𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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𝐂redi in te stesso, nessuno lo farà per te.
La frase più famosa del cestista Kobe Bryant rimbalzava nella mente di Cloe proprio come la palla da basket con cui egli aveva fatto magie per troppo poco tempo prima che la morte se lo prendesse con sè.

Aveva imparato a credere in se stessa quando le persone avevano iniziato a criticarla. Si era autoconvinta di dover dimostrare qualcosa quando invece non ce n'era bisogno. Eppure, con la volontà di dimostrare chi fosse, aveva acquistato consapevolezza e nascosto le insicurezze dietro una corazza quasi inespugnabile, dietro ad un viso sorridente, un carattere vivace forgiatosi anche grazie ad una valvola di sfogo: la danza.

La praticava sin da piccola, e appena imparato a camminare già si drizzava sulle punte lasciandosi trasportare dalla grazia e dall'eleganza del silenzio, in balletti impacciati che però iniziò ad amare.
E senza quelli non si sentiva lei.
La prima a capirlo fu sua mamma, che la iscrisse alle lezioni pomeridiane di street dance insieme ad altri ragazzini della sua età, perchè era un uragano e non stava mai ferma: non aveva certo l'indole pacata di qualcuno che si mettesse a fare danza classica.
Crescendo, Cloe si rese conto che quelle sale, dove le veniva insegnato a muoversi in contemporanea ai compagni, a coordinare la mimica facciale ai passi che stava facendo, e anche a lasciarsi trasportare dalle emozioni, era l'unico posto dove si sentiva veramente qualcuno.

Nei saggi di modern le venivano spesso assegnati ruoli principali, affinchè con la sua grazia adrenalinica potesse trascinare tutti gli altri.
Sua madre, purtroppo, riuscì a vederne fin troppo pochi: fu un vero peccato, perchè come dicevano i suoi istruttori, la forza d'animo che impiegava quella bambina nei passi di danza la contraddistingueva da tutte le allieve che avessero mai avuto.

Rimase in quella scuola fino ai diciotto anni.
A conti fatti, Cloe era diventata davvero brava: era capace di rendere semplice una disciplina come la danza che non lo era affatto, amplificando però al massimo il significato della canzone o della situazione che stava rappresentando con i movimenti del proprio corpo; era in grado di parlare, solo muovendosi, e di trasmettere l'entusiasmo tipico di chi aveva fatto dell'hip-hop il proprio asso nella manica.

Un applauso interruppe il flusso dei suoi pensieri: nemmeno ci credeva, in effetti, di trovarsi proprio nel dietro le quinte di Amici, uno dei programmi più famosi d'Italia, fabbrica di talenti nella danza e nel canto.
In quel momento il pubblico stava acclamando qualcuno che aveva appena finito di cantare, ma Cloe era come sorda. Non udiva niente, se non la voce di Greta, nella sua testa, che le ripeteva: "Vai e prenditi quello che ti spetta di diritto; non permettere a nessuno di infrangere i tuoi sogni".

Era stata lei, Greta, la sua migliore amica, l'unica vera amica che ricordasse di aver mai avuto, ad iscriverla ai provini di Amici, sostenendo che fosse bravissima e, ad essere sincera, era una delle poche persone a cui Cloe credeva: molti le dicevano che era brava solo per circostanza, come se fosse dura per lei accettare la verità, ma chi la conosceva bene sapeva quanto odiasse le bugie.
In ogni caso, non avrebbe mai pensato che la produzione del programma potesse chiederle di andare in studio per lottare per un banco nella scuola.

Dire che era agitata era davvero un eufemismo, e appena sentì la voce di Maria De Filippi fare il suo nome, entrò rapidamente in studio accolta dagli applausi del pubblico. Sorrise a Maria che la introdusse agli spettatori e agli insegnanti.

«Buon pomeriggio.»

«Buon pomeriggio a te. Lei Cloe Esposito, ha diciannove anni e questo è ciò che dice di sè: - iniziò, prima di posare gli occhi su una cartolina blu e cominciare a leggere le parole che la stessa Cloe aveva usato per descriversi - "Sono una ragazza piuttosto solare, forse un po' lunatica perché passo da picchi di autostima alti a momenti di sconforto dovuti principalmente al mio passato. La danza è la mia più grande passione oltre che un'ancora di salvezza, la pratico sin da quanto ero piccola e nel corso degli anni ho avuto modo di apprendere più stili, anche se prediligo l'hip hop. Ballare mi fa stare bene e mi ricorda da dove sono venuta, essere qui oggi è un modo per rendere omaggio a chi ha sempre creduto in me". - la cartolina fu appoggiata sul tavolino in vetro e la conduttrice alzò lo sguardo sulla giovane - Chi ha sempre creduto in te?» chiese, capendo quando dolore si celasse sotto quella domanda.

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora