Chapter 74

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Dopo la cattura di mio fratello mi sono isolata totalmente dal mondo, rimanendo chiusa in casa per giorni e giorni.

Erano le due di notte, quando un rumore improvviso catturò la mia attenzione facendomi sobbalzare e mi misi seduta sul letto, scrutando attentamente gli interni della mia stanza cercando di notare qualche stranezza, fino a quando il rumore si ripropose: qualcuno stava bussando alla porta.

Mi alzai furiosa e delirante, chi mai poteva essere a quest'ora della notte pensai tra me e me, mentre mi dirigevo a piedi scalzi verso l'entrata e nonostante mi trovassi in casa da sola, aprì la porta senza degnarmi di chi potesse trovarsi al di fuori, ormai non avevo più nulla da perdere.

Rimasi impietrita ed alquanto scioccata a scorgere la figura di Rafe di fronte a me, ma non emisi nessun suono e mantenni uno sguardo serio e stanco, mentre cercavo di intendere per quale strano motivo si trovasse nella mia veranda.

Il suo viso sfigurato dalle poche ore di sonno e gli occhi gonfi tentavano un confronto con la sottoscritta, ma ero concentrata a scrutare il suo corpo così dannatamente perfetto: indossava una maglia bianca che ricopriva il suo torace e i suoi pettorali, rendendoli ancora più evidenti di quanto non lo fossero già, vestiva poi con dei pantaloni della tuta grigi e le sue scarpe della Nike e infine nella mano destra sorreggeva il casco, evidentemente mi aveva raggiunto in moto.

Mi appoggiai allo stipite della porta incrociando le braccia al petto aspettando che parlasse, io non avevo nulla da dire a lui e tantomeno desideravo una sua visita in questo momento; scorsi la sua tempia dove due settimane prima lo avevo colpito con la pistola di mio fratello, un brivido mi percorse ricordandomi quella scena straziante, fortunatamente ora non era più visibile nessuna cicatrice.

"Posso parlarti?" esordì facendo un passo avanti verso la mia figura, ma rimasi immobile schifata da lui, le sue maniere e il suo modo di essere, ma nonostante tutto continuavo a trovarlo così fottutamente attraente. "Nel cuore della notte?" alzai le sopracciglia confusa "sono sicura che qualsiasi cosa tu abbia da dirmi possa aspettare domani" ribattei richiudendo la porta, ma la sua mano si poggiò prontamente, spalancandola nuovamente.

"Lasciami parlare Gaia" il suo tono si alzò leggermente di volume "ma forse non hai capito" mi passai vorticosamente le mani tra i capelli sciolti "sono io che non ti voglio ascoltare" sbottai seria e senza indugio, provavo una estrema rabbia nei suoi confronti.

Il suo volto cambiò radicalmente, rivolgendomi uno sguardo inferocito e rimanemmo un minuto abbondante a scrutarci malevolmente, con l'intento reciproco di scannarci. "Posso entrare?" domandò ritentando la proposta e mi allontanai sbuffando, alzai le braccia in aria e mi rassegnai portandomi in cucina per ascoltare le sue valide motivazioni per cui era venuto in casa mia alle due di mattina.

Si accomodò in una delle sedie del tavolo, ovvero a capotavola e lasciò ricadere gli oggetti che teneva nelle tasche: il suo iphone, le chiavi di casa, le sigarette e le chiavi della moto, il casco lo aveva poco prima appoggiato nel mio divano.

"Ti va una birra?" chiesi per gentil cortesia, anche se la sua presenza mi irritava a prescindere e fece un cenno con la testa; mi portai al frigorifero e chinandomi afferrai una delle birre corone che tenevo al ripiano più in basso.
Mi riportai al suo lato e con l'apri bottiglie cercai di levare il tappo ben serrato fino a quando non sentì la sua mano al contatto con la mia pelle liscia, si posò cauta sul mio retro coscia e riuscivo a percepire i suoi anelli freddi.

"Accogli tutti così?" alzò lo sguardo in mia direzione e mi impietrì di scatto, osservandolo con le guance a fuoco "in intimo e solo una maglietta" mandai giù la saliva non degnandomi delle mie condizioni, ero talmente abituata a Rafe che mi scordai di trovarmi in mutandine di fronte a lui.

Levai frustrata le sue mani dal mio corpo e mi sedetti imbarazzata di fronte a lui, notando il suo sorriso malizioso mentre poggiava le labbra nel boccale della bottiglia di birra. "Come stai?" chiese mentre si poggiava allo schienale della sedia "bene" risposi schietta sfregandomi le mani e rimase zitto per poi bere un altro sorso di birra.

"Riconosco quando menti" esordì scuotendo il capo rivolto verso il basso "come stai Gaia?" ridomandò facendo più pressione su quelle due miserabili parole e il mio sguardo divenne cupo, "senti Rafe" scattai in piedi "non so cosa tu sia venuto a fare qua, ma non ho nessuna intenzione di parlare, tanto meno con te" sibilai portandomi in stanza e percepì i suoi passi seguirmi a ruota.

"Va bene ti capisco" mi trasse a lui afferrandomi per il polso "quando sarai pronta a parlarmi, io sarò qua" sussurrò quasi seducente "e chi ha detto che io vorrò parlare con te?" lo schernì in tutta risposta, ma non rimase stravolto da tale frase; "quando ho avuto bisogno tu eri lì, con me" sottolineò "ed ora io sono qui perché" lo guardai con intenzione che continuasse a parlare...

"perché ti amo" e non feci a meno che sorridere alle sue parole "certo" sbottai ridendo e mi portai sul materasso sedendomi "lo sai cos'è il nostro amore?" gli domandai quasi retorica "il tossico più totale" e il suo sguardo quasi contrariato cercava una spiegazione.

"Ascoltami Rafe" mi portai verso il mio armadio afferrando una coperta e gliela porsi tra le braccia, si aspettava per caso che lo avrei fatto dormire nel mio a letto assieme a me? Totalmente fuori strada, ma non ero neanche in grado di dirgli di tornarsene a casa, non me la sentivo di mandarlo via in piena notte, per quanto lo odiassi tenevo a quel ragazzo forse più di me stessa.

"Va a dormire" sibilai in ultima richiudendomi all'interno della mia camera.

scelta difficile || rafe cameronWhere stories live. Discover now