𝐒𝐄𝐈

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«𝐇o una comunicazione per Mattia.»

Maria irruppe nella quiete della casetta, in un normalissimo giorno di lezioni a metà settimana.
Era l'ora di pranzo, Cloe era seduta vicino al biondo e a Christian, e saltò sulla sedia quando la voce della conduttrice arrivò senza preavviso.

L'attenzione della ragazza si focalizzò sulle sue parole e non più sul pasto che aveva davanti agli occhi. Si voltò per guardare il viso di Mattia, contrattosi in una maschera di preoccupazione.
Aveva accusato un dolore un paio di giorni prima, durante una lezione di latino, e la cosa aveva richiesto una lastra dato che visto il luogo in cui si trovavano non potevano permettersi di stare fermi troppo a lungo.

«Hai una microlesione. - annunciò lapidaria, facendo diventare l'aria in casetta molto pesante - Si vedrà se potrai rimanere nella scuola.»

«Lo sapevo.» sussurrò Mattia, abbandonando la forchetta nel piatto e iniziando a singhiozzare silenziosamente.
Cloe al suo fianco lo accolse, accarezzandogli dolcemente i capelli e lasciando che si sfogasse contro il suo braccio. Anche Christian gli si avvicinò, passandogli amichevolmente la mano sulla spalla.

«Mi dispiace Matti, ma non vuol dire che è finita, - cercò di consolarlo Cloe - non ancora. Raimondo ti dirà come comportarti, aspetterà che tu ti riprenda. Non è nulla che tu non sia in grado di affrontare.»

«Andarsene così, nel modo più brutto...» mormorò atterrito, asciugandosi gli occhi.

«No che non te ne vai. Raimondo non ti lascerà scappare.» disse ancora Cloe.
Era bello rendersi conto di come avesse belle parole per gli altri ma mai per sé.

Continuò ad accarezzargli i capelli, ma fu obbligata a smettere quando il ragazzo richiese spazio e si alzò, abbandonando la stanza e dirigendosi verso la sua camera.
Cloe lanciò un'occhiata a Christian, in una muta richiesta di andare ad accertarsi che stesse bene, ma il ballerino ci aveva già pensato perché era balzato in piedi anche lui, e solo l'aver letto il messaggio negli occhi celesti di Cloe, così simili a quelli di Mattia, gli diede la spinta necessaria per seguire l'amico.

La ragazza sospirò e si poggiò una mano sulla fronte.
«Stai a vedere che è colpa mia. - mormorò, sorreggendosi la testa con la mano - Per il passo a due di domenica, le prese, i passi che non capivo e mi ripeteva... si è fatto qualcosa durante l'esibizione, come minimo. Non me lo perdonerei mai.»

«Non è colpa tua. - fece al contrario Carola, accarezzandole la spalla - Sono cose che capitano, purtroppo, ed è capitata a lui. Ma non devi farti una colpa perchè avete fatto un passo a due, non significa che si sia fatto male per quello. È da due giorni che sta così, se è una microlesione ha dolore da quando se l'è procurata, non le viene magicamente dopo quasi una settimana dall'accaduto. Se è una microlesione e ha male da due giorni, si è fatto male a lezione due giorni fa. Tu non c'entri nulla, Clo.»

«Non me lo perdono lo stesso.»

Affranta, terminò il pranzo in silenzio, con i ragazzi che a turno le lanciavano uno sguardo come per assicurarsi che stesse bene.
Quando ebbe finito, si recò nella stanza verde, da dove nè Mattia nè Christian erano ancora usciti.
Quando arrivò vide la porta aperta, e non bussò nemmeno in quanto vide che il moro l'aveva notata.
Era appoggiato alla porta del bagno, con un'espressione triste sul volto, e dopo aver alzato gli occhi su Cloe li riabbassò, sconsolato, come a farle capire che non c'era stato verso di tirarlo su.

«È lì dentro?» chiese piano, quasi impaurita, facendo un passo verso Christian e quindi verso la porta che aveva indicando ponendogli la domanda, ossia quella del bagno.

Lui annuì, e nonostante Cloe si fosse avvicinata ancor di più alla porta per appoggiarvisi pure lei, non si spostò di un millimetro, come se scollarsi all'uscio volesse dire rompere in modo irreparabile quel filo che lo univa al suo frate Mattia. Erano così importanti l'uno per l'altro, Cloe ammirava tanto il loro rapporto: anche lei era legatissima a loro, ad entrambi, ma non aveva quella scintilla che invece accomunava i due ragazzi, che sembravano intendersi solo con lo sguardo e, a volte, pure senza quello.

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora