𝐃𝐎𝐃𝐈𝐂𝐈

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𝐀 Cloe iniziò a venire la paura di non riuscire ad accedere al Serale.
Il sospetto era abbastanza fondato: Carola era intoccabile, essendo la ballerina praticamente più brava e tecnica della scuola era indiscutibile il fatto che avrebbe ottenuto la maglia di lì a poco; Alice non aveva un suo stile, eppure tutti la apprezzavano e la consideravano superlativa; Leonardo era arrivato da poco, ma il suo latino aveva convinto la Celentano che difficilmente si sbagliava sugli allievi che prendeva nella sua squadra, e per questo era noto che anche lui avrebbe ottenuto l'accesso al Serale perchè, per quanto poco Cloe ne capisse di latino, Leonardo spaccava; Serena era Amici, come aveva detto Raimondo, che la stimava tantissimo e la trovava tanto migliorata; John Erik aveva un modo di fare hip hop che convinceva più del modo in cui lo ballavano lei e Christian, perchè la Celentano spesso storceva il naso con lei, ultimamente, e nel caso del moro anche la Peparini non era pienamente convinta di lui.

Insomma, a rimanere fuori da questi suoi pensieri erano lei e Christian, che era stato messo sotto tiro della Celentano da qualche puntata, e Nunzio, che essendo appena arrivato non aveva ancora mostrato nulla e per Cloe risultava difficile farsi un'idea.

E mentre in sala preparava una coreografia prettamente modern, per continuare a dimostrare che oltre alla sua zona di comfort sapeva anche fare altro, si fermò sospirando e iniziando a passeggiare per la sala.
Di là dal plexiglass, Simone la guardò un po' confuso, voltandosi verso Raimondo che seduto in disparte sorvegliava i suoi progressi; almeno una volta a settimana assisteva ad una lezione dei suoi ragazzi, voleva vederli all'opera e così stava facendo anche in quel momento, ma Cloe che si fermava così...

«Qualcosa non va?» le chiese con urgenza, alzandosi in piedi e avvicinandosi al vetro.

Lei sbuffò, dapprima senza rispondere, facendo qualche altro passo prima di accovacciarsi, sedendosi sui talloni e fissando il pavimento.
«Ho paura di non arrivare al Serale.» sussurrò, piano, per paura di sentire quelle parole fuoriuscire dalla sua bocca.

«E per quale motivo credi di non arrivarci?» domandò Simone.

Lei scosse il capo, sentendo le lacrime salirle agli occhi.
«Non... non lo so. Mi sembra di avere sempre qualcosa di meno rispetto agli altri.»

Era difficile da spiegare, era una sensazione strana, qualcosa di artistico sommato a qualcosa di umano: si sentiva meno degli altri, ma non era solo quello, c'era anche l'uscita di Mattia, il vedere Christian così giù senza che lei riuscisse a farlo stare meglio, la situazione con Alex che ancora non si era sbloccata, e quella costante paura di essere un pesce fuor d'acqua e di non aver azzeccato nulla da quando era entrata lì dentro.
Ma non poteva spiegarlo: non voleva fare la figura della capricciosa, di quella lamentosa, e perciò si stava tenendo tutto dentro. Ma l'uscita di Mattia l'aveva un po' demoralizzata, e sentendo quella tristezza si erano fatti vivi, più forti di prima, quei pensieri che non la facevano dormire la notte.

Non stava bene, e sebbene vivesse in una casetta piena di persone che la amavano e la capivano, parlavano e scherzavano con lei, lei si sentiva ugualmente sola. Sentiva la mente sola, una sensazione inspiegabile che però la stava portando a dubitare di sè, proprio come era successo quando la gente parlava male di lei.
Non voleva fare quella fine, non di nuovo. Ballare la teneva in piedi, e la sola idea di perdere la cosa che più la faceva stare bene le attanagliava lo stomaco tanto da non farla respirare.
Strano, vero? Ciò che la teneva viva la rendeva anche vulnerabile, avendo paura di perderla.

«Non è solo questo, vero? - la spronò Raimondo, guardandola come avrebbe guardato sua figlia - C'è dell'altro.»

«Sì, ma non riesco a spiegarlo.» disse, prima di alzare il capo e guardare il suo insegnante con gli occhi lucidi, segno di quanto si fosse chiusa quelle paranoie nella sua testa fino a portarla all'esasperazione.

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora