ti piace. Io ti penso spesso, sai. Ma non in maniera perversa, giuro!! Non prendermi per maniaco. Per me sei come la donna angelo di Petrarca. Non voglio vederti soffrire: amo il tuo sorriso e voglio vederlo sempre. Sento il bisogno di starti vicino, sento la tua mancanza. È come se ci conoscessimo già da molto più tempo prima. Ti ho sempre conosciuta." dice. Mi fa emozionare.
Si stacca dall'abbraccio, poi prende qualcosa che aveva nascosto sotto la giacca. È una rosa blu ed è stupenda.
"Non sono bravo in questioni d'amore, ho chiesto consiglio all'unica donna di cui mi fido. Mamma dice che alle ragazze piacciono i fiori, le rose in particolare." dice tutto fiero, guardando la rosa con un certo sguardo malinconico.
"Ti dò un consiglio per il prossimo appuntamento: non nominare tua madre."
"Ho sbagliato?"
"Non con me, a me va benissimo."
Lui sorride e diventa rosso.
"È per te questa, se non si fosse capito..." dice guardando altrove.
"Tranquillo, avevo capito!" gli dico sorridendogli, con le gote rosse e prendendo la rosa che mi stava porgendo. È stupenda.
"Ora però è il mio turno." dico tutta fiera.
"Mi giro dall'altra parte perché non voglio che tu mi guardi in faccia" dico, poi mi volto e gli dò le spalle.
"Baji Kyosuke..." comincio.
"KEIsuke" mi corregge.
"Allora Kyosuke. La prima volta che ti ho visto, qua in questo luogo, non mi hai fatto una buona impressione. Mi hai paragonato a tua madre, questo non ha avuto un buon impatto sulla mia prima impressione. Credo che l'interesse che mostravo nei tuoi confronti era già arrivato dalla seconda o terza volta che ti ho visto, ma dopo averti conosciuto l'interesse è cambiato in qualcosa di più. Prima ti vedevo solo come un amico, ma più il tempo passava e più realizzavo che non potevo rimanere tua amica per sempre, anche se questo non lo ammettevo a me stessa. Sai quando l'ho ammesso? Dopo aver pensato ore e ore ai tuoi comportamenti, dopo anche un test su internet e dopo averne parlato con Chifuyu, perché si, anche io ne ho parlato con Chifuyu. Sono contenta che siamo giunti entrambi alla stessa conclusione nello stesso momento. Sarebbe stato orribile uno di quei cliché in cui ci si rende conto troppo tardi dei propri sentimenti. Ho pensato, noi che tipo di cliché siamo? Da nemici ad amanti? Perché all'inizio eri un "nemico". Siamo per caso da amici ad amanti? Perché siamo anche diventati amici? Non ci capivo più nulla, non so a quale cliché apparteniamo. Siamo un cliché diverso da quello che leggo nei libri. Con tutto questo, voglio dirti che mi piaci, Baji, anche se te l'ho già detto. Anche io come te sento come se ci conoscessimo da sempre e caso strano, sei l'unica persona di cui sono riuscita a fidarmi in così poco tempo. Io dentro di me sapevo e so tutt'ora che posso fidarmi di te. Grazie per tutto quello che hai fatto."
Silenzio. Stiamo fermi così in silenzio, poi mi abbraccia da dietro all'improvviso. Mi stringe forte tra le sue braccia. È bello questo abbraccio. Restiamo così per un po' anche perché se provavo a girarmi per ricambiare l'abbraccio lui si arrabbiava.
Ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi, sorridendoci a vicenda, entrambi con le gote rosse.
"Ehm... senti... noi... dovremmo....?" dice Baji, sottintendendo la parola "baciarci". È diventato ancora più rosso di prima, adesso anche il collo e le orecchie sono pomodoro. Mi piace così tanto quando si imbarazza in questo modo, è così dolce e vulnerabile a differenza dei momenti in cui è con i suoi amici o le altre persone in generale: è sempre duro e severo con gli altri. Mi piace il fatto che ci sia una parte di lui che solo io vedo.
Noto il suo estremo imbarazzo, quindi gli prendo la mano e gioco un po' con le sue dita.
"È il tuo primo bacio?"
"Sì"
"Non avere fretta, aspetta il momento che ritieni adatto. Aspetta il momento in cui non sei nervoso al pensiero di farlo, non c'è problema" gli dico. È talmente tanto nervoso che non lo farebbe bene, non avrebbe senso e potrebbe rovinare il momento, in più è il suo primo bacio. Per noi è talmente normale che lo
riteniamo come un'abitudine, ma qui il pensiero è totalmente diverso: non c'è quasi mai contatto fisico, se non raramente. Semplicemente, non sono aperti e calorosi come in Italia, ma rimangono sempre distaccati evitando il contatto il più possibile. È la mentalità.
Lui intreccia le dita della sua mano nelle mie e ci mettiamo di fianco l'uno all'altro. Andiamo a fare un giro insieme per il quartiere, stando in silenzio. Di solito non mi piacciono le coppiette che vanno in giro tenendosi la mano e mostrando al mondo intero il loro amore, ma questa volta è diverso. È il nostro momento e probabilmente non succederà più, quindi almeno una volta, voglio fare quello che ho sempre odiato.
Dopo aver camminato in silenzio per circa una ventina di minuti, mi viene in mente di chiedergli una cosa, un po' per curiosità ma un po' perché volevo rompere questo silenzio che avrebbe rovinato le cose domani, facendoci rimanere sempre in questo umore quando siamo insieme. Se torniamo adesso a parlare normalmente, le cose domani non saranno imbarazzanti.
"Come conosci Petrarca?" gli chiedo. Sono curiosa.
"A te piace la letteratura italiana." mi dice continuando a guardare dritto, evitando il mio sguardo.
"Quindi?" gli chiedo. Credo di aver capito, ma voglio sentirmelo dire da lui.
"Quindi cosa? Ti piace e mi sono informato, ho fatto due ricerche qua e là!" dice irritandosi e diventando ancora rosso in volto. Si vergogna troppo anche solo di guardarmi negli occhi. Che carino.
"Cioè tu ti sei interessato alla letteratura italiana solo perché a me piace?" gli chiedo come conferma. Mi piace vederlo così, lo stuzzico ancora un po', voglio che lo ammetta di nuovo.
"E con questo? Mi sono solo informato un po', nulla di che" dice seccato. Mi piace quando fa così, mi scappa una piccola risata.
"Cosa c'è di divertente?" mi chiede.
"Non è nulla." dico. "Grazie, Baji" gli dico.
"Sono io che ti devo ringraziare" mi risponde.
Non ha avuto bisogno di chiedermi per quale motivo l'ho ringraziato. L'ha capito da sé e io lo stesso.
Quando vuole è intelligente e perspicace.

Just a simple love story Onde histórias criam vida. Descubra agora