12. Inaspettato

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«Ciao Matti,» mi salutano tutte in coro, mentre mi chino a legare la bici a un palo di fronte al bar. Sforzo un sorriso, ma sono teso come una corda di violino. Dei ragazzi, nessuna traccia. Grazie al cielo. Penso a Chri e spero che vada tutto bene.

«Facciamo un giro?» Chiede Elena prendendomi la mano, che io avevo tentato senza successo di infilare in tasca.

Piccola e carina, con la velocità di un cobra. E, temo, altrettanto letale. Le ragazze, intanto, fingono di parlare di tutt'altro, ma ridacchiano in maniera inconfondibile. Mi chiedo come io abbia fatto a finire in questa situazione. È tutto così banale e patetico che sembra un cinepanettone in versione teen movie.
Ci allontaniamo dal bar in silenzio, mano nella mano come due fidanzatini sfigati e il mio cervello è completamente inchiodato. Riesco a pensare solo a quando si stancherà di tenere la mia mano umida e scivolosa, ma so che sarà sempre troppo tardi. Il problema è che in queste situazioni, quando la gente si aspetta cose da me, mi blocco, non so che farci. Il timore di deluderle è troppo forte, per questo ci casco tutte le volte. Il mio sarcasmo si dilegua, o meglio, funziona solo dentro la mia testa, rimango con la salivazione azzerata e le mani sudate.

Arriviamo fino alla spiaggia. Elena si china a togliersi le scarpe, mentre continua a parlare. «Mi è piaciuto quello che hai fatto ieri sul pullman. Cioè, non so esattamente cos'era, ma mi è piaciuto,» mi confida in un soffio.

«Non ho fatto proprio niente,» obietto, secco. Naturalmente, non ce l'ho con lei, ma il tono mi esce rabbioso.

«Non è vero. Nessuno si era mai messo contro di loro: li hai spiazzati, Matti. È stato figo. Non sono pericolosi davvero, fanno solo i cretini. Ma se la prendono sempre con quelli di prima. E, di solito, quattro contro uno.» Stringo la mascella, incapace di replicare, ma lei non sembra notare il mio turbamento.

«Sai,» dichiara, dopo qualche minuto di silenzio «lo so cosa c'è che non va. Ho capito come sei. Ci ho messo un po', ma alla fine l'ho capito.» Mi illumino, mentre un sottile filo di speranza si fa strada nel mio cuore.

Solo per lasciarmi nelle fredde tenebre della delusione, un istante più tardi. «Sei timido, anche se non sembra.»

Inarco un sopracciglio. Ho davanti a me l'ultimo Premio Nobel per la psicologia. Freud? Jung? Dilettanti. Grazie, sarcasmo. Ti devo la vita.

«Così, ho pensato di accelerare un po' le cose,» continua, alzandosi e avvicinandosi pericolosamente a me.

Faccio uno sforzo sovrumano per non indietreggiare e mi concentro su un gabbiano che saltella impavido verso di noi.

«Però mi sa che non ti piacciono molto le ragazze che prendono l'iniziativa, eh?» No, è che non mi piacciono le ragazze.

Naturalmente non rispondo, ma a lei non sembra importare. È già perfettamente convinta della sua versione. Storia vecchia: la gente si costruisce sempre realtà a proprio piacimento. Poi si sceglie quella più confortante, rassicurante. E finisce per crederci.

«Mi dispiace essere stata invadente, a scuola,» sussurra, abbassando lo sguardo. Mi volto di nuovo verso di lei, un po' sorpreso.

Accenno un sorriso. «Non importa.»

«Importa, invece.» Alza gli occhi verso di me. «Io pensavo...insomma, di solito ai ragazzi piacciono queste cose.»

Mi stringo nelle spalle. «Non a tutti.»

«Il fatto è che non piacciono nemmeno a me. So che gli altri pensano che la dia a tutti, ma non è vero. Non ho avuto molti ragazzi, sai?» Sono stupito. Certe persone sanno essere sincere in maniera disarmante con perfetti sconosciuti. Io non riesco a esserlo nemmeno con me stesso, a volte.

«E allora perché lo fai?» Le chiedo.

«Non lo so.» Restiamo in silenzio per un po'. «Ma io ti piaccio un pochino?» Sussurra, timida.

Come fai a dire a una persona che no, non ti piace per niente? Non come lei vorrebbe piacerti, né ora né tra mille anni. «Certo che mi piaci. Sei simpatica. Carina. Mi piace parlare con te, ma...»

«Ma?» Incalza.

«È complicato, Elena, lo sai.»

«È per Chri?»

«Sì, anche,» ammetto. E non sono poi così lontano dalla verità.

«Non devi preoccuparti per lui, noi non...» esita «non stiamo insieme.»

«Forse no. Ma lo siete stati.»

«Matti, lui non è mai stato innamorato di me. Mi vuole bene. Tanto. Ma non in quel senso. Non...» si interrompe, incerta «non sono il suo tipo.»

«Per questo vi siete lasciati, ieri sera?» Sorride e scuote la testa.

«Te l'ho detto, non è come sembra.»

«Ma gli altri...» non concludo la frase. Non è bello raccontarle che gli altri parlano di lei, soprattutto considerato quello che dicono.

«Gli altri hanno sempre pensato quello che vogliono pensare,» spiega con noncuranza, «su di me, su di lui. Noi glielo lasciamo fare. Tutto qui.»

«E tu? Non sei innamorata di lui?» Ride.

«No. Senti, è difficile da spiegare. Non potremmo semplicemente smettere di parlare di Chri? Adesso siamo qui. E tu mi piaci tanto. Sei carino, mi piace stare con te. Adoro ascoltarti suonare.»

«Elena, io...» esito «sono appena arrivato. Tu dici di non parlarne, ma è chiaro che c'è qualcosa tra voi. Gli altri ragazzi che parlano, insomma...è un casino. Una storia qui non ha vita facile, credo che tu lo sappia meglio di me.» So che è una scusa idiota, io stesso la liquiderei se me la rifilassero, ma non ne ho altre. Spero che se la beva.

Ed è a quel punto che mi bacia. Un bacio lungo, morbido. Piacevole. La lascio fare. Non ricordavo quanto fosse bello baciare e mi rendo conto di quanto ne avessi bisogno, solo mentre accade. Le sue dita tra i miei capelli, il sapore delle sue labbra. Deve avere un lucido al gusto di qualche frutto, ma non riesco a collocarlo. È un buon sapore.

Le prendo il viso tra le mani e rispondo al suo bacio con dolcezza, come se non fosse nulla più di un abbraccio, una carezza. Incredibilmente, è lei a fermarmi. Sorride, probabilmente divertita dalla mia espressione poco intelligente.

«Hai dei begli occhi, lo sai?» Sussurra «sembrano verdi, ma in realtà sono azzurri, quando li guardi da vicino.» Mi limito ad annuire, sono disorientato. «Mi dispiace aver preso l'iniziativa anche stavolta. Volevo solo farti sapere che, se cambi idea, io ci sono. Prometto che non lo farò più.» La sua voce è bassa, vellutata.

Mi accarezza piano i capelli e mi posa sulle labbra un altro piccolo bacio, leggero e profumato. Pesca, forse. Poi si allontana sulla sabbia a piedi nudi, le scarpe in mano. Di nuovo Chiara. Un pensiero piacevole, nonostante tutto. Ora mi ricordo perché ho resistito tanto tempo con lei.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now