31. Solo un padre

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Quando arriviamo al Municipio c’è già un sacco di gente. Direi che manca solo la sposa. In effetti, sono già quasi le tre, ma mi era stato raccomandato di essere puntuale, non in anticipo, così Chri e io ne abbiamo approfittato per recuperare un po’ di tempo perso. Il minimo.
Mio padre, vestito da pinguino mummificato, scambia allegre chiacchiere con tre o quattro tipe che mi sembrano sue colleghe di lavoro. Ne sono praticamente certo, perché hanno quella tipica aria sofisticata e stronza.

«È un bell’uomo, tuo padre,» mi sussurra Chri all’orecchio.

«Ti somiglia.»Sorrido appena. Non so se prenderlo come un complimento.

Mi vede e mi fa un cenno, poi si avvicina. Sembra nervoso.

«Mattia, finalmente!» Mi metto subito sulla difensiva.

«Non sono in ritardo, papà.»

«No, no. Bravo. La tua amica?» Mi chiede e si guarda intorno.

Quando si accorge che, vicino a me, non c’è nessuna ragazza, torna con lo sguardo fisso su di me, accigliato. Alzo un sopracciglio e allargo le braccia. Nessuna amica.

«Lui è Chri,» lo presento, indicandolo con un cenno. Mio padre annuisce, ma sembra a disagio.

«Christian, piacere,» si presenta Chri, cortese, porgendogli la mano che mio padre non afferra immediatamente.

Quando si scuote dallo stupore e sforza un sorriso, è già troppo tardi per risultare educato. Sono seccato e non posso evitare di pensare al padre di Chri, a come mi ha accolto. Lo so che il contesto e le implicazioni erano completamente diversi, ma mio padre non regge il confronto. La cosa assurda è che volevo infastidirlo, portando Chri, ma ho ottenuto solamente di sentirmi ferito. E, probabilmente, non sono il solo. Lui sta sorridendo. Non posso vedere i suoi occhi, perché sono nascosti dagli occhiali scuri, però sono certo che quello che ci vedrei non mi piacerebbe. Ora capisco perché non li toglie nemmeno al chiuso. Intanto, in un fragore di applausi, arriva la sposa e io mi sento sollevato. Mio padre si volta a cercarla e non fa più caso a noi.

«Mi dispiace,» sussurro «te l’avevo detto che è uno stronzo.»

«Non ha fatto niente di male, Matti,» mi rassicura, ma il suo tono di voce non è più allegro come poco fa.

Gli poso una mano sulla spalla e lui mi fa un piccolo sorriso. La cerimonia, per fortuna, è breve. Alla fine, mi metto in coda per baciare la sposa, tanto per dimostrare che non sono il cazzone che credono. Lei mi sorride raggiante, con il suo bel vestito bianco che le fascia la pancia già arrotondata. Penso che mio padre avrebbe anche potuto dircelo prima che Sonia fosse “così” incinta, ma conoscendolo, non mi stupisco più di tanto. Avrà aspettato che fosse impossibile ignorare la realtà. Tipico. Mi sorprendo a pensare che lì dentro c’è mio fratello. Mi chiedo se ci vedremo spesso, se ci piaceremo. E, per un attimo, penso che non sia poi tanto male avere un fratello in produzione.

«Stai benissimo, Mattia,» mi dice Sonia «grazie per essere venuto.»

Per la prima volta mi sembra un essere umano. Mi limito a sorridere, perché non so che dire. Chri mi aspetta in un angolo della piazza, le chiavi della macchina già in mano.

«Quanti anni ha la tua matrigna?» Mi chiede, sorridente. Matrigna. Oddio. Faccio una smorfia.

«Ventiquattro. Venticinque, forse.» Sembra stupito, ma non commenta.

«Preferisco tua madre,» dice, invece.

Sorrido. Anch’io, senza dubbio. Però chissà. Magari non sarà tanto male averla in famiglia. Ma è un pensiero che mi sfiora un attimo e se ne va immediatamente.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionWhere stories live. Discover now