𝐕𝐄𝐍𝐓𝐔𝐍𝐎

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«𝐃io mio ma che t'importa? Sei rimasta, finalmente hai limonato Alex e hai pure qualcosa per cui lamentarti?»

Era domenica e Christian era seduto sul suo letto, mentre Cloe era sdraiata a pancia in giù sul letto ormai lasciato libero da Gio Montana, con le braccia incrociate sotto il mento mentre raccontava al suo amico tutto quel che era accaduto la sera prima, quando lei e Alex erano rimasti soli.
In quel momento aveva accennato al fatto che probabilmente il cantante si era sentito in dovere di dire quelle cose che aveva detto, perché stava forse per andarsene e non voleva farla rimanere male: infatti, da quando si erano baciati non avevano più avuto modo di parlare, non si erano incrociati a colazione perché si erano svegliati ad orari diversi e a pranzo Alex si era premurato di sedersi nel posto più lontano da lei, mangiando con gli occhi fissi sul piatto e senza mai alzarli da esso.

Cloe capiva che fosse timido e non volesse ufficializzare a tutti quei ficcanaso il loro bacio, il fatto che gli piacesse lei e tutte quelle cose, ma evitarla credeva fosse anche troppo.

«Smettila di dire che l'ho limonato perché non é vero! - esclamò la ballerina, riprendendo Christian e lanciandogli il cuscino - É stato solo un bacio sulle labbra. Piccolino piccolino.» mormorò poi, mettendo su una specie di broncio che la fece sembrare più una bambina di cinque anni che una ragazza di quasi venti suonati.

«Sì, e comunque era consensuale da entrambe le parti, altrimenti non sarebbe accaduto. - puntualizzò Christian, togliendosi il cuscino dalla faccia e tenendolo in grembo pur di fare un dispetto all'amica che si stava sporgendo per riprenderselo - Anche perché in tal caso potrebbe essere considerata molestia.»

«Grazie per il supporto Christian, davvero. - disse sarcastica Cloe, tirando un lungo sospiro prima di cambiare posizione e mettersi sul fianco - E perché non mi parla, adesso? Che c'è, bacio male? A mia discolpa, posso dire che era il mio primo bacio.»

Christian iniziò a ridere silenziosamente, voltandosi per non farsi notare, ma la mora lo vide ugualmente, tanto che scattò sul materasso privo di copriletto e lenzuola per avvicinarsi e dare un calcetto sullo stinco al ragazzo, che si scansò divertito.
«Che ridi? Sono seria!»

Si rimise prona e fissò il muro verde dietro al letto.
«Secondo te si è pentito? - chiese ingenuamente a Christian, che seduto con le gambe penzolanti giù dal suo letto ancora giocherellava con gli angoli del cuscino - Insomma, ho deluso le sue aspettative? Non sono come pensava?»

«Clò, non fare l'idiota. - la riprese quasi con durezza per farla ragionare - Non vivi per essere come vogliono gli altri. Alex non si sembra un tipo tanto esigente, se ti ha baciato è perché crede tu sia quella giusta e perché lo voleva. Io non sarei né pentito né deluso, perché sei una persona fantastica: per quel che può valere, non vorrei che cambiassi mai.»

Cloe si voltò verso di lui e lo guardò un attimo, come scrutando il suo viso alla ricerca di quell'indizio che le avrebbe fatto capire che la stava prendendo in giro.
Ma Christian era sincero. Lo era sempre, con lei, perché era un vero amico. Era talmente abituata a diffidare di tutti che a volte dimenticava di avere al proprio fianco una delle persone più belle che avesse mai conosciuto.
Quindi sorrise, e nascose il volto nelle braccia incrociate per non far notare il rossore che le stava salendo sulle guance: sei una persona fantastica, non vorrei che cambiassi mai.

Qualcuno si schiarì la gola: non era lei palesemente, e al momento non riconobbe la voce di Christian. Doveva essere qualcun altro che prima non era nella stanza.
Girò la testa verso la porta, abbandonando la sua corrente posizione per mettersi sul fianco al fine di guardare meglio.
Alex sostava sulla soglia, con lo sguardo incredibilmente fermo su di lei e le dita che si rigiravano nervosamente un anello che portava sulla mano sinistra.

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora