Chapter 76

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Periodicamente Rafe si recò in casa mia per altri quattro giorni consecutivi, costringendomi ad aprirmi con lui, cosa che non avvenne e rimasi chiusa con me stessa, limitandomi ai miei costanti disagi provocati dalla situazione stessa.

Il suono del campanello fece eco nelle mie orecchie e mi alzai scattante, non mi limitai a chiedere chi fosse perché ormai conoscevo la risposta e mi adeguai a scrutarlo, ormai era routine no?

Una felpa nera si adagiava sul suo corpo insieme a dei semplici pantaloni della tuta grigi, ma i suoi capelli spettinati per via del casco, rendevano la sua figura perfetta e... non riuscivo a trovare un altro aggettivo così adatto per lui.

"Quante volte ti ho detto di non guidare la moto di sera?" sbottai mentre mi portavo in cucina seguita dai suoi passi lenti, dove percepì il rumore del suo casco sbattere contro il tavolino di legno del soggiorno. "Scusami ero di fretta" tali scuse per me erano insignificanti, lo avvertivo solo per la sua sicurezza, ma se non aveva intenzione di ascoltarmi non ci avrei fatto un mio problema.

Dopo le mie parole si levò la felpa rimanendo in una maglietta a maniche corte, leggermente attillata nei suoi pettorali e addominali, raggiungendomi in seguito in cucina. "Ti ho portato la merenda" esclamò sorridendo nel vedermi assonnata, ma rimasi impassibile girando solamente lo sguardo verso l'orologio appeso al muro: "alle 23.30 di sera?" domandai voltandomi verso il suo corpo.

Dal sacchetto marrone svelò una ciambella al cioccolato, alquanto buona ma non propensa a mangiarla. "Un pezzo" alluse al dolce, ma rifiutai a priori "non ti sto chiedendo di mangiarla tutta" sorrise porgendomela tra le mani e scostai il viso lontano dalla pietanza.

"Ei" la sua mano affondò nel mio collo cercando di incontrare il mio sguardo perso "non fare così" nonostante fosse un ragazzo in serie difficoltà cercava di metterci del suo meglio, "va bene" rimise la ciambella nella sua confezione amareggiato ed alquanto deluso dai miei comportamenti"mi dispiace Rafe, non ce la faccio" bisbigliai sentendomi estremamente in colpa e si allontanò dalla mia figura, portandosi nel divano per poi sedercisi irrequieto.

Non emisi un fiato, il senso di pentimento mi stava tormentando in maniera assillante, mi toccai il petto ansimante mentre cercavo di calmare l'attacco di panico che si stava evolvendo in me, portandomi in crisi.

"Gaia" il tono preoccupato di Rafe mi richiamò mentre mi dirigevo nella mia stanza, lui più di tutti ne soffriva e conosceva benissimo la sensazione e il dolore che provavo in tale momento, ma non avevo bisogno di lui, dovevo restare sola.

"Per favore apri la porta" furono le sue ultime parole per poi percepire il suo pugno contro il legno laminato della porta.

———————
Mi addormentai nelle mie lacrime, in un sonno irrequieto e disturbato, ma quando spalancai gli occhi erano solo le 3 di mattina e con la gola secca mi dirisi in cucina per bere un bicchiere d'acqua.

In maniera delicata e lenta cercai di aprire la porta quanto bastasse per far passare la mia esile figura; strisciai fuori dalla stanza ritrovandomi in soggiorno e il corpo di Rafe disturbò la mia attenzione: sedeva sul divano senza maglia e con le mani prementi sul suo viso stanco.

Mi portai di fronte a lui, dimenticandomi la mia meta principale: dissetarmi. Scostai in maniera assonata e dolce i suoi palmi dai suoi occhi celestini, che al momento che li scorsi notai quanto fossero stanchi, quel ragazzo non dormiva e il tutto rifletteva nella sua salute, forse dopotutto negavo Rafe, ma nascondevo il fatto che avevo estremamente bisogno di lui al mio fianco.

"Che ci fai sveglia a quest'ora?" domandò appoggiando le sue mani dietro le mie cosce accarezzandole, per quanto la mia testa mi dicesse di fermarlo, mi sentivo così bene. "E tu?" sorrisi riproponendogli lo stesso quesito e mi appoggiai sulla sua gamba, ascoltando le motivazioni per il quale non riuscisse a dormire.

"Non ti preoccupare" esordì ignorando il suo problema "non ti fa bene" sbottai scostando i ciuffi di capelli ricaduti nella sua fronte e rimase in silenzio, consapevole del suo problema.
"Avanti" lo incoraggiai ad alzarsi "andiamo a letto" esclamai portandomi verso il mio materasso e non se lo fece ripetere due volte.

Sapevamo entrambi che saremmo ceduti l'uno all'altro, ma cercavo ancora di combatterci inutilmente; Si adagiò lento al mio fianco e di primo impatto gli diedi le spalle, pensando che la distanza ci avrebbe assicurato a nessun avvicinamento spontaneo, ma cedetti ad ogni mio sforzo, odiavo l'effetto che Rafe aveva su di me.

Mi voltai e con un veloce tratto mi portò al suo petto, dopotutto volevamo questo entrambi "non ti sopporto" mi portai le mani al petto osservandolo dal basso "io ti odio" ammisi e il suo sguardo perso mi osservò per qualche istante prima di azzardare una parola: "anche io se è per questo Gaia" rimarcò sul mio nome sfidando i miei occhi smeraldo "ma non riesco a fare a meno di te" sbottò "sei la mia cazzo di droga" e il silenzio pervase tra di noi.

"È tutto sbagliato" sussurrai mentre mi stringevo a lui, la leggera umidità della sera si faceva sentire e un solo lenzuolo non riusciva a tenere caldi i nostri corpi "rendiamolo giusto allora" esclamò tutto d'un tratto e si calò verso le mie labbra, attendevo quel bacio disperatamente, ma qualcosa mi bloccava.

"Smetti di pensare" sussurrò prima di scendere lentamente verso la mia bocca rosea e lasciò un leggero bacio a stampo, afferrai le sue guance e si posò cauto sul mio corpo affondando la lingua con la mia, muovendola lenta e appassionante.

I suoi capelli ricadevano sul mio viso solleticandomi, non feci a meno che sorridere arrossata e notai come lui lo stesse già facendo, spensierato e felice.

"Sei bellissima" sussurrò.

scelta difficile || rafe cameronWhere stories live. Discover now