2. Incontri

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Mi sveglio tardi, dopo la notte di viaggio. La mamma si è persa sul serio ma, chissà perché, mi ha lasciato dormire, così le ci sono volute ore prima di trovare la strada, grazie al suo "proverbiale" senso dell'orientamento.
Naturalmente, una volta arrivati, ha trovato il tempo di rinfacciarmelo una decina di volte, mentre cercavamo l'interruttore generale della luce, aprivamo acqua e gas e tentavamo di accamparci alla bell'e meglio tra decine di scatoloni.
Alla fine, ci siamo addormentati sul materasso nudo, l'uno accanto all'altra, sfiniti, mentre il sole faceva capolino dalle persiane tirate. È già mezzogiorno passato quando decido di infilare un costume e una vecchia maglietta dei Ramones, un paio di infradito di gomma e il mio zainetto in spalla, per avventurarmi nella mia nuova vita.
Niente occhiali scuri, non li ho mai potuti soffrire, e niente cappello. Figuriamoci.
Il caldo è insopportabile, benché sia settembre inoltrato.
Decido di fare una tappa nel primo bar in fondo alla strada, per bere una cosa e far passare l'ora più calda. Ho qualche libro con me e le parole di una canzone, da buttare giù, mi frullano nella testa da ieri. Qualcosa sulla pioggia e sulle strade perdute, come quel vecchio film di Lynch.
Sulla figura del Dopplegänger, l'alter ego malvagio che si appropria di un'identità e compie gli atti più efferati facendo ricadere tutte le conseguenze sul suo clone inconsapevole.
La metà oscura.
Mi hanno sempre affascinato tutte le interpretazioni del mito legate all'inconscio e alla riconfigurazione dell'identità. Proprio quello che mi ci vorrebbe: cancellare con un colpo di spugna tutto quello che la gente si aspetta da me e ricominciare da capo. Ho bisogno di pace per scrivere, e mi auguro davvero di trovarla in questo paesino deserto.
La nuova casa, anche se piccola, è troppo vuota, troppo silenziosa. Estranea.
Senza contare che la mamma non conosce nessuno, perciò passerà la giornata lì dentro, a disfare scatoloni e a rompere le palle a chiunque le stia intorno. Cioè il sottoscritto. Il rischio di ricascare nel "discorso" è decisamente troppo alto.
Meglio stare alla larga.
Appena entro, lascio andare un sospiro di sollievo. L'aria condizionata mi soffia sulla pelle e asciuga il sudore sulle braccia e sulle gambe. Al bancone, una brunetta carina e sorridente, sulla trentina, mi fa un cenno di saluto.

«Ciao, posso aiutarti?»

«Una Coca, grazie. Ti dispiace se mi siedo?» Rispondo, ricambiando il sorriso e indicando un tavolo nell'angolo.

«Certo, fai pure. Te la porto io. Turista?» Mi chiede, mentre fruga sotto il bancone ed estrae una lattina ghiacciata. Scuoto la testa.

«Non proprio. Ci siamo trasferiti qui. Io e mia madre.» Sembra colpita, ma non dice nulla. Mi sa che è più la gente che se ne va da qui che quella che ci viene a vivere.

Mi porta la Coca e si siede accanto a me. La mossa mi mette un po' a disagio, non sono abituato a certe confidenze. Da dove vengo io, i baristi non si siedono a tavola con i clienti. La condensa disegna piccole gocce sulla superficie lucida della lattina. Lei appoggia il mento sulla mano, mentre mi osserva incuriosita. Sorrido, vagamente teso.

«Quindi sei nuovo. Qui è un po' calmo d'inverno, ma non è così male, quando ci fai l'abitudine. Calmo vuol dire che tra due, tre settimane al massimo, rimarremo le stesse quattro facce per sette lunghi mesi. Finirai per odiarci. Comunque, piacere di conoscerti, io sono Giulia. Il bar è mio. Benvenuto.» Ride, porgendomi la mano, che nel frattempo ha allontanato dal viso.
La afferro e cerco di sembrare cortese.

«Matti,» mi limito a dire e lei si alza, apparentemente soddisfatta.

«Dovresti fare un giro in spiaggia, Matti. Ora che i turisti se ne stanno andando, in certe zone è un vero paradiso,» mi informa, dirigendosi verso il bancone.

«Stavo proprio facendoci un salto, ma il caldo è impossibile.»

«Devi tuffarti. L'acqua è perfetta in questo periodo. Sai cosa darei per essere al tuo posto? Niente lavoro, la scuola non ancora iniziata. Che invidia.» Sorrido, già più a mio agio.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now