23|| QUALCOSA MI DICE CHE TI HO PERSO ANCORA🤍

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Andai verso il campo inconsapevolmente, trovai un pallone al centro del campo, mi avvicinai, lo raccolsi e presi anche il biglietto che lo affiancava, mi sedetti sul prato.

Sapevo saresti finito lì, fai come se ci fossi anche io e divertiti facendo quello che ami davvero, non pensare a me e a tutto quello che io ho scritto nella lettera, non ho mai voluto farti stare male e non lo voglio nemmeno adesso. Non sto scappando, presto ci sarò anche io a tirare quel pallone

Beatrice

Come potevo concentrarmi sul pallone sapendo che lei potesse essere da qualsiasi parte magari con Federico, non che non mi fidassi di lei ma non riuscivo comunque a stare tranquillo, dovevo cercarla, eppure il cuore mi aveva portato qui ed è qui che lei aveva indicato il posto in cui cercarla, dovevo trovarla in ciò che ardeva dentro di me fin da quando ero piccolo, quella piccola fiamma che col tempo aveva cominciato sempre a crescere senza l'aiuto di nessuno ma che adesso sembrava condizionato da tutto ciò che mi circondava, lei aveva bisogno di stare da sola quanto ne avessi in quel momento bisogno io e in questo modo finalmente me ne ero reso conto. Quello che Beatrice voleva farmi intendere è che qualsiasi cosa accada troverò sempre una consolazione in quel pallone e che se lo vorrò potrò far entrare anche lei in questo mondo, era come se stessimo ricominciando daccapo ma niente poteva torgliermi dalla testa quel bacio. Calciai il pallone più forte che potevo, misi tutta la mia confusione, la mia rabbia, la mia disperazione. Mi passai una mano tra i ricci, gli stessi che avevano accolto le sue piccole e minute la sera prima, calciai di nuovo scacciando il suo pensiero dalla mia mente, storsi il piedi, mi piegai per il dolore, mi fermai e mi lasciai andare a terra, questo accadeva quando non c'ero con la testa, ero proprio da un'altra parte.

Sentii l'erba alle mie spalle accogliere un passo abbastanza delicato, le mie speranze si riversarono sulla persona che mi aveva abbondanato prima del mio risveglio e che non voleva lasciare i miei pensieri ma esse sfumarono alla vista di Matteo che riuscì in un certo senso a consolarmi ma non a togliere la confusione che affollava la mia testa fin dalla lettura di quella lettera. << Tutto bene? >> pronunciò visibilmente preoccupato porgendomi una mano per farmi alzare, con qualche fatica e un leggero dolore alla caviglia mi alzai e mi fiondai tra le braccia del mio amico, compagno di stanza e di vita. Non sapevo più che ci facessi in quel luogo, che fosse accaduto realmente tra me e Beatrice, come fossimo arrivati a questo punto. Non conoscevo più me stesso, quello che desideravo, ciò di cui avevo bisogno, non conoscevo più i miei sentimenti persi tra i mille che si alternavano durante tutto l'arco di un giorno. Era riuscita a sconvolgermi la vita ma senza lei al mio fianco non era possibile rimetterla apposto. Questo abbraccio tra me e Matteo era una sorta di aggrapparsi a una figura sempre presente nella mia vita che mi aveva sempre aiutato e consigliato ma che in questa circostanza, come giusto che sia, non poteva far niente.

<< Il campo è tutto tuo, l'allenamento di questa mattina è sospeso non ti sto a qui a dire i motivi. Fai del pallone la tua migliore arma >> me lo porse, feci un leggero sorriso, riusciva a ricoprire qualsiasi ruolo e in qualsiasi ambito, ero fortunato a poter trascorrere le mie giornate con lui. << Ogni volta che tiri pensa a qualcosa che tu vorresti che si realizzasse, non desiderare quello che già hai e non pensare a lei o a qualsiasi altro pensiero stia affollando la tua testa, concentrati su questo, su quello che vuoi da ogni allenamento, da ogni tuo sacrificio, da ogni tuo sforzo, da ogni partita, da questa nazionale >> mi diede una pacca sulla spalla per darmi l'imput giusto per cominciare << Si mister >> scherzai << È già un passo avanti >> sospirò, si allontanò rimanendo a una distanza tale da potermi osservare. Posizionai il pallone davanti a me, chiusi gli occhi, feci un gran respiro, mi concentrai e iniziai a scavarmi dentro cercando i miei più grandi desideri, scacciai tutti quelli riguardanti Beatrice e mi accorsi che ciò che cercavo si trovava in realtà in superficie. Cosa voleva Manuel Locatelli da questa nazionale? Voleva che vivesse un momento di grande felicità, voleva che tutti i suoi allenamenti, i suoi sforzi, i suoi infortuni, il suo essere un grande gruppo da cui non puoi più uscire fosse ripagato con un riconoscimento che molti desiderano. Manuel Locatelli voleva salire sul tetto d'Europa e intonare l'inno di Mameli con i suoi fratelli d'Italia. Questo europeo apparteneva a noi e nessuno poteva togliercelo. Aprii gli occhi e tirai, mi sentii meglio e non percepii il dolore alla caviglia che poi mi accompagnò ad ogni mio passo << Grazie Matteo, adesso mi sento molto meglio se non fosse per la caviglia >> dissi andando verso di lui, avevo vissuto un momento di sospensione, di profonda quiete e adesso ero obbligato a tornare con i piedi per terra << Che hai combinato alla caviglia? >> mi disse accompagnando il mio passo cercando di non far poggiare il piede << Nulla di che >> rimpicciolii il problema << Sto bene, tranquillo, almeno fisicamente >> provai ad allentare la sua preoccupazione << Siediti, è meglio se ti riposi un po' che dici, eh? Non credo che Beatrice voglia vederti in queste condizioni e che tu non voglia mostrarti così >> abbassai lo sguardo a sentir pronunciare il suo nome << Vado a prenderti del ghiaccio >> andò percependo la tensione che si era creata, il mio pensiero tornava a lei, in realtà non se ne era mai andato, si era un attimo distratto. Provai ad alzarmi nonostante il dolore e avanzai verso l'interno di Coverciano. Il mio sguardo perso si fermò su di lei, lei era lì ed era seduta su una panchina, mi spostai verso destra per vedere meglio, era seduta su una panchina affiancata da...

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M.L. Finalmente tuWhere stories live. Discover now