25. Sapere chi sei

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È di nuovo sabato sera. Tanto per cambiare, siamo seduti al bar e cerchiamo di decidere che fare della serata. A volte sembra che la mia vita sia divisa tra la scuola, la casa e questo tavolino. Sembra un incubo, messo giù così, ma in realtà non mi lamento.

In città facevo molte più cose, vedevo molta più gente e frequentavo molti più posti, ma in fondo la mia vita era più vuota. Non conoscevo le persone che chiamavo amici e non conoscevo neanche me stesso. Avevo centinaia di amici ‘virtuali’ ma nemmeno uno a cui valesse la pena di dedicare il mio tempo. O meglio, soltanto uno. Ma l’avevo perso prima di rendermi conto di quanto fosse importante.

«Perché non andiamo al “Poseidon”?» Propone Cosmary.

«Non si chiama più così,» la corregge Elena «da quando si è trasformato in locale rock ha cambiato nome. Grazie al cielo, direi. Sarebbero stati più originali se l’avessero chiamato Titanic

«E come si chiama adesso?» Chiede Cosmary.

Elena si stringe nelle spalle e si guarda intorno. Tutti scuotono la testa. Però io drizzo le antenne.

«Locale rock? In questa zona? E da quando?» Chiedo.

«L'hanno inaugurato quest’estate. Ma non è proprio vicinissimo,» mi risponde Alex

«Non è male, dai. C’è sempre un sacco di gente, vengono anche da fuori perché non ce ne sono molti di locali così. È una specie di tributo agli anni ‘90, c’è praticamente solo musica di quel periodo. L’età media è un po’ alta.»

«Andiamo,» dico, mi ha già convinto «che altro abbiamo da fare?»

«A me va bene,» concorda Chri.

«Muoviamoci però, non facciamo come al solito che ci mettiamo una vita a decidere e poi i locali chiudono. Ci vuole un po’ per arrivare.» Facciamo le macchine e, naturalmente, io salgo con Chri.

Ancora non abbiamo avuto modo di affrontare il discorso Chicco e io mi auguro di evitarlo il più possibile. In questi giorni ci siamo visti poco, perché suo padre gli ha ridotto drasticamente le ore di libera uscita e oggi è la prima sera che può stare fuori. Gli ha addirittura sequestrato il telefono e tolto la connessione a internet, così non abbiamo potuto nemmeno sentirci. Non sono molto social, ma al suo posto sarei impazzito. Gli ho promesso la verità, ma vorrei tanto non averlo fatto.

Naturalmente, non siamo soli e per salvare le apparenze mi siedo dietro, accanto a Alex e Cosmary. Nel sedile anteriore, Elena. Luca, Carola e Serena salgono con Luigi.

Chri abbassa il finestrino e accende una sigaretta.

«Ehi, Chru, ci sono i pinguini sul sedile posteriore!» Si lamenta Alex.

Elena ridacchia.

«Che palle, ragazzi. Okay, la spengo.» Getta la sigaretta e richiude, sbuffando.

Sono certo che tutti vorrebbero chiedergli cosa diavolo ha fatto alla faccia e perché non si è visto per una settimana, ma nessuno ha il coraggio di farlo. Secondo me credono che sia stato suo padre o che abbia ragione Cosmary, con le sue congetture. Ammetto che, vedendolo, penserei la stessa cosa. Non mi stupisco che intorno a lui si sia creata una leggenda nera. È incredibile quanto sia lontana dalla verità.

Parcheggiamo in una zona che sarebbe deserta, non fosse per la quantità di macchine ferme. Il locale è una specie di enorme magazzino in mezzo al nulla.

«“Rock Circus”, ecco come si chiama!» Esclama Alex quando l’insegna è abbastanza vicina da risultare leggibile.

Rock Circus”. Adesso che ci penso, ne ho sentito parlare ma non ci sono mai venuto. Non ci sono molti locali così nemmeno in città, ma è un bel viaggio fino qui.

Universo Dentro - Zenzonelli VersionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora