𝐎𝐓𝐓𝐎

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𝐀lex pensò che la serata non potesse andare peggio di così.
Aveva eseguito la comparata che Rudy aveva richiesto tra lui e il nuovo arrivato Calma, suo allievo, dopo che lui si era azzardato ad esprimere il proprio parere riguardo al fatto che non avrebbe battuto nessuno, aveva perso dopo aver cantato una canzone che era palesemente uno dei cavalli di battaglia del suo avversario, e come se non bastasse Calma si era fatto beffe di lui sussurrandogli un '1-0' canzonatorio mentre tornava al proprio banco; Gerry Scotti l'aveva liquidato con un otto, dopo la sua esibizione con Uomini soli, che a suo parere meritava di più - di certo più di Calma stesso, che aveva preso pure lui otto!; Cloe si era divertita a mandare in tilt i suoi neuroni mentre si esibiva sui tacchi, facendogli crollare ogni certezza che si era costruito su di lei e in generale sulle ragazze.
A rovinargli la serata mancava appena Cosmary con le sue patetiche paranoie, l'ultima cosa che voleva sentire.

«Scusami ma davvero, oggi è la giornata più sbagliata.» iniziò il ragazzo, entrando nella stanza gialla dopo Cosmary che febbrilmente iniziò a fare avanti ed indietro  dopo aver chiuso entrambe le porte che collegavano la stanza alle altre.

«Più sbagliata per cosa, scusa?» replicò lei, un po' stizzita, fermandosi e allargando le braccia in attesa di spiegazioni.

«Per sorbirmi ancora una volta qualche para che ti sei messa in testa ma che non ha fondamenta.» rispose lui, placidamente calmo, e ancora una volta il suo vizio di dire veramente le cose come le pensava venne frainteso come menefreghismo.

La ragazza sbuffò, e in quel verso di rabbia Alex poté percepire anche un po' di tristezza.
Alzò allora il capo, intenzionato a scusarsi non di certo a parole ma con lo sguardo; Cosmary, tuttavia, non lo stava neppure guardando.
«Pensi che non ci stia male io, vero? Pensi semplicemente che io stia con te e, agli occhi di tutti, ci provi con te solo perchè mi va, giusto? Che io effettivamente non lo faccia, magari, perché mi interessi davvero, come nessun ragazzo mi era mai interessato, ti stai solo illudendo che io lo faccia perchè sono solare, mi sbaglio?»

Quel fiume di domande investirono Alex in maniera irreparabile, tanto che alla prima lui si era già perso.
«Ma che cosa stai dicendo?» domandò perplesso.

Lei scosse il capo, non sapendo più come dirlo, e optando quindi per la via che meno preferiva: la scenata di gelosia. Voleva che fosse chiaro che lui poteva fare quello che volesse, ma che almeno fosse consapevole di ferire i sentimenti degli altri e di avere sulla coscienza persone che ci tenevano a lui e che lui, invece, nemmeno riconosceva.

«Ti diverti a farmi soffrire, a quanto pare. Credi che non abbia visto durante la registrazione, in TV mentre ero qui, come hai guardato Cloe mentre si esibiva? E credi che sia normale il modo in cui i tuoi occhi la scrutavano? Te lo dico io: no. - sentenziò con voce spezzata - L'hai guardata come se fosse l'ottava meraviglia del mondo, come se la desiderassi più di ogni altra cosa, come se volessi fosse tua

Grazie tante. Mancava solo Cosmary a farle notare che il modo in cui aveva guardato Cloe era parso quasi maniaco.
Non riusciva ad accettare di essersi fissato con quella ragazza, non ce la faceva proprio. E la cosa più seccante era che anche altre persone l'avevano notato.

Fece roteare gli occhi ed espirò esasperato.
«Oh, ti prego, ci mancava solo questa scenata!»

«Possibile che non capisci! - esclamò la ragazza ad alta voce - Tu puoi guardare tutte le ragazze che vuoi, stare con quelle che vuoi, che a me non importa proprio. Quello che mi importa, piuttosto, è che tu mi abbia fatto credere per un mese e mezzo che ci fosse una possibilità per noi, che tu fossi interessato a me, quando in realtà te ne frega meno di zero, e che ai tuoi occhi non valgo un secondo del tuo tempo.»

𝐈𝐍 𝐏𝐔𝐍𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐏𝐈𝐄𝐃𝐈 || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora