Chapter 63

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"Rafe non ti ho portato qui solo per un motivo" esclamò mio padre.

Eravamo giunti alle Bahamas abbastanza in fretta e durante il viaggio Ward mi aveva spiegato dell'oro che era stato nascosto, ma negli ultimi giorni a quanto pare qualcuno aveva irrotto in casa nostra, ma chi oltre a noi era a conoscenza dell'immaginabile bottino di cui eravamo in possesso?

Giravo per la splendida dimora, un giorno mi ero giurato di portare Gaia a passarci le vacanze, amava quel posto eppure non l'avrebbe mai visto, per il semplice motivo che ora lei non era più qui tra di noi.

"Guarda qua" mio padre stava trafficando di fronte alla nostra grande cassaforte, sapevo che al suo interno si nascondeva dell'oro, d'altronde noi eravamo i ricchi Kooks.
Ward spalancò la porta di quell'armadio metallico e una luce potente mi abbagliò la vista, strizzai gli occhi per poi notare pile di lingotti d'oro, non esageravo a dire che erano quasi centinaio.

Osservai stupito tanto quanto esterrefatto l'uomo di fronte a me, non avevo parole per esprimere quello che provassi in questo momento, forse dopo tanto mi sentivo felice per qualcosa, anche se quel entusiasmo durò pochi secondi perché poi calai il mio sguardo su mio padre, erano troppo sospette tutte quelle pepite "non sarà forse l'oro della Royal Merchant" dubitai confuso e il suo viso fece un cenno di acconsento "di quanto soldi parliamo?" chiesi senza neanche pensarci, questa domanda mi era sorta spontanea.

"Mezzo miliardo" sorrise mio padre "mezzo miliardo" ripetei tra me e me "oh cazzo" mi portai le mani alla testa e mi diressi in terrazza "oh si" urlai con tutto me stesso mentre a ruota mi seguiva Ward, ero semplicemente felice per questa sciocchezza, speravo durasse ma il pensiero di Gaia si stava già espandendo nella mia testa e questa spensieratezza durata qualche secondo venne ricolmata dal dolore e dalla sofferenza.

"Sai Rafe" incominciò a parlare "se non fosse stato per te, non avremmo tutto questo" scossi la testa non comprendendo la sua frase "dove hai ucciso Peterkin" sussurrò ciò per poi ritornare a dialogare ad un moderato tono di voce "nell'aereo c'era il bottino ed è solo grazie a te se è potuto decollare, è stato merito tuo" mi prese per le guance e si avvicinò, per infine dirmi "grazie" qualcosa esplose dentro di me dopo quella miserabile parola, allora forse quell'uomo teneva anche a me e non solo alla mia stupida sorella.

"Adesso che dobbiamo fare?" chiesi allontanandomi dalle sue grinfie, per quanto potesse fare bel viso e cattivo gioco, sapevo il suo scopo finale, cioè mi avrebbe solamente usato, come sempre aveva fatto e avrebbe continuato a fare "dobbiamo portare via i lingotti, qui non sono al sicuro" annuì e poi ci mettemmo all'opera.

———————
Alla guida di quella camionetta si trovava mio padre, eravamo scortati dalla polizia mentre trasportavano segretamente mezzo miliardo di dollari con noi, nessuno avrebbe dovuto scoprilo e quindi la nostra missione era puramente in incognito.

Percorrevamo le strade più affollate della città, fino a quando un gruppo di bambini non si avvicinò al nostro mezzo, al momento non mi preoccupai ma quanto notai che essi si erano concentrati in particolare su di noi, cominciai ad agitarmi per il semplice motivo che ci avevano distaccato dalla polizia di all'incirca un chilometro e ci avevano rallentato il tragitto per portare al sicuro l'oro.

Ora sembrava che tutto filasse liscio, ci trovavamo in dei sentieri in mezzo ai campi, fino a quando ad incrementare i nostri problemi non ci trovammo la strada sbarrata, a quanto pare non avremmo potuto proseguire per il percorso che ci avevano assegnato; mio padre stava rallentando sempre di più, ma nel frattempo io scrutavo le persone davanti a me: donna nera, circa sulla ventina e di media altezza, mentre al suo fianco si trovava un uomo sulla mezza età, abbastanza robusto e con fare assai simpatico, anche se dubitavo fortemente di questa mia ipotesi finale.

"Prendi la pistola" mi ordinò Ward ed eseguì i suoi ordini, ci fermammo a pochi metri dalle sbarre e mio padre cercò di contrattare qualche modo per farci passare oltre a quel maledetto confine che avevano piazzato, nel mentre si stavano avvicinando a noi in maniera minacciosa "mani in alto" a quelle parole mi si gelò il sangue, la donna mi piazzò un coltello sotto la gola e mi trasportò fino alle sbarre insieme a mio padre "levateli" ci fecero togliere i coni e i bidoni, per poi gettarli al bordo della strada, infine ci ordinarono di metterci a faccia a terra sul terreno e subito dopo a quelle parole ne seguirono altre, ma non rivolte a noi.

Chi altro voleva oltre a noi l'oro? Che domanda stupida, tutti al mondo se fossero venuti alla conoscenza del bottino di cui eravamo in possesso avrebbero fatto di tutto purché ricadesse nelle loro mani, ma il quesito era tutt'altro, ovvero: chi oltre a noi era a conoscenza dell'oro? Qualcosa scattò in me, una lampadina si accese e collegai i fatti.

Con cautela, cercando di non farmi notare dai due rapinatori, voltai il mio viso all'indietro, mi era bastato quel poco perché potessi scorgere una terza e quarta persona che avevano chiari intenzioni di rubarci il bottino, ma qualcosa non coincideva... quella camminata, quel corpo snello e ben formato ancora così magro ma così fottutamente bello, i capelli biondi e lunghi, l'avrei riconosciuta anche tra mille persone ed ero sicuro fosse lei.

"Gaia" gridai e si voltò di colpo, incontrando i miei occhi,

era lei.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora