Capitolo 14 pt. 1

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È così la vita, imprevedibile. Un attimo prima sei felice e l'attimo dopo sei distrutto. Il dolore ti tormenta e ti consuma l'anima. Vorrei fosse solo un dolore fisico, ma non è così, il dolore psicologico è molto più brutto. La tua mente inizia a vagare nei ricordi più oscuri e terribili che tu stessa hai dovuto subire sulla tua pelle.
Non auguro nemmeno al mio peggior nemico di affrontare ciò che è capitato a me perché non ne uscirebbe vivo.
A volte mi chiedo perché proprio io dovevo subire queste ingiustizie, pensavo che Dio mi volesse punire per qualcosa, ma la verità è che negli anni ho capito una cosa, ovvero anziché di dire 'perché a me?' dovremmo dire: "perché non a me?" Forse perché Dio ci ritiene abbastanza coraggiosi per affrontare quella determinata situazione.
Ed era stato così anche per me, almeno credo.

"Ei Maddy" saluta Asher.

"Ciao Asher come va oggi?"

Finalmente lo stanno dimettendo dopo almeno una decina di giorni passati in ospedale, ma dovrà portare il gesso per qualche settimana.

"Un po' dolorante ma tutto apposto" ridacchia.

Si mette la maglietta, ma noto sul petto dei lividi piuttosto brutti. Kyle ci è andato pesante.

"Dovresti metterci del ghiaccio" indico i lividi.

"Maddy è da almeno 10 giorni che gli infermieri mi mettono il ghiaccio, ancora non è passato, guariranno da soli" cerca di tranquillizzarmi.

Annuisco anche se poco convinta.

Usciamo dalla stanza e camminiamo per i corridoi alla ricerca dell'uscita. Quest'ospedale è enorme.

Ad un tratto lo noto, indossa il camice, e anche la solita 'cuffietta' che usano i chirurghi quando devono operare.

Ci nota e ci raggiunge.

"Lo sai che ti denuncerò per avermi aggredito vero Kyle?" Dice Asher infuriato.

"Lo so ma-"

"Ma cosa?!" Lo stoppa. "Mi hai picchiato! E tra l'altro sono un tuo alunno! Mi spieghi perché l'hai fatto?" Sbotta.

Kyle cerca di dire qualcosa ma niente.

"Dottor Thompson la sala operatoria è pronta" lo avverte un'infermiera.

Si passa le mani sul viso frustato.

"Arrivo, un attimo" dice all'infermiera. "Mi dispiace Asher, per tutto, non te lo meritavi, ma lo sai che se mi denunci io perderò questo lavoro, lo sai quanto ci tengo" sembra quasi una supplica.

"Ci penserò" conclude Asher, e se ne va.

Mimo un 'ciao' a Kyle e raggiungo Asher.

"Tutto bene?" Gli chiedo.

"Si tranquilla" sospira.

Entriamo in macchina e lo riporto a casa sua.

***
"E adesso come sta?" Mi chiede Liam.

"È pieno di lividi, ha il gesso al braccio, ma per il resto tutto bene" rispondo tranquillamente.

Non appena sono arrivata in palestra per l'allenamento con Liam, subito mi ha bombardato di domande riguardo la situazione di Asher.

Vedo nei suoi occhi la rabbia crescere sempre di più.

"Io lo ammazzo a quel deficiente di mio fratello" stringe i pugni all'altezza dei fianchi.

"Mettiti in fila allora" ridacchio amaramente.

"Sai perché l'ha fatto?" Mi chiede.

"No, non lo capirò mai questo ragazzo" dico rassegnata.

"Te lo dico io allora, è proprio cotto di te" accenna un sorriso.

"Cotto? Di me? No non può essere, altrimenti non si sarebbe limonato con quella biondina" dico riferendomi a quel giorno in spiaggia.

"Vedi Maddy, per Kyle è tutto nuovo, lui sa gestire un intervento anche se qualcosa sta andando storto, oppure una guerra, ma non sa gestire i propri sentimenti"

"Beh io non posso stare tutta la vita così, se mi vuole mi viene a prendere" incrocio le braccia al petto.

"Allora non lo conosci così come credi" ridacchia.

Decido di non proseguire più il discorso, altrimenti mi verrà il mal di testa.

Riprendiamo il nostro allenamento.

***
"Che piacere rivederla signorina Madison" mi accoglie calorosamente Ellen.

"È un piacere anche per me Ellen, e la prego mi chiami solo Madison o Maddy se preferisce" le sorrido cordialmente.

"Allora direi di darci entrambe del tu" sorride.

Sono nella casa dei Thompson per discutere con Kyle della lezione di domani, dato che inizierò come sua assistente.

Non lo vorrei vedere in questo momento ma non ho altra scelta.

Ellen mi fa accomodare in salone, dove ci sono tutti i fratelli, tranne la sorella che da quanto ho capito si chiama Jennifer.

Non appena entro vedo i due fratelli, che non conosco, guardarmi, l'unica differenza è che lo sguardo del biondino si sofferma più del dovuto.

Kyle è lì che saetta lo sguardo tra me e i suoi fratelli, sembra arrabbiato.

"Smettetela o vi cavo gli occhi" ringhia verso i suoi fratelli.

Loro non gli danno ascolto e si avvicinano a me.

"Ciao bellezza, tu devi essere Madison" si avvicina il biondino.

"Si e tu sei...?" Lascio in sospeso la frase.

"Noah e lui è Matthew" indica il moro alla sua destra.

"Piacere mio" rispondo semplicemente.

Entrano un uomo e una donna, penso siano i loro genitori, l'uomo è moro con gli occhi azzurri, mentre lei bionda con gli occhi verdi, lo stesso colore di Kyle.

"Liam sei pronto per-" il padre si interrompe non appena mi vede. "Ciao tu sei Madison vero?" Mi sorride.

Ma mi conoscono tutti qua dentro?

"Si sono io" ricambio il sorriso.

"Piacere io sono Richard Thompson, il padre di questi ragazzacci" sorride e mi porge la mano, gliela stringo.

"Piacere cara io sono Chloe Baker, sua moglie e la madre di questi quattro signorini" lancia un'occhiata scherzosa ai suoi figli e mi abbraccia calorosamente.

"Tesoro quanto volte ho detto che devi dire il tuo nome da sposata?" Le sorride suo marito.

"Non voglio che la gente mi ricordi con il cognome di mio marito" aggrotta le sopracciglia ma non smette di sorridere.

Già mi piace questa donna, è indipendente e audace.

"Figliolo sei pronto?" Chiede il padre a Liam, nel frattempo porge la borsa a sua moglie.

"Si papà possiamo andare" risponde prendendo la valigetta da lavoro.

Solo ora noto che indossa uno smoking.

Ci salutano e tutti e tre escono fuori casa.

"Vieni andiamo nel mio ufficio" Kyle mi prende per mano.

Sento una scossa ma decido di non lasciar perdere.

"Andiamo fratello già te la porti via?" Dice Noah scocciato.

"Si perché lei non è un giocattolo sessuale" lo rimprovera il maggiore.

Proprio lui lo dice? Prima mi bacia e poi continua a farsela con tutte.

A queste parole ritraggo la mia mano dalla sua. E salgo le scale velocemente, poi mi blocco, non so dov'è il suo ufficio.

"In fondo a destra" mi dice come se mi avesse letto nel pensiero.

Entriamo nel suo ufficio e chiude la porta.

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Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e scusatemi per gli eventuali errori.
Se volete seguitemi sulla page di Instagram laurastories._ per info e curiosità sulla storia!

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