Chapter 19

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"Allora" uscì dal bagno, sfoggiando i jeans lunghi che mi aveva preso e il top a fascia. Non disse niente, teneva la mascella serrata e mi osservava ingenuamente, o almeno così pensavo. "Girati" feci un giro su me stessa e poi mi scrutò nuovamente, "stai bene" si permise di dire, notavo in lui tutta la forza che ci stava mettendo per dire le parole più adatte.

Questa volta indossavo un vestito rosso attillato, forse non faceva proprio il caso come abbigliamento per tornare a casa, però era magnifico! "Cazzo" si portò il pugno alla bocca e rimase a guardarmi camminare a piedi scalzi, fino ad arrivare di fronte a lui. "Che succede? Ci sto male? Lo tolgo?" continuavo a riempirlo di domande fino a quando non si avvicinò a me e si fermò a pochi centimetri dal mio corpo "mi sto trattenendo per non essere maleducato!" sbottò facendomi innervosire maggiormente "lo sei già abbastanza quello!" le mie dita dei piedi si stringevano per l'imbarazzo e lui non distoglieva lo sguardo da me.

"Sei bellissima" bisbigliò per poi tornare a sedersi, ma subito dopo si rialzò e si portò nel bagno, dove mi stavo levando il vestito, non si preoccupò del fatto che io fossi in intimo. "Rafe" alzai il volume della mia voce, ma questa volta ero arrabbiata più del solito, perché gli avevo detto esplicitamente qualche minuto prima di non entrarci "la puoi smettere? Esci immediatamente da qui!" mi voltai verso di lui, "provati questi" tirò fuori dalla borsa una gonna stretta e una maglietta "no" esclamai "non puoi abbinarli, con questa gonna ci va un top corto" mi misi davanti di lui, dimenticandomi di essere in intimo.

Ad un certo punto, mentre ero indaffarata a cercare il top che avevo intravisto poco prima, sentì delle mani passare intorno al mio bacino, facendomi fermare immediatamente, "si può sapere cosa stai facendo?" domandai infastidita dal suo atteggiamento, ma visto che non ottenni risposta, mi girai violentemente verso di lui, ritrovandomi ancora contro il suo petto, lui con solo pantaloncini addosso ed io solo in intimo.

"Io niente" mi prese cautamente i fianchi, facendoci affondare le dita e poi con uno strattone fece toccare i nostri corpi "tu ti sei messa davanti di me" e mi guardava con quegli occhi azzurri, che avrebbero potuto spaventare qualsiasi persona per quello che potevano esprimere, ma che a me incantavano. "Tu mi stai guardando e toccando!" puntualizzai levando le sue mani dal mio corpo;

Sembrava essersi rassegnato, ma a quanto pare non voleva mollare perché si poggiò sul muro e rimase a guardare mentre mi cambiavo. "Fuori" ordinai, anche se ormai mi aveva visto così non era rispettoso che stesse a fissarmi, ma si limitò a scuotere la testa.
"Se non esci te, esco io" uscì dal bagno e richiusi la porta, in tal modo mi ritrovai in camera sua da sola. "Smettila cazzo!" esclamai vedendolo riapparire in stanza e io ormai avevo indossato il top "ora me ne vado!" mi portai verso l'uscita e afferrai la maniglia, ma evidentemente Rafe aveva ancora le chiavi con se.

"Eh no vedo che non hai capito" afferrandomi violentemente mi gettò a terra, in tal modo atterrai sul suo tappeto "ci trovi qualcosa di divertente sul maltrattarmi?" mi alzai in piedi infastidita da questi scatti di rabbia che aveva su di me "zitta puttana che non sei altro" le sue mani strinsero il mio collo e lo guardai pietrificata, non sapevo cosa mi avesse sconvolto di più, se il suo gesto o le sue parole, sta di fatto che i miei occhi si gonfiarono di lacrime;

Non riuscivo più a trattenerle, ma ero fin troppo orgogliosa da dimostrarmi tanto debole, però ci volle poco per lui a capire quanto mi aveva ferita. "Scusa non volevo non so che mi sia preso" portò le sue mani tra i capelli e cominciò a stringerseli, nel frattempo io scivolai sul pavimento con gli occhi puntati sui suoi movimenti. "Non volevo giuro" si stava agitando più di quanto non lo fosse già, Rafe non stava bene e me lo aveva dimostrato più di una volta. "Gaia" si accucciò verso di me, cercando di sollevarmi da terra, ma io cercavo di evitarlo impaurita "non fare così avanti" urlò facendomi rabbrividire.

"Basta Rafe ti prego" mi coprì il viso con le mani e soffocai al suo interno, temevo per me non potevo negarlo e avevo paura di lui. "Cazzo" sibilò andando verso un muro e ci poggiò la testa, lo guardavo con le lacrime agli occhi. Perché doveva farmi questo? Cosa voleva da me! Non riuscivo a comprenderlo, anzi: non lo avevo mai compreso e mai lo farò.

"Smettila Rafe" mi alzai in piedi e mi portai leggermente più vicino a lui, dove i suoi pugni tremavano e il suo volto era rosso come un pomodoro. "Che ti prende?" chiesi sentendo che il suo respiro si faceva sempre meno regolare, ma solo più veloce. "Non dovevo farti male, non dovevo, non dovevo, non dovevo farti male, ho sbagliato, non dovevo, non dovevo!" ripeteva questa frase tra se e se di continuo, senza mai fermarsi e senza ascoltare singola della mia parola.

Con il cuore in gola dalla paura mi avvicinai ancora di più, le lacrime scendevano, ma vederlo così mi straziava; gli afferrai la mano ancora chiusa in un pugno e cercai di far attorcigliare le nostre dita. "Non volevo..." riprese a dire, ma lo bloccai mettendo una mano sulla sua bocca, tremava come non mai. "Calmati, ti stai agitando per niente!" cercai di tranquillizzarlo, ma non vedevo risultati visto che sembravo più in ansia io che lui.

"Ti ho fatto male e non è la prima volta, tu non meriti questo" mi fermò al muro delicatamente e alzando lo sguardo verso il mio mi guardò con gli occhi fuori di se "stai tremando" mi confidò accarezzandomi i capelli "vuoi che ti riaccompagna a casa?" mi chiese, questa volta pure lui stesso aveva capito di avermi spaventata più del solito e quindi feci un cenno con la testa.

scelta difficile || rafe cameronWhere stories live. Discover now