Chapter 2

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Dopo aver portato tutte le valige nella casa e aver sistemato al meglio i miei bagagli, decisi di andare in centro a fare colazione, visto che nell'abitazione non c'era un granché per soddisfarmi.
"Vuoi che ti accompagna?" mi chiese mio fratello afferrando le chiavi del furgone, ma lo bloccai poggiandoli una mano sul petto e rassicurandolo che mi sarei arrangiata con le mie gambe per raggiungere il bar.

Mentre camminavo riflettevo su cosa avrei potuto fare durante l'estate, insomma era il periodo dell'anno che più preferivo e non avrei voluto che niente lo rovinasse, ma ecco che puntualmente i kooks si intromisero nella mia passeggiata, sempre se si poteva definire così.

Passarono in moto Topper, Rafe e Kelce, che suonarono il loro clacson e urlarono svariati commenti su di me, ma che estate poteva essere senza litigare con loro?
Ignorai il fatto che si fossero accostati nel bar e mi limitai ad entrarci, senza degnarmi di un saluto a loro e anche se glielo avessi dato avrei ottenuto solo che un disprezzo acido nei miei confronti, varcai la soglia della porta.

"È tornata in città la piccola Routledge!" sbraitò da dietro le mie spalle Topper con quel suo solito modo di fare fastidioso ed arrogante, ma se lui lo definivo così, per Rafe avrei dovuto sbilanciarmi ben oltre con gli aggettivi negativi, quanto lo potevo odiare.
"Dove cazzo stai andando?" mi afferrò per il polso e mi spinse contro la vetrata del bar, facendo girare tutti i presenti verso di noi.

Roteai gli occhi in giro e cercai di levarmi da quella situazione "guardami quando ti parlo!" urlò Rafe afferrandomi il collo con una mano e fece alzare il mio volto verso il suo. "Cosa vuoi?" gridai a mia volta, visto che ormai stavamo dando spettacolo, che spettacolo sia.

Mi spostò i capelli dietro l'orecchio e rimase a mia grande sorpresa zitto "divertiamoci un po'" esclamò Kelce afferrandomi per il colletto della maglia e mi gettò a terra lontana dalla presa di Rafe; va bene tutto, ma ora stavano esagerando, l'odio che provavano nei nostri confronti non era paragonabile a farmi del male, ammetto che ero spaventata.

"Andatevene a fanculo" mi alzai velocemente in piedi e con tutto il coraggio che mi era rimasto pronunciai quelle parole, pur avendo il cuore in gola rimasi ad osservarli negli occhi, uno a uno, uno dopo l'altro.
I loro sguardi erano così cupi e privi di emozioni, fino a quando a distogliermi dai miei pensieri fu Topper che si accanì verso di me.

"Che diamine stai facendo?" si mise davanti di me Rafe, stava seriamente prendendo le mie difese?
"È una Pogues" si difese Top, cercando di trovare una scusa plausibile.
"È una ragazza! Che vi è partito per la testa?" per la prima volta lo sfacciato Cameron stava dalla mia parte, mi sembrava una cosa impossibile.
"E a te invece?" continuò Kelce spintonando il ragazzo, tale che venne a sbattere contro il mio corpo.

"Sto solo cercando di non mettermi nei guai!" mi afferrò violentemente la spalla e mi squadrò, quello sguardo pieno di cattiveria "va via da qua" mi ordinò portandomi fuori dal cortile del bar, mentre io mi dimenavo "stai ferma e soprattutto chiudi quella cazzo di bocca!" gridò tappandomela e io rimasi sbalordita dal suo gesto, perché mai io avrei dovuto prendere degli ordini da lui?

"Lasciami ti ho detto" appoggiai le mie mani sul suo petto e cercai di allontanarmi da lui "che cazzo fai?" mi domandò ritirandomi verso il marciapiede, ma mi scansai nuovamente ritrovandomi in strada senza rendermene conto. "Sta attenta!" mi prese per la maglia e mi portò verso di lui, girai lo sguardo e notai una macchina passare ad una velocità elevata, mi avrebbe potuto prendere in pieno se non fosse stato per il gesto di Rafe.

"Cresci Gaia e magari capirai con chi hai a che fare, inutile pogues" alle sue parole l'inferno più totale si scatenò all'interno di me, riuscì a guardare il suo viso per qualche secondo per poi sferrargli una sberla sulla guancia sinistra "mi fai schifo" sibilai al suo orecchio e me ne andai via, decisi di tornare dagli altri, ormai non c'era più gusto rimanere lì.
"Vuoi una ripassata?" mi chiese urlando e mi limitai ad alzare il dito medio, che gran faccia tosta che doveva avere.

Camminai lentamente, ripensando ai fatti accaduti qualche minuto prima, era così orribile il modo in cui mi avevano trattato e solo per cosa? Perché ero una Pogues e la sorellina minore di John B, chi non conosceva mio fratello! La sua reputazione equivaleva alla mia, nessuno dei due era dannatamente perfetto e nessuno dei due voleva esserlo, ci piaceva essere così, diversi l'uno dall'altra, ma alla fine così uguali.

Mi limitai a viaggiare nei miei pensieri, ma quello che più faceva capolino era Kia, non l'avevo ancora vista e speravo di tornare dai ragazzi e trovarmela là con loro, seduta a fare da mamma a quei ragazzi grandi, ma ancora infantili.
A pensare a questa scena mi venne il sorriso tra le labbra e rimasi a pensare quanto bella sarà stata la mia estate con la mia famiglia, ma a dissolvermi dai miei pensieri fu il rumore di un motore di una moto.

Il panico più totale mi dissolse, ancora loro, non avrei avuto le forze per scontrarmi ancora contro di loro; mi voltai sperando fossero abbastanza lontani, ma a mia grande sorpresa vidi solo una moto...strano, davvero strano.
Era ancora troppo in fondo alla strada per capire chi fosse, visto che non indossava il casco, ma mi limitai a proseguire per la mia strada, chiunque fosse stato dei tre era da solo e non ci sarebbero stati poi tanti problemi.

Si avvicinava sempre di più e ogni secondo che passava speravo che proseguisse per la sua strada, senza coinvolgermi in un secondo litigio della mattinata.
Se sperare non bastava ecco che sentì il motore spegnersi a pochi metri da me, io continuai per la mia strada, ignorando il fatto che si fosse fermato per me, solo ed esclusivamente per avere un altro confronto o meglio dire battibecco.

"Gaia" gridò, gridò Rafe meglio dire, dei tre forse era l'unico che non avrei voluto vedere, le sue parole le avevo ancora impresse nel cervello, come se fossero state scritte da un pennarello indelebile. "Non farmi arrabbiare aspetta un secondo" lo sentì, ma ormai la sua voce era lontana e poi il silenzio.

Continuai dritta per la mia strada fino a quando Rafe violentemente mi afferrò il polso e mi fece voltare verso di lui. Non disse niente, nessuna parola.
Mi porse un sacchetto marrone sul petto e lo lasciò ricadere tra le mie mani, basta, poi tornò verso la sua moto e sparì.
Rimasi ad osservarlo allontanarsi e solo quando mi assicurai fosse abbastanza lontano aprì quel sacchetto.

A mia grande sorpresa, il ricco Cameron mi aveva portato la colazione.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora