Capitolo 36

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Tra tutte le persone al mondo, io dovevo proprio incontrare lui, l'essere che mi ha mandato in ospedale tante di quelle volte che ormai ho perso il conto.

Mi ha fatto sentire impotente, inutile e debole.

Adesso che sono cresciuta e ho questo mio carattere da stronza, vorrei solo fargli passare ciò che ho passato io.

Ma ciò che dico sempre è che il karma fa sempre il suo corso.

Arriverà l'inferno anche per lui, e quando accadrà io sarò lì a guardare la scena.

Troppo cattiva?

Lui mi ha reso così. Cinica e con il disprezzo verso gli altri.

Sempre arrabbiata con il mondo.

Cerco di guardare il mostro davanti a me con aria più indifferente possibile.

Non gli darò la soddisfazione di vedermi crollare un'altra volta.

"Adesso collabori con i criminali?" Sputo velenosa puntandogli la pistola contro.

"In qualche modo devo avere i soldi per vivere no?" Alza le mani in segno di resa.

"E ovviamente fai un lavoro sporco, chissà perché me lo aspettavo" mi esce una risatina sarcastica.

"Tenente calmati per favore" mi poggia una mano sulla mia spalla il sergente.

In questo momento per me non esiste più nessuno, siamo io e mio padre. Ho sempre desiderato questo momento.

Pareggiare i conti.

Per me ci vorrebbe un solo click e lui cesserebbe di esistere.

Ma io? Io poi starò meglio?

Ovvio che no, uccidere una persona mai ti fa stare meglio, anzi il contrario.

Poi se si parla del padre stronzo, drogato e lurido forse il discorso cambia.

Ma la mia coscienza è in contraddizione con quello che sto pensando.

Il che è paradossale dato che si tratta proprio della mia coscienza.

Allora perché penso questo? Perché sono così cattiva? Ucciderei davvero mio padre?

La parte più oscura di me mi sta dicendo di ucciderlo, la parte più buona, quella ormai sepolta ma che riesco sempre a sentire, mi sta implorando di avere pietà per lui.

Non so fino a dove mi porterà questa eterna lotta con me stessa.

Però penso ad Harriet.

Quella dolce bambina così innocente, capace di rapirmi con un solo sguardo.

Sicuramente non vorrebbe che io commettessi un gesto così 'cattivo', come lo definisce lei, perché mi definisce la sua supereroina.

'I supereroi non fanno del male alle persone' mi disse testuali parole oggi a pranzo.

E ha ragione. Ma il mio compito è anche di uccidere se mi viene ordinato.

Mio padre non sa di lei, e non deve saperlo, altrimenti potrebbe crearne un'arma di distruzione contro di me, intuirebbe subito che lei è il mio punto debole.

Mi distraggo dai miei pensieri e mi volto verso Kyle.

Mi sta pregando con lo sguardo di non commettere una cosa di cui potrei pentirmene.

Così abbasso la pistola e riprendo a respirare normalmente.

Non mi ero accorta di avere il respiro affannoso.

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