𝐃𝐔𝐄

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𝐈n sala, Raimondo Todaro non fece che esprimere le sue grandi aspettative riguardo alla coreografia che Cloe e Christian avrebbero dovuto portare alla puntata domenicale.

Solo in seguito iniziò a proporre alla giovane alcune altre coreografie, che lei trovò personalmente molto belle e coinvolgenti.

«Io voglio vedere te quando balli. - stava dicendo l'insegnante dall'altra parte del vetro - La vera Cloe. L'anima, voglio vedere. Tu ti diverti e ci fai divertire quando balli, ma anche se so che ballare è la cosa più bella della tua vita, non tutti lo vedono. In alcuni momenti, sembra che tu balli perchè devi farlo.»

«Non è vero. - negò lei scuotendo il capo - È come hai detto tu, è la cosa più bella della mia vita.»

«Appunto. Fa che lo capiscano tutti. - ribattè Todaro, prima di sorridere - Ti vedo in casetta, sei felice e ti trovi bene, ma hai alcuni momenti in cui sei giù, ti guardi le foto della tua famiglia appese al muro e capisco che forse qualcosa del tuo passato bussa alla tua mente molto spesso... Noi siamo qui per aiutarti, quindi te lo chiedo ancora: cosa c'è che non va, Cloe?» insistette l'insegnante.

La ragazza abbassò il capo, cercando di moderare la voce e non farla risultare rotta, ma sembrava impossibile.
«Solo, pensavo che sentirmi dire che non potevo ballare, cioè fare ciò che amavo, a causa del mio fisico fosse la cosa più brutta che potesse capitarmi, - mormorò - invece ho scoperto che quando credi di aver toccato il fondo, puoi andare ancora più giù.»

Todaro rimase a fissarla. Non voleva obbligarla a parlare se non avesse voluto, ma sapeva che avrebbe dovuto farlo. Se non con lui, con i ragazzi in casetta.
Non sembrava, ma ballare con certi pensieri poteva frenare la prestazione. Era certo che, se si fosse liberata di quei demoni, raccontando la sua storia, tutti l'avrebbero conosciuta davvero, e sarebbe stata leggera, libera da ogni preoccupazione mentre danzava.

«Ho sempre... quella paura di non essere mai capita fino in fondo. E questo mi spinge a non dire certe cose di me, perché mi autoconvinco che nessuno riuscirebbe mai a capirmi perfettamente e a tranquillizzarmi, a mettermi sicurezza, che effettivamente è ciò di cui ho bisogno per contrastare le mie fragilità.»

Raimondo chiuse un attimo gli occhi.
«Pensi che tu sia l'unica persona sulla faccia della Terra ad aver perso mamma? No, ed è proprio per questo che dirlo ti fa bene, ti toglie un peso e ti fa capire che tantissime altre persone hanno passato quello che hai passato tu e proprio per questo possono aiutarti. È difficile, lo so, ma devi tirarle fuori queste cose, trasforma la malinconia in energia positiva che ti faccia ballare con il cuore un pezzo di hip hop, plasma la tristezza per farne uscire un bel pezzo modern. Liberati da questa oppressione, e ti assicuro che starai mille volte meglio, sarai più leggera e spensierata. Non aver paura di vivere: le cose belle te le devi guadagnare, ma se non osi... - fece, lasciando la frase in sospeso, la cui fine era però comprensibile - Lo dico perchè ti voglio bene, ci tengo a te e voglio che tu sia qui dentro non solo per imparare a ballare ma anche per fare un'esperienza di vita indimenticabile.»

Cloe lo stava fissando con uno sguardo vacuo da quando aveva iniziato a parlare. Sembrava persa nella sua testa, ma al contempo i suoi occhi celesti dicevano chiaramente che aveva sentito e capito ogni singola parola di quello che il suo insegnante aveva pronunciato.
«Capisco. E per questo ti ringrazio tantissimo.»

L'uomo le sorrise.
«Allora, quella che ti ho fatto vedere dei Coldplay ti piace?» domandò, cambiando discorso e lasciando alle spalle argomenti tetri per tornare alla danza.

La ragazza annuì convinta, tornando a sorridere.
«Sì, un casino!»

«Bene, allora la studiamo e la portiamo in puntata, nel caso ci fosse bisogno. Aspetto ad assegnarti altro, siccome so che sono giornate di comunicazioni: se dovesse arrivare qualche busta per te, prenderemo una determinata direzione. In ogni caso, occorre mettersi a lavorare. - spense il televisore sul quale aveva mostrato la coreografia e incrociò le braccia al petto - Di questa te ne occuperai con Andreas magari, è un tipo di danza sua e oggi pomeriggio sicuramente avrai lezione con lui. Dico a Maria di informarti in casetta per l'orario in cui dovrai venire qui in sala.»

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora