52

252 23 0
                                    

Il giorno verso la mia partenza per l'Italia si avvicina. Ancora non so cosa sia preso a Baji l'altro giorno, non me lo ha ancora detto, ma ho deciso di non insistere troppo. Non voglio fare altre parole con lui.
Abbiamo organizzato un'uscita con tutto il gruppo prima che io parta, per potermi salutare, quindi ci vediamo a casa mia nel primo pomeriggio, subito dopo scuola.
Organizziamo una specie di festicciola dove mangiamo, beviamo, cantiamo, balliamo... ci divertiamo come al solito e anche di più.
Una delle ragioni del nostro divertimento è che abbiamo aggiunto anche l'alcol che rende tutti loro un po' più allegri, non essendoci abituati.
Sono tutti un po' brilli, tranne Draken e Mitsuya che credo siano tra le persone più responsabili del gruppo. Infondo, qualcuno che guida dopo deve esserci.
Mikey si comporta da bambino, si aggrappa a tutti, urla, si lamenta, si dimena. È un personaggio. La sua performance si conclude con lui che si addormenta addosso a Takemichi e anche Takemichi si addormenta di seguito.
Erano tutti un po' più vivaci e divertenti del solito.
Anche Baji aveva bevuto ma nemmeno lui è abituato all'alcol, infatti non lo regge.
Dopo che si sono un po' tutti ripresi e mi hanno fatto ripromettere di tornare, se ne vanno. Vedendoli andare via così mi fa venire molta malinconia e penso a quando me ne dovrò andare per sempre. Non voglio andarmene via.
Baji è rimasto ancora a casa mia, come è solito fare. È seduto sul divano, con una birra in mano, tutto serio.
Mi avvicino piano piano a lui e gli chiedo se non è meglio smettere di bere. È la sua quarta birra: per lui è troppo.
"Nah" urla, rivendicando la bottiglia.
Mi siedo allora vicino a lui, cercando uno stratagemma per farlo smettere, se continua così starà solo che male e non ne ho voglia.
All'improvviso mi parla.
"Se venissi con te in Italia?" mi chiede. Mi giro di scatto per la sorpresa. Non mi aspettavo né che parlasse, né tantomeno che facesse una proposta del genere.
"Perché no?" rispondo io, sorridendo. Devo ammettere che l'idea non mi dispiace affatto.
"È un'ottima idea, vero?" dice, sorseggiando la birra.
"Mh. Ma sei serio?" gli chiedo. Non voglio che parli l'alcol.
"Ci penso da giorni ormai. Però l'unico problema... sono i soldi...."
"Beh, potresti stare da me" gli dico. Poi mi ricordo che la mia stanza in Italia è in realtà minuscola, con un letto a una sola piazza. L'unico posto che ho per farlo dormire, sarebbe sul divano letto in sala che, se aperto, occupa tutto lo spazio del salone. Sì, in Italia ho una casa minuscola.
"Hai la casa piccola, dove mi metti? Sotto al letto?" dice con tono sarcastico.
"Non ci avevo pensato..."
"Poi i tuoi genitori? Gli hai parlato di me?"
"Non ancora..."
"Come immaginavo..." dice con un tono abbastanza deluso.
"So di aver sbagliato a non avergliene parlato."
"Allora perché?"
"Ho paura"
"Giusto, tu hai paura dei tuoi genitori..."
"Perché usi questo tono sarcastico? Non è tipico da te"
"Scusa, hai ragione."
"Che ti prende in questi giorni, Baji?" gli chiedo preoccupata. È una persona totalmente diversa.
"Non lo so, sono nervoso credo" dice, fissando fuori dalla finestra.
"Per quale motivo?" gli chiedo, poggiando una mano sulla sua spalla.
Lui indugia un attimo, guardando la bottiglia di birra che tiene tra le mani.
"Non voglio che tu parta"
"Perché non me lo hai detto prima?" dico, rasserenata. Allora non vuole lasciarmi, allora non mi odia, non sono io il problema. Cioè si ma in senso diverso.
"Perché è una cosa estremamente imbarazzante da dire" dice arrossendo. Non ha il controllo sulle sue emozioni, quindi si lascia un po' più andare.
Vedendolo, arrossisco anche io leggermente.
"Stai tranquillo che torno!" gli dico, sistemandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio per vederlo meglio in volto.
"Promettimelo" dice, sempre guardando fuori dalla finestra, non volendo incrociare il mio sguardo.
"Te lo prometto" gli rispondo sorridendo leggermente.
"Questo momento è un po' imbarazzante" dice infine.
"Vero, sembriamo una di quelle coppie sdolcinate dei film"
"Menomale che non siamo sdolcinati"
"Davvero, le cose sdolcinate sono troppo noiose e imbarazzante"
"Anche la parola 'sdolcinato' è orrenda sé ci pensi"
"Non hai torto."

È arrivato il giorno della partenza. Ho preparato tutte le valigie con il necessario e sono pronta a circa una settimana intera in Italia, con i miei genitori. Non tornerò a casa, in quanto i test sono in varie città universitarie. Staremo in albergo.
Nonostante avessi tutto pronto, al mattino mi sono svegliata comunque all'alba. Sono in ansia, non so se mi sono preparata abbastanza per gli esami, e se non li passassi? Come faccio? Ci ho provato, mi sono messa lì a farli e a studiare. Ho studiato logica, tanta logica. Perché c'è la logica nei test? Sono difficili quei quiz...
Sono le 7 del mattino e il volo è alle 17 di oggi pomeriggio. Prendo il telefono e lo faccio squillare. Sono sicura che lui dorma ancora e quando dorme, ha il telefono spento, quindi non lo sveglierei nemmeno.
In realtà il telefono squilla. Squilla ancora, poi mi risponde.
"Sono in moto, non ti posso rispondere" dice con una voce scazzata, buttando giù il telefono.
Che cosa ci fa già sveglio a quest'ora? E dove sta andando con la moto? Non starà venendo da me? Se viene da me allora devo almeno essere presentabile. Così mi vesto e mi preparo. Magari non verrà, ma non si sa mai.
Mentre finivo di piastrare i capelli, suona il campanello e io corro alla porta.
Davanti a me c'è Baji in piedi con un casco in mano.
"Andiamo?" mi dice, porgendomi il casco.
Io annuisco e andiamo a fare un giro in moto.
Andiamo al supermercato e prendiamo qualche snack, poi andiamo nel solito punto panoramico. È la prima volta che ci vengo di giorno e l'atmosfera è totalmente diversa. Adesso, nonostante sia ancora mattina presto, il luogo è pieno di turisti che scattano foto ovunque. Per miracolo troviamo una panchina vuota. Ci sediamo e mangiamo in silenzio gli snack che abbiamo comprato. Non diciamo letteralmente una parola. Lui dopo un po' si alza, si gira verso di me e mi porge la mano. Io la afferro e mi alzo a mia volta. Credo mi voglia portare in un posto più tranquillo.
Arriviamo in un boschetto nelle vicinanze e ci sediamo ai piedi di un albero, vicini, ancora con le mani incrociate tra loro.
Io appoggio la mia testa sulla sua spalla e poco dopo anche lui appoggia la sua sopra la mia. Rimaniamo così in silenzio per un po' e dopo qualche minuto mi accorgo che il suo respiro è diventato troppo regolare: si è addormentato. Lentamente anche i miei occhi iniziano a chiudersi e caso in un sonno profondo, quasi incantata dal suo odore.
Ci risvegliamo entrambi con un balzo quando suona il mio telefono. È Sachiko ed è anche quasi l'una. Era preoccupata perché non mi ha vista a mangiare a casa e si chiedeva dove fossi. Non ho idea di quanto abbiamo dormito. Qualche ora, forse. Decidiamo comunque di andare a mangiare da qualche parte. Volevamo il sushi, ma non avevamo molti soldi dietro, quindi siamo andati a mangiare in un ristorante che prepara ciotole di ramen.
Dopo pranzo, Baji mi riaccompagna a casa e ci fermiamo un po' nel mio giardino, all'ombra.
"Mi mancherai" gli dico d'improvviso, senza quasi pensarci.
Lui sta in silenzio.
"È solo una settimana, poi torni, vero?" chiede infine.
Io esito un attimo.
"Vero?" mi chiede di nuovo, con un po' di preoccupazione nel suo tono.
Volevo farlo preoccupare un po'. Volevo vedere se ci teneva ancora a me, dato che non ha quasi mai espresso affetto con le parole, ma con i fatti e i suoi comportamenti.
"Certo. Una settimana e sarò di ritorno." gli dico, abbracciandogli un braccio e appoggiandomi a lui.
"Bene. Anche tu... mi mancherai..." dice sottovoce, con un tono tremolante.
Che carino quando fa così.
"Conterai i giorni fino al mio arrivo?"
"Non essere stupida..."
Quanto mi piace.

Sono le 16 e tra un'ora ho il volo. Inizio ad andare adesso all'aeroporto, in modo da finire tutto in fretta, e Baji mi accompagna.
In aeroporto faccio il Check-in e poso i bagagli, poi aspetto le 17 e Baji aspetta con me.
Trascorriamo tutto il tempo a chiacchierare.
Le 17 arrivano più in fretta di quanto mi aspettassi e devo salutare Baji.
"Questo non è un addio" dice con severità.
"No, non lo è"
"Bene. Ci vediamo tra una settimana."
"Te lo prometto"
Lui mi guarda intensamente negli occhi, cosa che un po' mi fa venire le farfalle nello stomaco, poi mi stringe forte a sé e io ricambio il suo abbraccio. È così bello abbracciarlo, non mi staccherei mai più. Poi, mi lascia un bacio casto e veloce sulle labbra, lasciandomi andare.
È il momento di fare i controlli di sicurezza e lui resta lì. Faccio per raggiungere il gate di imbarco, mi volto e lui è ancora lì che mi guarda. Più vado avanti, più mi giro a guardarlo. Lui è sempre lì che aspetta che io salga su quell'aereo.
Alla fine, lo saluto alzando il braccio e lui fa lo stesso, poi salgo sull'aereo, girandomi ancora a guardarlo un'ultima volta.

Just a simple love story Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt